mercoledì 27 settembre 2017

La palla d'oro


             All'indomani della mia morte  

   

3 commenti:

Silvio Minieri ha detto...

La palla d’oro ovvero all’indomani della mia morte
Dialogo su uno strano gioco ed il congedo di un indefinibile alchimista

1. Il lancio della palla
- Come?
- Non ho parlato.
- Non l’hai visto, dunque?
- Chi? Dove?
- Stava attraversando la piazza, quando si è fermato, si è girato verso di noi, alzando lo sguardo ed ha abbozzato un leggero sorriso, un’ombra di malinconia; quindi ha compiuto il gesto del lancio della palla, e dopo un cenno di saluto con la mano, si è allontanato.
- Ma di chi diamine parli, Nera?
- Conosci il significato di quel sorriso e quel gesto, Livio? Una consegna e un congedo.
- Ma che cosa vaneggi, Nera? Dove, dunque, è questo tizio, di cui tu dici?
- Stava al centro della Grote Markt e dopo il lancio della palla, se n’è andato in direzione di Rue de la Tête d'or, passando davanti alla Louve e scomparendo a sinistra.
- Dove?
- La Lupa.
- Ma non siamo al Campidoglio, Nera; stiamo entrando in Largo di Torre Argentina.
- Eh?
- Traseo Nera, sei sicuro di sentirti bene? Hai lo sguardo vuoto. Non vedi la facciata dell’omonimo teatro di fronte a noi? Da quando hanno spostato il capolinea dell’8, ha riacquistato tutto il suo antico splendore.
- Non comprendi, dunque, il gesto del lancio della palla?
- Traseo Nera, questi tuoi discorsi non mi divertono o meglio mi divertono poco, ma sto al gioco, tanto per rimanere in tema.
- A chi ha lanciato la palla, Livio?
- A chi?
- A noi, “amico”.
- Ah, ho capito! Infatti, molti si sono voltati a guardarci, quando hai parato la palla, stringendola al petto.
- Ed ora il lancio è per te, “amico”.
- No, no, no!
- Alé!
- Eccolo là!
- “Davvero, una meta aveva Zarathustra, egli ha gettato la sua palla: ora siete voi, amici, a voi getto la palla d'oro. Ciò che più volentieri contemplo, è vedervi gettare la palla d'oro, amici miei! Per questo mi trattengo ancora un po' sulla terra: perdonatemelo! Così parlò Zarathustra.”
- Svegliati, Nera! Tu stai sognando. Che cos’è questo delirio?

Silvio Minieri ha detto...

- Sono pienamente sveglio e perfettamente cosciente, Decio Livio. Non nego di avere fatto un po’ di teatro. Ma, tant’è, lo “Zarathustra” non va soltanto letto, ma ogni tanto anche recitato.
- Ed anche spiegato, Nera.
- Certo.
- La “palla d’oro”, dunque.
- Tralascio tutta l’interpretazione, che di questo passo ci propina, pardon, ci propone Jung, rinviando al testo della Prima Conferenza, Sessione Invernale (22 gennaio 1936) del Seminario sullo “Zarathustra” di Nietzsche, dove si commenta il capitolo: “Della libera morte”.
- Ho capito: Zarathustra o Nietzsche, non sappiamo bene quale di queste due figure, sceglie il tempo della sua morte e prima di andarsene, lancia la palla d’oro ai suoi “amici”, scusandosi d’intrattenersi ancora un po’ con loro, prima di finire sottoterra.
- O per non finire sottoterra, direi io.
- Come?
- Il suo trattenersi ancora un po’ “sulla terra” è la sua “meta” ovvero il paradigma della sua vita, come dire la sua “professione”; infatti, Zarathustra è un profeta.
- Traseo Nera, io non ho capito una cosa di tutta questa storia o meglio “storiella”.
- Quale?
- Perché hai ambientato la scenetta sulla Grand Place di Bruxelles? C’è un motivo particolare? Dimmelo! Voglio saperlo.
- Decio Livio, tu lo sai meglio di me, in quanto anche tu sei espressione “cosciente” dello “spirito” del nostro autore, al contrario di tutti i “personaggi” delle opere letterarie, che non sembrano affatto “coscienti” del loro ruolo.
- Sì, ma se io debbo interpretare il mio ruolo di teatrante, per farti da “spalla”, allora, amico, “qui” ed “ora” non posso saperlo. Quindi, dimmelo tu!
- Decio Livio, noi non siamo soltanto “teatranti”, ma anche “amici”, con tutto quello che questa definizione comporta nel contesto attuale, di cui siamo attori e non registi. Pertanto, chi appare nel nostro campo visivo, quello dell’occhio elettronico che sorveglia dall’alto della Maison des Ducs de Brabant la Grote Markt di Bruxelles, e si china allo stesso modo di un giocatore di bowling a lanciarci la palla d’oro dovrebbe essere, a quanto ho capito di questa mia visione, una sorta di grottesca e velleitaria controfigura di Nietzsche Zarathustra, come dire l’autore stesso di questa “storiella”.
- Sì, sono d’accordo, ma volevo sapere perché “egli” ha ambientato il tutto al centro della Grand Place. Dimmelo!
- Per apparire tra noi “due” e quindi diventare “tre”.
- Come?
- Omne trinum perfectum est.
- Ah!

Silvio Minieri ha detto...

2. L’alchimista
- Tiens, tiens, tiens, je sens une odeur de petit chrétien.
- Qu'est-ce qu'as-tu dit?
- Ucci, ucci, ucci, sento odore di cristianucci.
- Di che fiaba si tratta, Nera?
- “Voci calunniose riguardanti l’assassinio rituale che si riteneva praticato all’interno dei circoli gnostici, così come tra i cristiani e gli ebrei.”
- Non ho capito.
- “Anticamente si diceva che praticassero il gioco della palla utilizzando un bambino che si lanciavano l’un l’altro finché infine non cessava di vivere. Il bambino rappresentava il dio. Si trattava di un sacrificio del dio e di un sacrificio umano compiuto al fine di rinnovare la vita del dio. Era come mettere a morte il dio dell’anno passato… in quanto dio dell’anno venturo.”
- Che strano gioco!
- Così Jung, nel testo citato, che poi prosegue: “La palla è un simbolo solare: è la palla d’oro, qualcosa di completamente rotondo che esprime una condizione di perfezione dell’oro, del valore più elevato… è il sole, l’aureo germe, l’hiranyagarbha, come è chiamato nell’Upanisad…”
- Eh?
- Hiranyagarbha deriva da Hiranya “luminoso” e Garbha “embrione”, ossia l’energia luminosa della materia psichica, da cui si sprigiona la vita nelle sue forme sensibili. E come tu sai, le Upanisad sono antichi testi religiosi indiani redatti in sanscrito, risalenti al IX secolo a.C.
- Certo.
- Continua Jung: “…è anche chiamato il bambino d’oro, la sostanza preziosa e perfetta che è creata dall’uomo o nata dall’uomo. E si tratta ovviamente dell’oro alchimistico… Si gioca con questa sostanza oppure la si maneggia all’interno di un cerchio mistico, e il significato di ciò è che questo cerchio di persone in cui esiste una tale relazione mistica è tenuto insieme dal germe solare, da quella palla d’oro perfetta, quel germe che si sposta tra loro, mosso in parte o principalmente dalle persone stesse e tuttavia secondo un disegno preesistente.”
- Traseo Nera, non ho capito molto di tutta questa dissertazione sulla palla d’oro.
- Ascolta, “amico”, Jung ne coglie il senso per un’esposizione della sua dottrina dell’Inconscio, come fa con tanti altri passi dello “Zarathustra”, ed alla fine su questo tema così conclude: “Vedete, l’idea più alta insegnata da Zarathustra è che il superuomo è identico a una palla, e la palla è il globo, la rotondità perfetta che esprime l’uomo primordiale, l’uomo che era prima di venire smembrato, fatto a pezzi o separato, prima di diventare due entità separate… l’idea del superuomo è un’idea mistica estremamente antica che ricompare sempre di nuovo nel corso dei secoli… - Che cos’è Nietzsche, dopo tutto? Non è che il ripresentarsi di uno di quei vecchi alchimisti: Nietzsche è un prosecutore della filosofia alchimistica del Medioevo.” Bon!
- D’accordo, Nera, questo è quanto riguarda Jung, Nietzsche ed il loro Zarathustra. Ma dimmi, “amico”, perché il nostro indefinibile alchimista se n’è andato a Bruxelles per lanciare, a quanto pare a noi, la sua palla d’oro?
- Questa domanda, Decio Livio, dovresti rivolgerla direttamente a lui, io posso solo avanzare delle ipotesi.
- E cioè?
- Sentendo arrivare la fine dei suoi giorni, alla ricerca di un nuovo domani, l’alchimista è volato da Roma a Bruxelles, all’ombra della Louve, per “intrattenersi ancora un po’” con noi, suoi discepoli e amici, a cui ha lanciato la palla d’oro. Ecco il perché del titolo: “All’indomani della mia morte”.
- Traseo Nera, tu hai detto: “intrattenersi ancora un po’”; ma questo “un po’” quanto tempo ancora deve durare? Un tempo infinito?
- Infinitum incognitum est.