mercoledì 18 giugno 2025

Estetica

           Arte e Paesaggio


1 commento:

Silvio Minieri ha detto...

PAESAGGIO E STATO D’ANIMO

“Una celebre sentenza dovuta a un semi-filosofo svizzero [Henri-Fréderic Amiel] scopre che “ogni paesaggio è uno stato d’animo”: cosa indubitabile, non perché il paesaggio sia un paesaggio, ma perché il paesaggio è arte.”
Benedetto Croce, “Breviario di Estetica”, Adelphi, 1990, p.46

Nella filosofia di Croce l’arte è un’intuizione, un atto spirituale; quindi, per necessità, il paesaggio, quello che comunemente definiamo “naturale”, è un’entità spirituale, alla luce del pensiero idealista hegeliano – la Natura è Idea.
Siamo in una giornata di tarda estate, in una grande isola mediterranea, sul lungomare di un comune costiero, che in quel tratto si estende su una lingua di terra, con il suo paesaggio di case, degradanti verso il mare. Se diamo le spalle alla lunga fila di abitazioni calcinate di bianco e confuse nell’azzurro, vediamo il sole rosso fuoco tramontare nella linea d’orizzonte del mare, mandando i suoi ultimi bagliori nascosto tra le nuvole. “A che ora è tramontato il sole?” domanda una giovane turista del nord Europa ad una matura coppia di signori presumibilmente del posto, anch’essi in sosta a contemplare lo spettacolo della luce dorata che affonda nel mare. L’uomo si volta e indica alla giovane le nuvole all’orizzonte, dietro le quali si cela la luce del sole, di cui si scorgono i riflessi a strisce e gli orli dorati. “Non è ancora tramontato” spiega, “vede, è nascosto dalle nuvole.” La giovane non risponde, sembra non comprendere, guarda l’espressione dell’uomo che ha parlato, quasi a voler cogliere il sentimento in lui generato da quella visione ammirata del paesaggio.
Di fronte allo spettacolo del tramonto del sole nello splendore dei colori mediterranei, la giovane interroga chi come lei è in contemplazione, sentendosi invadere l’animo da sensazioni confuse, di cui forse sapeva per sentito dire, per non averle mai esperite prima o non aver avuto la coscienza di averle mai prima incontrate nel suo muoversi tra i paesaggi mediterranei, la vacanza estiva forse sognata o quantomeno desiderata di turista del nord. Interroga un altro contemplante, di cui lei si è accorta, incerta se quel sentimento da lei provato sia suscettibile di colpire altre coscienze non a lei apparentemente contigue, soggetti (presume) abituati a tali panorami e scenari. Per questo, la sua domanda è ambigua, riguarda l’ora del tramonto, il tempo passato di quella sensazione forse bellissima da lei provata, impossibile da celare, una suggestione che la formulazione del suo interrogativo tradisce. Non è invece ambigua la risposta dell’uomo, che mantiene l’ora presente o tenta di trattenere l’ora presente del sole al tramonto, assente dietro le nuvole, tralucendo con bagliori rossastri tra improvvise nuvole grigie, sospese in lontananza sull’azzurro del mare.
Rimane in sospeso un interrogativo: l’arte, la poesia, il paesaggio, lo stato d’animo è un atto spirituale universale o una soggettività della coscienza creatrice?