mercoledì 10 settembre 2025

Narrativa

 


           Lafleur morente



5 commenti:

Silvio Minieri ha detto...

LAFLEUR MORENTE
Sono entrato nel salone. Il barbiere, che stava insaponando il viso di un cliente, si è voltato a guardarmi, ma non ha risposto al mio cenno di saluto. Ho guardato nello specchio il cliente col viso insaponato, che mi ha restituito l'occhiata: era il senatore Cottonillo. Avevo imparato a conoscere quella espressione del volto, a cui le folte sopracciglia scure ed i grossi baffi spioventi conferivano quell'aria di austerità, che il personaggio poi tanto bene interpretava ed ostentava nel suo contegno sia in privato che in pubblico. Nel salone era lui, in quel momento, la persona degna di maggior riguardo, come ben mostravano di capire anche gli altri clienti in attesa. La mia particolarità di forestiero, a Ponte, sebbene soggiornante ormai da oltre cinque mesi, mi avrebbe concesso il primato dell'attenzione, soltanto in sua assenza.
Sono andato a raccogliere un giornale sul tavolinetto e mi sono seduto tra gli altri avventori, in attesa del mio turno. Il barbiere ha ripreso la sua amichevole, ma rispettosa chiacchierata col suo cliente, non senza prima avermi dato un ulteriore sguardo. Parlavano di fatti e persone a me sconosciuti. Devo dire però che, prestando meglio l'orecchio, qualche soprannome, con cui indicavano noti personaggi della città, dovevo averlo già sentito, anche se non riuscivo a capire a chi andasse attribuito. Mentre scorrevo alcuni titoli del giornale, ho avuto un sussulto, che a stento sono riuscito a simulare, e sono impallidito. Senza più prestare ascolto a quanto il barbiere ed il senatore si dicevano tra loro, ho concentrato la mia attenzione sulla lettura della notizia. A Trisceglie, in provincia di Trani, il vibrione aveva colpito, mietendo alcune vittime. L'allarme colera si era rapidamente sparso su quel tratto pugliese della costa. Il cronista riferiva però, che anche più a nord, nella zona garganica della provincia foveana, a Lido di Ritonto, vicino a Porto Manfredi, era stato segnalato un caso sicuro ed altri sospetti. Ma un altro sussulto mi ha scosso, questa volta senza che riuscissi a trattenerlo, quando ho letto il nome della persona colpita dal contagio: Ciccagalli. Un sudore freddo mi ghiacciava la fronte e le tempie e dal capo il malessere rapido si è diffuso al resto del mio corpo. Ciccagalli Antonio, di anni 39, pescatore, era stato ricoverato al reparto malattie infettive dell'ospedale di Porto Manfredi, dove versava in gravissime condizioni, colpito dal virus del colera. Oddio, pensai, Ciccagalli con cui neppure qualche settimana fa ero andato insieme a pesca, Ciccagalli, i mitili, le mangiate di frutti di mare crudi, con un po’ di succo di limone – i limoni neri! – spremuto sopra, le vongole rosse, la febbre! Per reagire alla notizia ed al freddo, che mi raggelava tutto, mi sono alzato di scatto, balzando al centro del salone. Nel compiere questo brusco gesto, il giornale è caduto a terra, provocando uno schiocco sinistro, che è riecheggiato nel locale. In un generale silenzio, ho visto tutti girarsi verso di me ed osservarmi inorriditi.

Silvio Minieri ha detto...

Ma lo schiocco era stato provocato dal giornale caduto o forse da me inconsapevolmente gettato con violenza per terra piegato in quattro oppure dal singulto, che aveva accompagnato un tremito improvviso e convulso, conosciuto qui a Ponte col nome di "morticella", che mi aveva scosso tutto? Allora ho guardato nello specchio, verso cui si sono voltati sia il cliente col viso insaponato che il suo insaponatore e, al di sopra delle espressioni sbigottite di entrambi, ho visto il riflesso del mio viso pallidissimo, spento e con occhi vuoti, con i capelli divenuti di colpo argentei, letteralmente rizzati sulla testa. Ho fissato i miei occhi vuoti. Poi un improvviso brivido mi ha fatto trasalire. Alle mie spalle lo specchio rifletteva un'immagine orrida e incombente. La figura era completamente ricoperta da un mantello viola scuro che giungeva fino a terra, il viso nascosto in un cappuccio dello stesso luttuoso colore. Allora mi sono girato di scatto e con mossa fulminea e inattesa, ho strappato d'un colpo il cappuccio dal volto. In quell'istante mi è sfuggita un'esclamazione di orrore: "Ahrr! la Morte!" Sono arretrato di un passo ed ho sollevato la testa in aria, con un braccio incurvato dietro la schiena e l'altro levato al di sopra del capo ed egualmente curvato. Nel cerchio degli astanti, tutti balzati in piedi, il senatore Cottonillo ha fatto un passo avanti verso di me, gridando: "fermi!". Contemporaneamente, allargando e distendendo le braccia, mostrava, imponendosi, di trattenere i vicini. Completamente irrigidito in movimenti di marionetta, ho fatto alcuni passi in tondo, mentre mi piegavo sulle ginocchia, contorcendo a scatti la testa e gli arti. "Fermi!" ha gridato di nuovo Cottonillo. "Sta recitando... recita... la Morte!" Ho mosso le braccia e, in due secchi colpi successivi, ho portato le mani alla gola e ho arrovesciato la testa all'indietro; poi con un mezzo avvitamento sono caduto di botto a terra lungo disteso, vomitando un fiotto di liquido nero, le palpebre spalancate e gli occhi vitrei: morto subito!
Il senatore Cottonillo si affacciò sulla porta della barberia, dove cominciarono ad accalcarsi passanti incuriositi, che sopraggiungevano dai vari angoli della piazza IX Settembre. Una piccola folla cominciò a trafficarmi intorno, per osservare l'immota espressione della mia morte. Un giovane si fece largo tra il capannello di gente e si è avvicinato al mio cadavere. "Sono un medico" disse. Si è inginocchiato accanto a me e si è chinato ad auscultarmi il cuore. Nessun battito. Arresto cardiaco. Il medico mi ha fissato nei miei occhi vitrei, poi ha allungato una mano ed ha abbassato le mie palpebre spalancate. Quindi si è rialzato ed ha comunicato agli astanti, che lo guardavano attoniti, la sua diagnosi: "E' morto!" Gli altri si sono guardati increduli. Non riuscivano a credere che il medico comunicasse loro una notizia così ovvia, eppure così tragica. Ma il dottore completò: "Il suo cuore si è fermato! Per sempre!" La definitività della sentenza accentuò lo stupore dei presenti. Nessuno osava parlare. Tutti si fissavano muti, l'espressione grave del volto in sintonia con la tragedia di cui erano testimoni. Fu Cottonillo ad intervenire, sciogliendo il silenzio. "Una lettiga!" gridò: "Chiamate una lettiga!" Poi, di fronte a quella morte, si sentì in dovere di parlare ai suoi concittadini. "Era uno di noi!" esclamò. "Sì, il cittadino Lafleur era cittadino di Ponte, perché in questa città, dove pochi mesi ha vissuto, molto ha vissuto ed è morto, nella nostra città." Le persone radunatesi annuirono, ma alle successive parole del senatore sembrarono non capire, anzi sicuramente non capirono, restando leggermente interdette.

Silvio Minieri ha detto...

"Come il forestiero Rambert, anche Lafleur puo’ dirci: "J'ai toujours pensé que j'étais étranger à cette ville et que je n'avais rien à faire avec vous. Mais maintenant que j'ai vu ce que j'ai vu, je sais que je suis d'ici, que je le veuille ou non. Cette histoire nous concerne tous." "Quelle histoire?" interrogò un giovane con gli occhiali inopinatamente intervenuto. Il senatore lo guardò con rapida attenta occhiata, volse poi il suo sguardo severo sugli astanti; quindi, tornò a guardare il giovane dall'aria intellettuale. Si avvicinò all'uscio ed affiancò l'interlocutore. "Mais ce-ci!" esclamò allargando le braccia in direzione della piazza e lanciando un'obliqua, ma eloquente occhiata al giovane intellettuale. "C'est l'histoire de Ponte!" concluse. Guardava verso la piazza in silenzio. Nella storia di Ponte era compresa anche la vicenda di quel forestiero, venuto a passare gli ultimi mesi della sua vita ed a morire in quella loro città. Ed invero erano stati ultimi mesi non poi così infelici, pensò il senatore Cottonillo, e che comunque legavano il destino del defunto ai destini di quella comunità. Quelli che ora occupavano la soglia d'ingresso del salone, intanto, si spostavano per lasciare la possibilità ad altri ammutoliti spettatori, nel frattempo sopraggiunti, di rendersi conto di quanto accaduto, mentre per la piazza si andava man mano diffondendo in onde sempre più ampie un'aria compresa di ostinato silenzio e di grave turbamento.
Io sono rimasto immobile nella mia rigidità di morte, steso supino all'interno della barberia e, nella cristallizzazione di quel tempo di attesa, ho avuto come la sensazione di contemplare attraverso uno spiraglio l'immutabilità dell'eterno. Ma, all'improvviso, il rumore prima in sordina e poi in crescendo di una sirena bitonale, mi ha come destato da quell'atmosfera sognante. Distintamente si è sentito il rumore dell'ambulanza che si avvicinava e si fermava davanti all'ingresso del salone, spegnendo la sirena. E subito dopo uno sbattere di sportelli, ho sentito un affannarsi di gente intorno a me; mi hanno quindi sollevato a più mani e deposto sopra una barella, che hanno sospinto fuori, arrestandosi in prossimità delle portiere spalancate del retro dell'automezzo di soccorso, pronto ad accogliere il carico. Cottonillo, che presiedeva all'intera operazione, con un gesto della mano aveva infatti bloccato i barellieri.

Silvio Minieri ha detto...

"Signori tutti" disse con solennità "ascoltatemi!" Tacque, in attesa di vedere concentrata su di sé l'attenzione dei presenti intorno a lui e più in generale di tutti gli altri passanti, che in quel momento si trovavano ad attraversare la piazza ed incuriositi lanciavano sguardi verso l'assembramento di persone davanti alla barberia. Quindi proseguì: "Il forestiero, nostro concittadino, è morto! Signori, questa non è un'operazione di soccorso! Un ospite inquietante, il cittadino Lafleur, è venuto a bussare alle porte della nostra comune dimora, per poi aggirarsi in maniera divenuta familiare fra le nostre mura domestiche. Ma che cosa era, che cosa è la nostra comunità, la cittadina di cui noi tutti siamo figli, questa nostra comune dimora, Ponte, se non un microcosmo, un piccolo specchio scomparente nell'infinito tutto dell'infinito cosmo? E poi, che cosa è il cosmo se non l'estremo ordine contrapposto all'estremo caos, il disordine dell'inizio?" Il senatore Cottonillo s'interruppe e fissò un punto indefinito in lontananza, inseguendo i suoi pensieri. Sapeva di stare divagando dal tema della morte di Lafleur, per avvicinarsi a temi che riguardavano più da vicino la sua persona e la sua posizione civica e politica nella comunità di Ponte. Cottonillo pensò proprio i due termini, gli aggettivi "civico" e "politico". Contemplò per un istante ancora il vuoto dinanzi a sé ed infine disse: "Poiché ormai noi non possiamo più soccorrere il nostro amico, o pontini, degnamente accompagneremo il defunto al ritmo dei passi dei nostri cuori spezzati e con il dovuto cordoglio e rispetto profondo, che questo lutto merita."
Dopo avere così parlato, assunse un'aria ancora più grave e cupa di quella sua abituale, quella espressione accigliata del volto e l'aspetto severo di tutta la persona. Reclinò il capo, fissò a terra lo sguardo imbronciato e lentamente si mosse alla testa di un gruppetto di suoi fedeli, impostando un passo di marcia funebre. Subito dopo i barellieri, caricatasi sulle spalle la lettiga, su cui era disteso il mio corpo nella rigidità cadaverica senza cedimenti, che in maniera incontestabile era sopravvenuta subitaneamente, si accodarono al gruppetto di testa, seguiti dall'ambulanza, che procedeva col motore al minimo. In coda si formò una piccola folla. Il mesto corteo si snodò lentamente per la piazza, avviandosi in salita verso la strada dei lavatoi.

Silvio Minieri ha detto...

L’ANGOLO DEI GIOCHI
Per capire il gioco, bisogna avere seguito la parte finale della trasmissione televisiva, “Reazione a catena”, in onda su Canale 1, poco prima del telegiornale delle H 20,00.

VISURA
CAMERALE
ALBO
COMUNALE
UFFICIO
DOCUMENTO
IDENTITÀ
DIFFERENZA
SOTTRAZIONE
MINORI
TRIBUNALE
INQUISIZIONE

MEDIEVALE
CA ... E
SEGRETO

La parola che lega MEDIEVALE con SEGRETO non è Cavaliere. E qual è? Lo sapremo domani.