lunedì 8 settembre 2025

Narrativa

 

          Un cuore metallico 

        

3 commenti:

Silvio Minieri ha detto...

[N. d. B.]
Visto che in questo periodo stiamo parlando di psichiatri e di pazzi – ma solo in questo periodo? – riporto un estratto del ciclo narrativo dell’uomo differito. Il brano presente si riferisce al ricovero di Lafleur, sotto il nome di Lafieri Silla, nella clinica psichiatrica del dottor Aleph. Nel corso della prima visita medica, in cui si stila un primo quadro clinico del ricoverato, vengono rilevate le tracce di un intervento chirurgico al cuore, subito dal paziente, in cui l’organo naturale è stato sostituito con un cuore metallico.

Silvio Minieri ha detto...

UN CUORE METALLICO
Si presentò a Ponte nei giorni successivi alla mia dipartita, quella mia confusa e discussa sparizione intra gli umani, e fu subito presentato a Cottonillo. Come direttore dell'Ospedale Psichiatrico di Santa Maria della Misericordia del quartiere XIX di Roma, riferì che tempo prima un pazzo era fuggito dall'asilo per alienati mentali da lui fondato e diretto.
Il dottor Aleph era un uomo alto e massiccio di cinquantasette cinquantotto anni. Aveva i capelli brizzolati, leggermente radi ed allungati in riccioli orizzontali alle tempie, tali da conferirgli l'aspetto tipico dello scienziato. Un leggero abbozzo di sorriso ironico all'angolo della bocca mitigava l'aria austera e donava all'espressione un tratto d’immediata simpatia. Descrisse l'evaso, indicando i miei propri dati somatici. Disse che il malato, cioè io, era stato registrato all'ingresso nell'Asilo sotto il nome di Lafieri Silla. Lesse alcuni passaggi essenziali della mia cartella clinica.
Il paziente ha quarantatré anni, compiuti il 31 novembre. Da un esame anatomico, condotto sulla sua persona all'atto del ricovero, si rilevano due cicatrici: una all'altezza dell'addome, riferita ad un'operazione d’appendicite, subita in giovane età ed un'altra al centro del petto, una striscia verticale, traccia di un avveniristico intervento al cuore. Quest'ultima operazione, compiuta nel reparto cardiologia dell'Ospedale del Sacro Graal di piazzale delle Muse a Roma, era stata condotta dal chirurgo, il professor Azimuth, che aveva sostituito il cuore di Lafieri con un cuore metallico. L'operazione aveva reso il paziente 'incommovibile', nel senso di soggetto totalmente insensibile ad emozioni e quindi non soggetto in nessun modo alla possibilità di una qualsiasi forma neppure leggera di commozione. Rideva raramente, ma non bisognava lasciarsi ingannare, perché il riso di Lafieri, di là dalle apparenze, era sempre un riso meccanico, ed inoltre non piangeva mai. Non si potevano escludere connessioni tra l'intervento al cuore e gli scompensi psichici, che comunque potevano ascriversi a fattori congeniti.

Silvio Minieri ha detto...

Il malato soffre di un profondo stato di schizofrenia irreversibile. Crede di essere Nietzsche Zagreo. Parla spesso e in maniera sconclusionata e logorroica di filosofia, citando in maniera disordinata pensatori antichi e moderni, preferendo Platone e soprattutto Nietzsche, di cui crede di essere una specie di reincarnazione. Alla maniera di quest’ultimo s’identifica con Dioniso Zagreo.
Un anno prima era stato imputato di omicidio nei confronti della sua giovanissima segretaria di vent'anni. L'assassino aveva ucciso la ragazza, dopo averla violentata. Laflieri era stato arrestato, processato e assolto. Dopo la sentenza di assoluzione era scomparso, ma qualche mese dopo, all’inizio dell’inverno, era stato localizzato e rintracciato in stato confusionale per le vie dell’Aquila, dove aveva trovato alloggio presso un albergo vicino alla stazione degli autobus. Parlava di un oscuro gran baccano di spiriti liberi e pare che avesse tentato nella notte di aggredire una donna, ospite dello stesso albergo, cercando di fuggire la mattina dopo. L'episodio non aveva avuto molto seguito, perché la signora, che era accompagnata dal marito, un noto e stimato professionista della regione, non aveva voluto sporgere denuncia, per evitare inutili scandali. Da l'Aquila il Lafieri, di cui erano state accertate le instabili condizioni mentali – faceva boccacce all'agente di polizia, che lo aveva fermato, e successivamente al funzionario, che lo interrogava sulla sua destinazione di viaggio, continuava a rispondere con sorriso furbesco, imitando la parlata del luogo: "Indivìnalo un po’" – era stato condotto all'Asilo dell'Ospedale di Santa Maria della Misericordia. Spesso si svegliava nel cuore della notte e correva senza sosta nel parco, compiendo continui giri intorno alle mura dell'ospedale. Mangiava e beveva con orari disordinati e frequentemente rimaneva per molto tempo con gli occhi sbarrati nel vuoto. Qualche volta era stato sorpreso ad invocare Demetra o a farfugliare il nome di Giocasta. Una notte fu rintracciato in un angolo del parco, mentre in ginocchio contemplava con lo sguardo fisso in alto la luna.
Dal giorno della sua fuga non si erano avute più sue notizie, benché fossero state diramate con immediatezza le ricerche. Una voce lo voleva a Copenaghen sotto i fiocchi di neve. Quale neve? La neve d’inverno. Quale inverno? L’inverno di Lafleur.