PROLOGO Mite era la sera e senza vento, quando camminavo nel viale dei giardini degli Orti Ardeatini, in compagnia di Eleonora, sorella di Sigfrido, e della sua amica Marianna, moglie separata di un avvocato senegalese. Nel silenzio d’intorno, invitai le mie due compagne a sollevare lo sguardo verso il cielo, indicando loro una luce lontana della costellazione della Lira, vicino alla stella Vega. Dissi che si trattava di un nuncio venuto dallo spazio profondo, che attraversato il sistema solare, ora si dirigeva verso Pegaso. La sorella di Sigifrido zoppicava leggermente, io me ne accorsi, e lei disse che si trattava di un dolore al ginocchio, altre volte mi aveva accennato a una sofferenza della sua colonna vertebrale. Io, in verità, queste sue patologie, non le avevo mai notate, quando ogni tanto la incontravo di giorno, mentre passeggiava con Marianna. L’amica, intanto, aveva riabbassato lo sguardo dall’alto e stava in silenzio. Io, quella sera, sentii che sotto il chiaro del cielo degli Orti Ardeatini, disegnato dai ricami delle stelle, avevo invitato le mie due conoscenti ed amiche a volgere lo sguardo lassù, per non perdere il significato e la memoria del nostro essere quaggiù nei nostri giorni e nelle nostre notti. E prima di cogliere la fine di questo mio ricordo, vorrei richiamare una delle massime di Josef Vitiello: “Non ti preoccupare se le stelle non ti guardano, preoccupati invece se sei tu a non guardare le stelle.”
I NUMERI ἀριθμός L’altro giorno, ho incontrato Carmelo in viale Europa, all’Eur, vicino al caffè “Bombini”, e gli ho chiesto dove stesse andando. “Giovà” mi ha risposto “vengo dall’ospedale, dove è ricoverato Mario.” “L’ingegnere?” ho chiesto. “Sì”, ha confermato Carmelo “l’ingegnere Mario Alessi, forse tu lo conosci di vista.” Ho accennato di sì e ho detto: “Devo averlo visto in tua compagnia.” Carmelo è stato un attimo in silenzio, come se pensasse ad altro, e poi ha detto: “Si trova in sala rianimazione, i medici l’hanno messo in coma farmacologico, per tentare di salvargli la vita.” Quindi, ha dato uno sguardo in strada, dove passavano le automobili, poi si è rivolto di nuovo a me e ha detto: “È stato ferito alla testa da uno sparo, mercoledì scorso, durante una rapina alla banca prossima all’obelisco. È uscita anche la notizia in cronaca.” “È stato sfortunato” ho commentato. “Come si dice in questi casi, si trovava nel posto sbagliato, nel momento sbagliato” ha chiosato Carmelo. E io ho pensato al tiro mancino giocato dalla sorte buffona a Mario Alessi. Prima di andarsene, l’amico mi ha detto che Mario, in uno dei loro incontri, gli aveva parlato del nuncio venuto dallo spazio profondo, e di un colloquio nel cosmo, da lui registrato, tempo addietro, quando lavorava in Cile, all’osservatorio astronomico Paranal, nel deserto di Atacama. Aveva trascritto il colloquio e gli aveva dato una copia, allora ho pregato Carmelo di inviarmelo in e-mail e stamattina l’ho trovato in allegato nella mia posta elettronica: εύρυθμος. “La striscia aritmetica. Dialogo tra il Forestiero di Oumuamua e Silver del Pianeta blu.” Il colloquio era stato captato dai segnali radio provenienti dal cosmo, e registrato in una striscia di cifre aritmetiche, poi parzialmente decodificata e tradotta in caratteri alfabetici, ordinati nelle frasi di un discorso da Mario Alessi. “Forestiero: Chi sei? – Silver: Sono Silver. – Da dove vieni? – Dal pianeta blu del sistema solare. – Conosci l’aritmetica? – Sì. – Anche il calcolo a striscia? – Quale? – Il calcolo delle operazioni aritmetiche in sequenza. – Sì. – Mi fai un esempio? – Il quadrato di un numero? – Sì. – Calcolo un numero a tre cifre:734^2. – Un calcolo facile. – Riesco ad eseguirlo mentalmente. – Esponi la sequenza aritmetica. – [734^2 = 734 x 734 = 734: 2 x 1000 + 734 x 200 + 734 x 34 = 367.000 + 146.800 + 734 x 34 = 513.800 + 734 x 34 = 513.800 + 734 x 30 + 734 x 4 = 513.800 +22.020 +734 x 4 = 535.820 + 2936 = 538.756] – bip, bip, bip… bip, bip, bip … bip, bip, bip. – Forestiero: Il risultato è esatto: 538.576. – Silver: Hai fatto la prova con la calcolatrice elettronica? – Sì. – Ero sicuro del risultato, e tu mi hai dato conferma. – E dimmi, Silver, dove hai appreso il CMOAS? – Il Calcolo Mentale Operazioni Aritmetiche in Sequenza? – Sì. – Io sono un lettore della Rivista online: “Il Raccoglitore”, pubblicata nella blogosfera del nostro pianeta. – La Rivista della vostra comunità scientifica planetaria? – No, una rivista letteraria, che costituisce un puntino luminosa della noosfera di Gea, come si chiama il nostro pianeta. – La noosfera, ovvero l’intelligenza collettiva, che avvolge il vostro pianeta e che ne inquina, cioè, scusa, volevo dire che ne cinge l’atmosfera? – Si, hai ragione, sapiente amico. – E quindi, tu, Silver, hai appreso del CMOAS dalle pagine web di questa Rivista, “il Raccoglitore”? – Sì, e debbo, rivelarti un segreto, amico, ma tu non divulgarlo nello spazio profondo. – Mi guarderei bene dal farlo. –
L’ispirazione del titolo della Rivista al nostro direttore, gli venne a seguito di una sua attività di canaio. – Come dici, Silver? – Canaio, in romanesco canaro, è chi si occupa dei cani, come la bambinaia è quella che si occupa dei bambini. – Ah, ecco! Sulla vostra Terra, “bella d’erbe famiglia e d’animali.” – Ohibò! mi sorprendi, mirabilissimo amico, nelle vostre scuole è diffuso lo studio della nostra letteratura poetica romantica? – I nostri computer sono universali, caro il mio Silver. – Ahi, ahi, ahi, cantava! – Che succede, amico? – Le serenate all'istituto magistrale / nell'ora di ginnastica o di religione. – Perché canti, Silver? – bip, bip, bip… bip, bip, bip … bip, bip, bip. – Ah, ecco! Paloma Battiato. – Sì, è vero a noi piace cantare e danzare nell’ora di ginnastica e di religione, e anche in quelle di aritmetica. – bip, bip, bip… bip, bip, bip … – Ecco!
Voglio vederti danzare Come le zingare del deserto Con candelabri in testa O come le balinesi nei giorni di festa Voglio vederti danzare Come i dervishes turners che girano Sulle spine dorsali O al suono di cavigliere del Katakali E gira tutto intorno alla stanza mentre si danza, danza E gira tutto intorno alla stanza mentre si danza.
– Oh, incredibile amico! I vostri computer registrano tutto. – Come ti dicevo, Silver, i nostri computer sono universali, essi scandagliano su scala cosmica tutte le note e i suoni dell’Universo, anche quelli provenienti dalle più remote regioni dello spazio profondo. – E quindi anche i versi del Foscolo. – Certo. – E quindi? – Abbiamo scoperto che sul vostro pianeta si aggirano animali a due e quattro zampe. – Sì, è vero, bipedi e quadrupedi interscambiabili nella metempsicosi. – Un po' come il direttore della vostra Rivista, il canaio di cui mi dicevi. – Sì, egli ha tratto esperienza dalla sua attività naturale di raccoglitore di escrementi del suo cane, che con gesti tecnici perfetti raccoglie e chiude negli appositi sacchetti e poi li ripone nei diversi raccoglitori, sparsi e sistemati sul territorio dall’Azienda Municipale dell’Ambiente. – Un vero genio della dottrina dell’occulto, un alchimista che ha saputo trasformare la materia in spirito. – Sì, ha messo in atto il noto verso della canzone. – bip, bip, bip … “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori.” – De André, certo. – Quindi, è vero. – Che cosa? – Che a voi piace cantare. – E danzare al ritmo dei numeri, arhitmos, ἀριθμός. – Addio, Silver, il mio asteroide viaggia verso la costellazione del Cane. – Adios!
POSTILLA La massima citata nel Prologo è tratta da “The Victorian age dictionary of definitions”, Oxford, 1895, dell’ex-seminarista italo-australiano, Josef Vitiello. Il volume è stato tradotto in italiano dall’anglista altoatesino Sigfrido Borghini, zio di Eleonora, e pubblicato nel 1938, con il titolo: “Trattato delle definizioni nell'età vittoriana.”
IL CANAIO Pronto, qui la redazione di “Il Raccoglitore”. – Chi parla? – La segretaria del direttore Grimani. – Sono il Blogger, lei è nuova? – No, signore, sono Assunta … bip … – Che cos’è questo bip? – … bip … – Assunta! – Mi dica, signore. – Mi passi il direttore. – Non c’è. – E dov’è? – È andato a Oumuamua. – E chi l’ha autorizzato? – Non lo so, signore. – Mi passi il vicedirettore, allora. – Un attimo. … signor Leonetti? – Sì? – C’è la proprietà della Rivista al telefono, il signore del blog. – Il signore del blog in persona? – No, al telefono. – Assunta, uffa, passamelo. – Subito. – Pronto, sono Leonetti. – Leonetti, chi ha pubblicato quell’articolo sul blog? – Quale, signore? – ἀριθμός. – Il direttore Grimani, signore. Perché? – Come perché? Leonetti! Leonetti! Ma hai letto l’articolo? – Stavo finendo di leggerlo, ora, signore. – Leonetti! – Signore. – Ma l’hai letto, bene? – Un po' rapidamente. – Che cos’è questa storia del segreto che non deve essere svelato e diffuso nello spazio profondo dell’Universo? – Quale segreto, signore? – Il canaio, Leonetti, il canaio! – Signor Blogger, mi permetta. – Non ti permetto niente, Leonetti! Siete licenziati tutti, tu, il tuo capo Grimani e la vostra segretaria, da subito! – Anche la segretaria, signore? – Sì, sì, tutti, ora! – Ma se l’ha appena assunta? – Chi? – Assunta, non ha sentito il bip? Era il suo assenso: assunta. – Assunta? Passami subito Assunta! – Subito. … Assunta? – Sì? – Il signore del blog. – Signore? – Sei Assunta? – Sì, grazie. – Sei licenziata! – Ma come? – Su due piedi. – Ma, signore, non ho capito, sono assunta o licenziata? – Licenziata, Assunta!
IL TRUCCO DELL’ASSUNTA Assunta, perché piangi? – Il signore del blog, mi ha assunta e licenziata! – Su due piedi? – Sì, su due piedi, Leonetti, perché? – Niente. – Come niente? Ha scoperto il trucco dell’assunta. – Adesso, basta, Assunta. – Ma se sono stata licenziata! Che cosa devo fare? – Aggiustati il trucco degli occhi, che ti cola il rimmel dalle ciglia e ti riga la faccia. – Oddio! Corro subito a rifarmi la toeletta. – Ci mancava solo questa pagliacciata del trucco dell’assunta. – Non è una pagliacciata. – Chi parla? – Il coboldo. – E da dove vieni. – Da un post di qualche giorno fa. – E allora torna immediatamente da dove sei venuto. – Non posso. – Perché? – È un post solo abbozzato sulla “quaternità” di Jung. – E allora? – Non possiamo svolgerlo adesso. – Che cosa? – Il tema della “quaternità”. – E perché? – Urge il tema del trucco dell’Assunta. – È andato a rifarselo. – Non si tratta di cosmesi. – E di che cosa. – Di un affare cosmico, se non comico. – E non è la stessa cosa? – Quale? – Fare ordine (cosmo) nel disordine (caos). – Coboldo! – Eh? – Vattene via. – E se io me ne vado, tu con chi parli? – Non ti preoccupare. – Tornerò. – Bravo!
UN AFFARE COSMICO Pronto, Grimani? – Sì, che vuoi, Leonetti? – Ci ha licenziati. – Sì, ho sentito, in diretta dallo spazio: tutti e tre, in tronco. – Su due piedi. – Non è la stessa cosa? – È una brutta cosa. – È tornata l’Assunta. – Quale Assunta? – La nostra Assunta. – Ah, quell’Assunta determinata: l’Assunta! Non un Assunta qualsiasi. – Grimani. – Eh? – Hai finito? Non è che sei il coboldo camuffato? – Tutti lo siamo, ne riparleremo. – Quando ritorno sulla Terra. – E quando torni? – Dopo il reportage, che tanto ha fatto infuriare quel signore lì! – Era un tuo dovere di cronaca. (Segue)
‘Kde domov muj’? ‘Dov’è la mia patria?’ Non è un inno di guerra, non auspica la rovina di nessuno, canta senza retorica il paesaggio della Boemia con i suoi colli e pendii, le pianure e le betulle, i pascoli e i tigli ombrosi, i piccoli ruscelli. Canta il paese dove siamo a casa nostra, è stato bello difendere questa terra, bello amare la nostra patria (Milena Jesenskà)
Copenaghen
Bruxelles Louiza
“Dobbiamo pensare che ciascuno di noi, esseri viventi, è come una prodigiosa marionetta realizzata dalla divinità, per gioco o per uno scopo serio, questo non lo sappiamo." (Platone, Leggi, 1, 644e)
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LA STRISCIA ARITMETICA
PROLOGO
Mite era la sera e senza vento, quando camminavo nel viale dei giardini degli Orti Ardeatini, in compagnia di Eleonora, sorella di Sigfrido, e della sua amica Marianna, moglie separata di un avvocato senegalese. Nel silenzio d’intorno, invitai le mie due compagne a sollevare lo sguardo verso il cielo, indicando loro una luce lontana della costellazione della Lira, vicino alla stella Vega. Dissi che si trattava di un nuncio venuto dallo spazio profondo, che attraversato il sistema solare, ora si dirigeva verso Pegaso. La sorella di Sigifrido zoppicava leggermente, io me ne accorsi, e lei disse che si trattava di un dolore al ginocchio, altre volte mi aveva accennato a una sofferenza della sua colonna vertebrale. Io, in verità, queste sue patologie, non le avevo mai notate, quando ogni tanto la incontravo di giorno, mentre passeggiava con Marianna. L’amica, intanto, aveva riabbassato lo sguardo dall’alto e stava in silenzio. Io, quella sera, sentii che sotto il chiaro del cielo degli Orti Ardeatini, disegnato dai ricami delle stelle, avevo invitato le mie due conoscenti ed amiche a volgere lo sguardo lassù, per non perdere il significato e la memoria del nostro essere quaggiù nei nostri giorni e nelle nostre notti. E prima di cogliere la fine di questo mio ricordo, vorrei richiamare una delle massime di Josef Vitiello: “Non ti preoccupare se le stelle non ti guardano, preoccupati invece se sei tu a non guardare le stelle.”
I NUMERI ἀριθμός
L’altro giorno, ho incontrato Carmelo in viale Europa, all’Eur, vicino al caffè “Bombini”, e gli ho chiesto dove stesse andando. “Giovà” mi ha risposto “vengo dall’ospedale, dove è ricoverato Mario.” “L’ingegnere?” ho chiesto. “Sì”, ha confermato Carmelo “l’ingegnere Mario Alessi, forse tu lo conosci di vista.” Ho accennato di sì e ho detto: “Devo averlo visto in tua compagnia.” Carmelo è stato un attimo in silenzio, come se pensasse ad altro, e poi ha detto: “Si trova in sala rianimazione, i medici l’hanno messo in coma farmacologico, per tentare di salvargli la vita.” Quindi, ha dato uno sguardo in strada, dove passavano le automobili, poi si è rivolto di nuovo a me e ha detto: “È stato ferito alla testa da uno sparo, mercoledì scorso, durante una rapina alla banca prossima all’obelisco. È uscita anche la notizia in cronaca.” “È stato sfortunato” ho commentato. “Come si dice in questi casi, si trovava nel posto sbagliato, nel momento sbagliato” ha chiosato Carmelo. E io ho pensato al tiro mancino giocato dalla sorte buffona a Mario Alessi. Prima di andarsene, l’amico mi ha detto che Mario, in uno dei loro incontri, gli aveva parlato del nuncio venuto dallo spazio profondo, e di un colloquio nel cosmo, da lui registrato, tempo addietro, quando lavorava in Cile, all’osservatorio astronomico Paranal, nel deserto di Atacama. Aveva trascritto il colloquio e gli aveva dato una copia, allora ho pregato Carmelo di inviarmelo in e-mail e stamattina l’ho trovato in allegato nella mia posta elettronica: εύρυθμος.
“La striscia aritmetica. Dialogo tra il Forestiero di Oumuamua e Silver del Pianeta blu.”
Il colloquio era stato captato dai segnali radio provenienti dal cosmo, e registrato in una striscia di cifre aritmetiche, poi parzialmente decodificata e tradotta in caratteri alfabetici, ordinati nelle frasi di un discorso da Mario Alessi.
“Forestiero: Chi sei? – Silver: Sono Silver. – Da dove vieni? – Dal pianeta blu del sistema solare. – Conosci l’aritmetica? – Sì. – Anche il calcolo a striscia? – Quale? – Il calcolo delle operazioni aritmetiche in sequenza. – Sì. – Mi fai un esempio? – Il quadrato di un numero? – Sì. – Calcolo un numero a tre cifre:734^2. – Un calcolo facile. – Riesco ad eseguirlo mentalmente. – Esponi la sequenza aritmetica. – [734^2 = 734 x 734 = 734: 2 x 1000 + 734 x 200 + 734 x 34 = 367.000 + 146.800 + 734 x 34 = 513.800 + 734 x 34 = 513.800 + 734 x 30 + 734 x 4 = 513.800 +22.020 +734 x 4 = 535.820 + 2936 = 538.756] – bip, bip, bip… bip, bip, bip … bip, bip, bip. – Forestiero: Il risultato è esatto: 538.576. – Silver: Hai fatto la prova con la calcolatrice elettronica? – Sì. – Ero sicuro del risultato, e tu mi hai dato conferma. – E dimmi, Silver, dove hai appreso il CMOAS? – Il Calcolo Mentale Operazioni Aritmetiche in Sequenza? – Sì. – Io sono un lettore della Rivista online: “Il Raccoglitore”, pubblicata nella blogosfera del nostro pianeta. – La Rivista della vostra comunità scientifica planetaria? – No, una rivista letteraria, che costituisce un puntino luminosa della noosfera di Gea, come si chiama il nostro pianeta. – La noosfera, ovvero l’intelligenza collettiva, che avvolge il vostro pianeta e che ne inquina, cioè, scusa, volevo dire che ne cinge l’atmosfera? – Si, hai ragione, sapiente amico. – E quindi, tu, Silver, hai appreso del CMOAS dalle pagine web di questa Rivista, “il Raccoglitore”? – Sì, e debbo, rivelarti un segreto, amico, ma tu non divulgarlo nello spazio profondo. – Mi guarderei bene dal farlo. –
L’ispirazione del titolo della Rivista al nostro direttore, gli venne a seguito di una sua attività di canaio. – Come dici, Silver? – Canaio, in romanesco canaro, è chi si occupa dei cani, come la bambinaia è quella che si occupa dei bambini. – Ah, ecco! Sulla vostra Terra, “bella d’erbe famiglia e d’animali.” – Ohibò! mi sorprendi, mirabilissimo amico, nelle vostre scuole è diffuso lo studio della nostra letteratura poetica romantica? – I nostri computer sono universali, caro il mio Silver. – Ahi, ahi, ahi, cantava! – Che succede, amico? – Le serenate all'istituto magistrale / nell'ora di ginnastica o di religione. – Perché canti, Silver? – bip, bip, bip… bip, bip, bip … bip, bip, bip. – Ah, ecco! Paloma Battiato. – Sì, è vero a noi piace cantare e danzare nell’ora di ginnastica e di religione, e anche in quelle di aritmetica. – bip, bip, bip… bip, bip, bip … – Ecco!
Voglio vederti danzare
Come le zingare del deserto
Con candelabri in testa
O come le balinesi nei giorni di festa
Voglio vederti danzare
Come i dervishes turners che girano
Sulle spine dorsali
O al suono di cavigliere del Katakali
E gira tutto intorno alla stanza mentre si danza, danza
E gira tutto intorno alla stanza mentre si danza.
– Oh, incredibile amico! I vostri computer registrano tutto. – Come ti dicevo, Silver, i nostri computer sono universali, essi scandagliano su scala cosmica tutte le note e i suoni dell’Universo, anche quelli provenienti dalle più remote regioni dello spazio profondo. – E quindi anche i versi del Foscolo. – Certo. – E quindi? – Abbiamo scoperto che sul vostro pianeta si aggirano animali a due e quattro zampe. – Sì, è vero, bipedi e quadrupedi interscambiabili nella metempsicosi. – Un po' come il direttore della vostra Rivista, il canaio di cui mi dicevi. – Sì, egli ha tratto esperienza dalla sua attività naturale di raccoglitore di escrementi del suo cane, che con gesti tecnici perfetti raccoglie e chiude negli appositi sacchetti e poi li ripone nei diversi raccoglitori, sparsi e sistemati sul territorio dall’Azienda Municipale dell’Ambiente. – Un vero genio della dottrina dell’occulto, un alchimista che ha saputo trasformare la materia in spirito. – Sì, ha messo in atto il noto verso della canzone. – bip, bip, bip … “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori.” – De André, certo. – Quindi, è vero. – Che cosa? – Che a voi piace cantare. – E danzare al ritmo dei numeri, arhitmos, ἀριθμός. – Addio, Silver, il mio asteroide viaggia verso la costellazione del Cane. – Adios!
POSTILLA
La massima citata nel Prologo è tratta da “The Victorian age dictionary of definitions”, Oxford, 1895, dell’ex-seminarista italo-australiano, Josef Vitiello. Il volume è stato tradotto in italiano dall’anglista altoatesino Sigfrido Borghini, zio di Eleonora, e pubblicato nel 1938, con il titolo: “Trattato delle definizioni nell'età vittoriana.”
IL CANAIO
Pronto, qui la redazione di “Il Raccoglitore”. – Chi parla? – La segretaria del direttore Grimani. – Sono il Blogger, lei è nuova? – No, signore, sono Assunta … bip … – Che cos’è questo bip? – … bip … – Assunta! – Mi dica, signore. – Mi passi il direttore. – Non c’è. – E dov’è? – È andato a Oumuamua. – E chi l’ha autorizzato? – Non lo so, signore. – Mi passi il vicedirettore, allora. – Un attimo. … signor Leonetti? – Sì? – C’è la proprietà della Rivista al telefono, il signore del blog. – Il signore del blog in persona? – No, al telefono. – Assunta, uffa, passamelo. – Subito. – Pronto, sono Leonetti. – Leonetti, chi ha pubblicato quell’articolo sul blog? – Quale, signore? – ἀριθμός. – Il direttore Grimani, signore. Perché? – Come perché? Leonetti! Leonetti! Ma hai letto l’articolo? – Stavo finendo di leggerlo, ora, signore. – Leonetti! – Signore. – Ma l’hai letto, bene? – Un po' rapidamente. – Che cos’è questa storia del segreto che non deve essere svelato e diffuso nello spazio profondo dell’Universo? – Quale segreto, signore? – Il canaio, Leonetti, il canaio! – Signor Blogger, mi permetta. – Non ti permetto niente, Leonetti! Siete licenziati tutti, tu, il tuo capo Grimani e la vostra segretaria, da subito! – Anche la segretaria, signore? – Sì, sì, tutti, ora! – Ma se l’ha appena assunta? – Chi? – Assunta, non ha sentito il bip? Era il suo assenso: assunta. – Assunta? Passami subito Assunta! – Subito. … Assunta? – Sì? – Il signore del blog. – Signore? – Sei Assunta? – Sì, grazie. – Sei licenziata! – Ma come? – Su due piedi. – Ma, signore, non ho capito, sono assunta o licenziata? – Licenziata, Assunta!
IL TRUCCO DELL’ASSUNTA
Assunta, perché piangi? – Il signore del blog, mi ha assunta e licenziata! – Su due piedi? – Sì, su due piedi, Leonetti, perché? – Niente. – Come niente? Ha scoperto il trucco dell’assunta. – Adesso, basta, Assunta. – Ma se sono stata licenziata! Che cosa devo fare? – Aggiustati il trucco degli occhi, che ti cola il rimmel dalle ciglia e ti riga la faccia. – Oddio! Corro subito a rifarmi la toeletta. – Ci mancava solo questa pagliacciata del trucco dell’assunta. – Non è una pagliacciata. – Chi parla? – Il coboldo. – E da dove vieni. – Da un post di qualche giorno fa. – E allora torna immediatamente da dove sei venuto. – Non posso. – Perché? – È un post solo abbozzato sulla “quaternità” di Jung. – E allora? – Non possiamo svolgerlo adesso. – Che cosa? – Il tema della “quaternità”. – E perché? – Urge il tema del trucco dell’Assunta. – È andato a rifarselo. – Non si tratta di cosmesi. – E di che cosa. – Di un affare cosmico, se non comico. – E non è la stessa cosa? – Quale? – Fare ordine (cosmo) nel disordine (caos). – Coboldo! – Eh? – Vattene via. – E se io me ne vado, tu con chi parli? – Non ti preoccupare. – Tornerò. – Bravo!
UN AFFARE COSMICO
Pronto, Grimani? – Sì, che vuoi, Leonetti? – Ci ha licenziati. – Sì, ho sentito, in diretta dallo spazio: tutti e tre, in tronco. – Su due piedi. – Non è la stessa cosa? – È una brutta cosa. – È tornata l’Assunta. – Quale Assunta? – La nostra Assunta. – Ah, quell’Assunta determinata: l’Assunta! Non un Assunta qualsiasi. – Grimani. – Eh? – Hai finito? Non è che sei il coboldo camuffato? – Tutti lo siamo, ne riparleremo. – Quando ritorno sulla Terra. – E quando torni? – Dopo il reportage, che tanto ha fatto infuriare quel signore lì! – Era un tuo dovere di cronaca.
(Segue)
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