venerdì 21 novembre 2025

Commento

 

                           Una beffarda eredità



6 commenti:

Silvio Minieri ha detto...

UNA BEFFARDA EREDITÀ
Rileggendo il racconto “Il servo fuggitivo”, già pubblicato diverse altre volte sul Blog, e risalente a circa otto anni d’anni fa, nel 2017, come rilevo dalla data del post “La palla d’oro”, citato nel racconto, mi sono venute alla mente alcune riflessioni. Intanto, devo dire che quest’ultimo post, per un errore prima cancellato e poi ripristinato, come si rileva dal mio racconto, in cui gioco con la sua sparizione e riapparizione, deve essere retrodatato ad alcuni anni prima. Quando, ho potuto pubblicare un numero di post superiore a quello dei primi tempi, l’ho lasciato assieme ai tre post ancora precedenti, che attraverso le loro date segnano l’inizio e lo svolgimento delle mie attività letterarie on-line, ormai stabili da una quindicina d’anni. “La palla d’oro” rappresenta un po' un mio ironico e anticipato saluto di congedo dalla comunità dei viventi, questa bella famiglia di uomini, piante, animali, che abita il nostro pianeta. È un po', in questo distacco dalla vita del pianeta, la situazione rappresentata da Borges nell’incipit del suo racconto “L’Aleph”, quando descrive l’ultimo congedo dal mondo della figura femminile tanto vagheggiata in vita. (Vedi “Il punto infinito”, post 10 maggio 2023). “L’incandescente mattina di febbraio in cui Beatriz Viterbo morì, dopo un’imperiosa agonia che non si abbandonò un solo istante al sentimentalismo né al timore, notai che le armature di ferro di Plaza Constitucion avevano cambiato non so quale avviso di sigarette; il fatto mi dolse, perché compresi che l’incessante e vasto universo già si separava da lei e che quel mutamento era il primo di una serie infinita.”
In tal senso, anch’io mi sento di prefigurare il mio ultimo giorno, il “terzo” giorno, quello socratico dell’arrivo della nave di Delo, come quello in cui anche un minimo mutamento quotidiano, sarà indicativo del fatto che l’incessante e vasto universo già si separa da me e che quel mutamento sarà il primo di una serie infinita.

Silvio Minieri ha detto...

Il recupero e la riproposizione di quel raccontino sul blog ha rappresentato allora, o almeno così leggo io oggi l’accadimento, una svolta nella mia attività letteraria. Si è trattato di un abbandono della scrittura per la carta stampata e una dedizione più esclusiva alla scrittura virtuale. In tal modo, ho abbandonato ogni mia preoccupazione di dover curare l’edizione dei miei libri, peraltro in pochissime copie, oggi custodite in diverse biblioteche nazionali ed estere. E così ho potuto lasciar andare i miei ulteriori modesti elaborati nella corrente infinita del grande fiume della scrittura virtuale, che scorre e attraversa ininterrottamente gli oscuri sottosuoli del web, per sfociare infine nel vasto e immenso oceano della blogosfera che ha ormai inondato il pianeta.
Quella data segna, in maniera più che altro simbolica, anche una svolta nella mia maniera di narrare, non più nel linguaggio dei mimi, ma in quello tradizionale del racconto, a cui peraltro apparteneva tutta la mia produzione precedente. Si è andato così accumulando tutto un materiale letterario, non ancora raccolto e ordinato in maniera organica, un corpus consistente della mia opera omnia, che rappresenta il mio lascito spirituale. A questo punto, dovrei spezzare il discorso, facendo intervenire, nella solita maniera estemporanea, quella voce dissonante e beffarda, che in poche battute sferzanti ridimensiona ogni volta tutto quello che vado dicendo. Io ho parlato di “lascito spirituale”, ma non è questa una beffa? No. E allora che cosa è? È qualcosa di più di una beffa, perché oltre a questa definizione dal sapore beffardo, tutta la mia opera sembra attraversata da uno spirito sottilmente irridente. Ma non è vero! Sì, hai ragione a dire che non è vero, il ghigno sarcastico forse appartiene soltanto a certi miei ultimi teatrini o soliloqui periodicamente postati, ed io ho finito, ahimé, per generalizzare. Ma forse non sono tutte queste parole vane? E allora perché le scrivi? Per lasciare il segno del mio passaggio sulla Terra. Ah, ecco! Ho trovato la risposta. E qual è? Quella del post 31 maggio 2010: “Il nuotatore d’inverno”. Et voilà!

Silvio Minieri ha detto...

POSTILLA
Ho associato a questo post l’immagine della Plaza Constitución di Buenos Aires, come rimando alla riflessione di Borges sulla caducità della vita, colta nel mutamento del cartellone pubblicitario della piazza, indice di quei mutamenti infiniti, che nel loro incessante fluire recano nell’oblio tutte le cose. Quali cose? Le cose di prima.

Silvio Minieri ha detto...

IL VERSO DELL’OCA

PRIMO GIORNO
Stamattina, quando mi sono svegliato, mancavano più di una ventina di minuti alle tre, credo fossero le 02.38, ma non ne sono sicuro, comunque ho pensato a che cosa dovessi pensare a quell’ora, rimanendo disteso supino nel buio. La stanza è illuminata da una sottile fessura della persiana, lasciata non chiusa perfettamente, per lasciare filtrare la luce notturna esterna, in modo che, quando mi alzo per andare alla porta, non mi muova a tentoni nelle tenebre, come quel famoso poeta dell’antichità. Chi? Quello cantato da un poeta romantico dell’Ottocento. Chi? Ugo. Chi, Foscolo? Sì, lui. E non lo sapevi dire subito? Poi capirai il perché, ora identifichiamo il poeta antico. Dammi dei lumi. “Un dí vedrete mendico un cieco errar sotto le vostre antichissime ombre, e brancolando penetrar negli avelli, e abbracciar l'urne, e interrogarle. Gemeranno gli antri secreti, e tutta narrerà la tomba Ilio raso due volte e due risorto splendidamente su le mute vie per far più bello l'ultimo trofeo ai fatati Pelidi. [...] E tu onore di pianti, Ettore, avrai ove fia santo e lagrimanto il sangue per la patria versato, e finché il Sole risplenderà su le sciagure umane.” Dovevi citare proprio tutti questi versi dei “Sepolcri”? Ho fatto un copia e incolla. Come tuo solito. Sì, anzi no. Eh già! Ho le prove. Quali? Cito gli ultimi versi, quelli su Ettore, in uno dei capitoli finali del mio secondo libro, quello edito all’inizio del secolo. Quale secolo? Questo, avendo io nella mia vita attraversato due secoli. Non potrai mai battere il record di Gadamer. È l’invidia che ti fa parlare perché sei vecchio e non hai più da campare. Abbiamo finito con le rime? Sì, comunque Gadamer ha attraversato tre secoli. Quali? Ottocento, Novecento, Duemila. Non è vero. Come? Ho consultato il web. E allora? Ecco il copia e incolla: “Hans-Georg Gadamer è stato un filosofo tedesco, considerato uno dei maggiori esponenti dell'ermeneutica filosofica, grazie alla sua opera più significativa, “Verità e metodo”. È stato allievo di Paul Natorp e Martin Heidegger. Nascita: 11 febbraio 1900, Marburgo, Germania. Morte: 13 marzo 2002, Heidelberg, Germania.” Ma è proprio vero! Che cosa? Che tu sei un Wikipedia dipendente? Eh! Che dici? Ripeti a pappagallo, e non sai quello che dici. Allora, ti rispondo con un altro copia e incolla. Eh, certo! Ecco: “I Wikipediani sono gli utenti che collaborano al progetto Wikipedia scrivendone e modificandone le voci. Chiunque può, in pochi secondi, essere un Wikipediano: basta iniziare a collaborare. Sebbene ogni utente abbia le sue aree di interesse, è sempre e comunque importante ricordare che su Wikipedia si è generalmente anonimi e comunque non esistono "esperti", ma solo fonti attendibili e terze su cui basare ogni proprio contributo.”

Silvio Minieri ha detto...

E questa è una voce di Wikipedia? Certo. E tu hai attinto da Wikipedia le informazioni su Gadamer? Sì. Allora, facciamo i calcoli. Quali? L’eminente filosofo tedesco, padre dell’Ermeneutica, quanti anni è vissuto? Centodue. E uno che nasce nel 1899 e muore nel 2001, quanti secoli attraversa nella sua vita? Tre, ma non è il caso di Gadamer. E nemmeno il tuo. Chi te l’ha detto? Ma tu non sai proprio ragionare, si vede. Tu sei attraversato dai secoli, quanti e quali che siano, ma non sei uno che li attraversa. E allora a che servono le date di nascita e di morte? Platone non ha attraversato ventisei secoli? E non è finita. Ma che c’entra, Platone è immortale, fu proclamato divino da Speusippo suo successore nella direzione dell’Accademia. Il nipote dello zio? Sì, lui. Infatti, Aristotele se ne andò scandalizzato dall’Accademia, alla fine della cerimonia di divinizzazione di Platone. Abbiamo finito con questi aneddoti? Di che cosa stavamo parlando? Della tua sveglia mattutina, anzi notturna. Hai fatto il CMOAS? Sì, quale? Quello che mi ha dato come risultato 516.025. Vediamo: la radice quadrata è 718,348801071. Hai commesso un errore. Ero condizionato dalla fretta di non dimenticare il sogno appena fatto. Quale? Quello in cui ricordavo di essere stato considerato un collega di Hugo. Ugo, vuoi dire? Ugo Foscolo? No, Victor Hugo. Foscolo non c’entra con il mio sogno. Tu sragioni non soltanto da sveglio, ma anche quando dormi. Senti, tu non solo sei un pappagallo, quando leggi e scrivi, ma anche quando fai i calcoli numerici. Tu invece sei un CMOAS, quello psichiatrico che sappiamo noi. Ti ho scoperto quando sei andato a trovare la radice quadrata sulla calcolatrice scientifica on-line. Mi hai spiato? Sì. Ma perché? Tu sai calcolare le radici quadrate a memoria? Certo, con numeri fino a sei cifre, e uno di sette. Quello di sette, un milione, è impossibile sbagliarlo, anche se tu saresti capace di una tale nefandezza. E qual è la radice quadrata di un milione? Uno. Come? Ripeto, la radice quadrata di un milione è uno, 1, l’Italia. Ma tu sei proprio da CMOAS! Ricordiamo, per i non addetti ai lavori che esistono due CMOAS, quello matematico, per il calcolo mentale (o mnemonico) operazioni aritmetiche in sequenza, e il CMOAS c. d. psichiatrico, centro medico ospedaliero assistenza sanitaria (malati di mente), per il ricovero dei frequentatori del CMOAS matematico. Infatti, non è possibile frequentare l’uno senza l’altro, provare per credere. Non sviamo il discorso, dammi la dimostrazione della tesi che il quadrato di un milione è uno o l’inverso. Allora, partiamo dalla radice quadrata: √1.000.000 =1; √1= 1; √0,000.000 = 0; 1+0 = 1; √1+0 = √1 =1. Logico, no? Sì, anche matematico. E quindi? Quindi, vedi quei due signori in camice bianco che si avvicinano? Sì. Stanno venendo a prenderti. Per portarmi dove? Al CMOAS, non ti pare? Certo, logico e matematico. E anche fattuale.

Silvio Minieri ha detto...

SECONDO GIORNO
Stamattina, niente radici quadre? Radici quadrate, vuoi dire. Sì, no. Come? Sì, radici quadrate e non radici quadre; no, niente di queste radici, ma nuova dimostrazione. Beh, e chiaro! Vieni fuori da un CMOAS. Un CMOAS al giorno e non riesci a toglierti il CMOAS di torno, per tutto il giorno. Una sorta di camicia cmoasiana? Più o meno. E quindi? Parliamo prima di 645^ e poi della radice quadrata di 1 milione uguale 1, secondo la formula, d’ora in poi, 1 milione = a, e quindi √a =1. Va bene. Ieri, mi ero sbagliato. Ieri, e non oggi? Sì, ieri, avevo calcolato mentalmente in maniera esatta. Però ti eri sbagliato. Certo, credevo di avere sbagliato, e invece non avevo sbagliato, come poi me ne sono reso conto. Senti, andiamo avanti, oggi non è ieri. Va bene, allora scriviamo la sequenza di calcolo aritmetico. Vai! Ecco: 645^ = 645 x 645 = 60 x 60 + 120 x 4 + 16 x 100 + n = 3.600 + 496 x 100 + n = 409.600 + n; n = 128 x 5 x 10 + 25 = 6.425; 409.600 + 6.425 = 416.025. Questo secondo il criterio della progressione dei numeri quadrati in corrispondenza biunivoca con la serie dei numeri dispari. Tralascio anche un altro criterio di calcolo per le moltiplicazioni a due cifre. Quello, per esempio di 64 x 64, secondo il metodo didatticamente raccomandato? Sì. E va bene, diciamolo. 64 x 64 = (6 x 64 x 10) + (4 x 64) = 3840 + 256 = 4096. Bene, come l’oca, adesso che hai fatto l’uovo, comincia a starnazzare. Domani.