Noi siamo i giovani / I giovani più giovani / Siamo l'esercito / L'esercito del Blog.
Bene, bravi, ragazzi, siete venuti per l’esame di ammissione al Blog? – Sì. – E siete venuti parafrasando il testo e cantando le note della canzone “L’esercito del surf” di Catherine Spaak? –Sì. –Avanti il primo. –Eccomi! –Seduto. –Grazie. – Chi è Mizushima? – Un sergente dell’esercito giapponese. – E di quale storia è protagonista? – L’arpa birmana. – Che cosa hai portato come scritto? – La lettera di addio di Mizushima. – Qual è il passo che ti ha maggiormente colpito? – Il richiamo del pappagallo, ripreso nel racconto di stampo memorialistico: “In cammino verso casa”. – Il finale? – Sì. – Te lo ricordi? – Sì. – Vuoi recitarlo? – “Nel silenzio della notte, sentii un fruscio, mi fermai e guardai indietro, come un’ombra furtiva alle mie spalle, un movimento nascosto, figure invisibili, e la vocetta stridula del pappagallo: “Mizushima torna in Giappone con noi!” Un attimo, poi ho di nuovo guardato in avanti e ho ripreso in direzione di Viale Europa, in cammino verso casa. – Puoi commentarlo brevemente? – Sì, l’autore s’ispira direttamente al film, tratto dal romanzo omonimo. – Ricordi la scritta in apertura e chiusura del film. – Sì, “Rossi come il sangue sono i monti e le terre della Birmania.” – Qual è il senso dell’addio di Mizushima? – La pietà dei defunti e la comunione tra tutti i vivi e tutti i morti: “Ho chiesto al bonzo che mi salvò dalla morte sul colle del triangolo di affidarmi la cura dei morti insepolti. Il capitano diceva di tornare in Giappone per collaborare alla ricostruzione del paese distrutto dalla guerra. Ricordo molto bene queste sue parole, ma quando vidi i morti giacere insepolti, preda degli avvoltoi, della dimenticanza e dell'indifferenza decisi di rimanere perché le migliaia e le migliaia di anime sapessero che una memoria d'amore le ricordava tutte ad una ad una. […] Addio amici che tornate in patria, vi confesso che non finirei mai di poter dire addio. Grazie per avermi tanto cercato, amici. Io vi ringrazio con tutto il mio cuore commosso. Io sarò qui in Birmania quando nevicherà e i monti nasconderanno la croce del sud e quando avrò sete di ricordi, quando avrò nostalgia di voi suonerò di nuovo la mia arpa.” – Bravo! Meriti la promozione a pieni voti: trenta, congratulazioni! – Grazie. – Puoi andare. – Chiamo il prossimo? – Sì, certo. – Buon giorno, eccomi! – Buon giorno, siediti. – Tu sei l’anonimo fiorentino. – Sì, lo sono. – Hai portato, per lo scritto, “Morte di un professore di zoologia”? – Sì. – Chi sono Traseo Nera e Decio Livio? – Due clowns. – Come dici? – Sono entrato nello spirito della storia e nell’anima dei personaggi. – Sì, infatti, li vedo riflessi nell’illuminarsi del tuo volto. – Sono le estroflessioni del suo autore, peraltro interscambiabili come avviene nel terzo dei nove mimi di “Morte di un professore di zoologia. – “I magri giorni.” – Sì, “I magri giorni o dell’identità e differenza tra romanzi gialli e cronaca nera. Mimo tra due recitanti in maschera da clown a zonzo pei lungarni.” –
Ricordiamo le prime battute dell’incipit? – Certo, “T- O italico latino che per la città di Dante invisibile ombra te’n vai, pensoso e vagabondo, dimmi: Quo vadis? Dove vai? D- Verso il Ponte Vecchio, non vedi? T- Vengo con te, amico. D- Poteva essere diversamente, no, dico, poteva essere diversamente? T- Sì, avrebbe potuto essere in un altro modo; ma visto che la sorte è questa, seguiamola. D- Come dire, indossiamo la nostra quotidiana maschera da clown ed affrontiamo un argomento serio o semiserio, il volto pietrificato nell’amaro riso dei buffoni. T- Certo, proprio così. D- Eh, sì. T- Bene, ora, io recito la mia parte di Traseo Nera e tu quella di Decio Livio. D- No, vorrei interpretare io il ruolo di Traseo Nera ed affidare a te quello di Decio Livio, per una ragione che poi ti spiegherò.” – T- Ed allora scambiamoci la maschera, per acquistare le nostre nuove permutate identità e dare senz’altro indugio inizio alla recita. D- Tieni, dunque! T- Ah, ecco, prendi la mia. Così, perfetto.” – Mi sai commentare brevemente queste prime battute del mimo, che abbiamo letto? – Direi, l’occasione dell’incontro, il fatto accidentale, che viene in certo modo accettato. È come dire l’accettazione del ruolo della propria vita, l’amor fati di Nietzsche, vivere consapevolmente la propria vita, in cui ci si è trovati a vivere, la vita avuta in sorte. E la sorte dei due protagonisti è quella di recitare una certa loro parte di buffoni, il nascondere il tragico della vita dietro la maschera di tutti i giorni. – “Il faut savoir cacher ses larmes sous le masque de tous les jours.” – Sono le parole della canzone di Charles Aznavour, “Il faut savoir”, che hanno ispirato una poesia del nostro autore: “La maschera e i giorni”, tradotta in francese: “Le masque et les jours.” – Bravo! Hai colto un punto centrale del pensiero del nostro autore. Sai dirmene altri? – Un altro nodo cruciale è l’explicit del mimo in commento. – Vogliamo recitare le battute finali del copione che abbiamo davanti? – Certo. “T- Decio Livio, da quando ti sei messo la mia maschera di Traseo Nera, mi sembri imbambolato. Forse stanotte non hai dormito bene? Stai rispondendo soltanto: “Ah!”, “Eh!”, “Come?” D- Ehi! E non spingere! T- Decio Livio, ti sto dando soltanto qualche spintone per svegliarti. D- Io sono Traseo Nera. T- Ah! Ti sei svegliato, Decio, restando nella parte dell’attore. Bravo! Traseo Nera, mia identità, restituiscimi la maschera, così riprendo le mie fattezze, perché nello scambiarci i ruoli, mi sembra come se ognuno di noi due parlasse soltanto a sé stesso, il vaniloquio di un pazzo, sotto maschere differenti.” – Qual è dunque la spiegazione di questo espediente, ovvero lo scambio delle maschere? – Tralasciando la distinzione tra personaggio e attore, il fine è quello recitato nella battuta finale: “Il vaniloquio di un pazzo sotto maschere differenti.” – La vanità della vita e del tutto? – "Vanitas vanitatum, et omnia vanitas", "vanità delle vanità, tutto è vanità", “l’Ecclesiaste”, in ebraico Qoèlet. –Bravo! Meriti la promozione a pieni voti, trenta. – Grazie. – Il prossimo. – Professore, sono il collaboratore scolastico alias il bidello, dobbiamo interrompere, pausa ricreazione. – E spuntino, vedo che hai il panino pronto, buon appetito. – Grazie professore, vuole favorire? – No, grazie, esco per prendere un caffè. – Un dovere.
Buon giorno professore – Buongiorno, signor bidello, ha visto che cosa è successo ieri? – Abbiamo perso con la Norvegia al calcio, ma abbiamo vinto al tennis con Sinner. – No, dicevo quello che è successo nella nostra cronaca, non nella cronaca nazionale. – Che cosa è successo? – La rivista letteraria on-line “Il Raccoglitore” ha pubblicato il nostro primo verbale d’esame. – Ah! – Mi chiama per favore il segretario della commissione. – Subito, professore. – Eccomi, presidente. – Segretario, ha passato lei il verbale dell’esame alla rivista on-line “Il Raccoglitore”? – È venuto a raccoglierlo un fattorino. – A raccogliere che cosa? – Il verbale d’esame. – Hanno messo pure la goliardata dei giovani, e in copertina Catherine Spaak. – Presidente, io ho verbalizzato lo svolgimento dell’esame. – Va bene, segretario, ora telefono alla Rivista, sperando che oggi siano meno disinvolti, come dire meno allegri, nella pubblicazione. – Ecco il numero di telefono, presidente. – Ah! Aveva pure il contatto telefonico. – Il numero, soltanto il numero, presidente. – Va bene, ora chiamo. – Pronto, qui la segreteria della rivista “Il Raccoglitore”, chi parla? – Sono il presidente della commissione d’esame dei candidati all’ammissione al Blog. – Sì, prego. – Mi fa parlare con il direttore. – Il dottore è fuori stanza. – È andato al Ministero? – Non lo so, quando torna, la faccio richiamare. – No, gli dica che almeno nella copertina di oggi metta Mizushima. – Chi? –Il sergente giapponese dell’arpa birmana. –Il giapponese? – Sì, quello del pappagallo, il direttore capirà. – Va bene, il pappagallo giapponese, riferirò. – Grazie. – Et voilà! – Che cosa ha detto, presidente? – Il pappagallo giapponese, poi et voilà! e ha chiuso. – Ma non era meglio Catherine Spaak? –È defunta. –Non per noi, l’eterna adolescente. – Segretario, cominciamo l’esame. – Chi è il candidato? – Eccomi, sono Gordiano Gordiani. – Ah, il candidato per entrambe le materie: scientifica e umanistica. – Sì, sono io. – Cominciamo con l’aritmetica mnemonica: il quadrato di 737^. – Allora, 532.900 + 10.269 = 543.169. – Complimenti! Hai individuato il segreto del calcolo mnemonico: la divisione in due dell’espressione aritmetica. – Grazie. – Ora, spieghiamo la sequenza delle operazioni aritmetiche. – Scriviamo: 737^ = 70 x 70 + (140 x 3) + 9 x 100 = 4.900 + 429 x 100 = 532.900; 146 x 7 + 49 = 10.269 + 532.900 = 543.169. – Perché moltiplichiamo 140 x 3? – Il calcolo mnemonico segue una stringa orizzontale, in quanto risulta difficile compiere l’operazione mentalmente, seguendo l’ordine scritto in colonna della moltiplicazione di numeri a tre cifre. L’elemento principale del calcolo mentale è dato dalle due serie di numeri, quelli naturali e i quadrati, i cui termini sono in corrispondenza biunivoca tra loro, e facilmente ricordabili. 1,2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10; 1, 4, 9, 16, 25, 36, 49, 64, 81, 100. Per calcolare il quadrato di un numero a tre cifre, bisogna prima calcolare il quadrato delle prime due cifre del numero, nel nostro caso 73^ = 73 x 73. La moltiplicazione si semplifica calcolando prima il quadrato di 70^ = 70 x 70 = 4.900.
– Non è più veloce calcolare direttamente 73 x 73? – Facciamo la prova, immaginando l’operazione con le cifre in colonna: 73 x 73 = 219 + 511 = 5329. Notiamo che il calcolo con le cifre in colonna presenta un grado di difficoltà maggiore rispetto al calcolo sequenziale. – Proviamo con 73 x 70 + (73 x 3) = 5110 + 219 = 5329. – Seguendo le regole dell’aritmetica mnemonica, la cifra 0 semplifica il calcolo delle operazioni in sequenza 70 x 70 + (140 x 3) + 9 = 5329. – Spieghiamo, allora, (140 x 3). – La regola stabilisce il raddoppio della prima cifra del numero, di cui si deve calcolare il quadrato, come si rileva dalla tabella di calcolo, nella corrispondenza biunivoca tra la serie dei numeri naturali e quella dei numeri dispari.
La prima cifra del primo termine della serie dei dispari è il doppio della cifra del primo termine della serie dei numeri naturali. – Va bene, non approfondiamo il criterio di costruzione delle tavole di calcolo dell’aritmetica mnemonica; ma vediamo perché il numero doppio, ricavato dal confronto tabellare, nel nostro caso il 14, che genera il 140, raddoppio del 70, si moltiplica per 3 e si somma poi con 9. – Nella corrispondenza biunivoca della serie dei numeri naturali con quella dei quadrati, il 3, seconda cifra di 737, indica il terzo termine delle due serie, ossia 3 e 9. La stringa 140, generata dal raddoppio di 70, si sviluppa secondo la progressione dei numeri dispari: 141, 143, 145, 147, 149, 151, 153, 155, 157, 159. La somma dei primi 3 numeri, 141 + 142 + 143 = 429, spiega il (140 x 3) + 9 = 429, dove il 9 è il terzo termine della serie dei quadrati. Nell’economia delle operazioni il (140 x 3) + 9 indica il 429 da sommare al semplice 70 x 70 = 4900, risultato 5329. Infatti, al 70 x 70 mancano tre 70 e settantatré 3, ovvero (3 x 70) + (73 x 3) = (3 x 70) + (70 x 3) + (3 x 3) = 2 (70 x 3) + 9 = (140 x 3) + 9 = 429. – Ottima la tua spiegazione, Gordiano, ed esauriente per mostrare le tue conoscenze di aritmetica mnemonica e delle sue tavole di calcolo. Ora passiamo dalla materia scientifica a quella umanistica, ovvero dalle scienze della natura a quelle dell’uomo.
IL TEMPO VUOTO Allora, per lo scritto, Gordiano, che hai portato? – Exaiphnes. – Bravo! Kierkegaard. – L’istante, il tempo vuoto. … Avendo il candidato mostrato una notevole capacità e bravura nello svolgimento del tema filosofico scelto, tale da meritargli la lode, oltre il trenta nella materia scientifica, il “Raccoglitore” ha ritenuto di premiarlo, pubblicando l’elaborato scritto della sua dissertazione, non appena ne perverrà copia. – Quando? – Uffa, zitto! – Eh, già!
‘Kde domov muj’? ‘Dov’è la mia patria?’ Non è un inno di guerra, non auspica la rovina di nessuno, canta senza retorica il paesaggio della Boemia con i suoi colli e pendii, le pianure e le betulle, i pascoli e i tigli ombrosi, i piccoli ruscelli. Canta il paese dove siamo a casa nostra, è stato bello difendere questa terra, bello amare la nostra patria (Milena Jesenskà)
Copenaghen
Bruxelles Louiza
“Dobbiamo pensare che ciascuno di noi, esseri viventi, è come una prodigiosa marionetta realizzata dalla divinità, per gioco o per uno scopo serio, questo non lo sappiamo." (Platone, Leggi, 1, 644e)
6 commenti:
[N. d. B.]
“Il Raccoglitore” pubblica il primo e il secondo verbale d’esame d’ammissione al Blog.
PRIMO VERBALE
Noi siamo i giovani / I giovani più giovani / Siamo l'esercito / L'esercito del Blog.
Bene, bravi, ragazzi, siete venuti per l’esame di ammissione al Blog? – Sì. – E siete venuti parafrasando il testo e cantando le note della canzone “L’esercito del surf” di Catherine Spaak? –Sì. –Avanti il primo. –Eccomi! –Seduto. –Grazie. – Chi è Mizushima? – Un sergente dell’esercito giapponese. – E di quale storia è protagonista? – L’arpa birmana. – Che cosa hai portato come scritto? – La lettera di addio di Mizushima. – Qual è il passo che ti ha maggiormente colpito? – Il richiamo del pappagallo, ripreso nel racconto di stampo memorialistico: “In cammino verso casa”. – Il finale? – Sì. – Te lo ricordi? – Sì. – Vuoi recitarlo? – “Nel silenzio della notte, sentii un fruscio, mi fermai e guardai indietro, come un’ombra furtiva alle mie spalle, un movimento nascosto, figure invisibili, e la vocetta stridula del pappagallo: “Mizushima torna in Giappone con noi!” Un attimo, poi ho di nuovo guardato in avanti e ho ripreso in direzione di Viale Europa, in cammino verso casa. – Puoi commentarlo brevemente? – Sì, l’autore s’ispira direttamente al film, tratto dal romanzo omonimo. – Ricordi la scritta in apertura e chiusura del film. – Sì, “Rossi come il sangue sono i monti e le terre della Birmania.” – Qual è il senso dell’addio di Mizushima? – La pietà dei defunti e la comunione tra tutti i vivi e tutti i morti: “Ho chiesto al bonzo che mi salvò dalla morte sul colle del triangolo di affidarmi la cura dei morti insepolti. Il capitano diceva di tornare in Giappone per collaborare alla ricostruzione del paese distrutto dalla guerra. Ricordo molto bene queste sue parole, ma quando vidi i morti giacere insepolti, preda degli avvoltoi, della dimenticanza e dell'indifferenza decisi di rimanere perché le migliaia e le migliaia di anime sapessero che una memoria d'amore le ricordava tutte ad una ad una. […] Addio amici che tornate in patria, vi confesso che non finirei mai di poter dire addio. Grazie per avermi tanto cercato, amici. Io vi ringrazio con tutto il mio cuore commosso. Io sarò qui in Birmania quando nevicherà e i monti nasconderanno la croce del sud e quando avrò sete di ricordi, quando avrò nostalgia di voi suonerò di nuovo la mia arpa.” – Bravo! Meriti la promozione a pieni voti: trenta, congratulazioni! – Grazie. – Puoi andare. – Chiamo il prossimo? – Sì, certo. – Buon giorno, eccomi! – Buon giorno, siediti. – Tu sei l’anonimo fiorentino. – Sì, lo sono. – Hai portato, per lo scritto, “Morte di un professore di zoologia”? – Sì. – Chi sono Traseo Nera e Decio Livio? – Due clowns. – Come dici? – Sono entrato nello spirito della storia e nell’anima dei personaggi. – Sì, infatti, li vedo riflessi nell’illuminarsi del tuo volto. – Sono le estroflessioni del suo autore, peraltro interscambiabili come avviene nel terzo dei nove mimi di “Morte di un professore di zoologia. – “I magri giorni.” – Sì, “I magri giorni o dell’identità e differenza tra romanzi gialli e cronaca nera. Mimo tra due recitanti in maschera da clown a zonzo pei lungarni.” –
Ricordiamo le prime battute dell’incipit? – Certo, “T- O italico latino che per la città di Dante invisibile ombra te’n vai, pensoso e vagabondo, dimmi: Quo vadis? Dove vai? D- Verso il Ponte Vecchio, non vedi? T- Vengo con te, amico. D- Poteva essere diversamente, no, dico, poteva essere diversamente? T- Sì, avrebbe potuto essere in un altro modo; ma visto che la sorte è questa, seguiamola. D- Come dire, indossiamo la nostra quotidiana maschera da clown ed affrontiamo un argomento serio o semiserio, il volto pietrificato nell’amaro riso dei buffoni. T- Certo, proprio così. D- Eh, sì. T- Bene, ora, io recito la mia parte di Traseo Nera e tu quella di Decio Livio. D- No, vorrei interpretare io il ruolo di Traseo Nera ed affidare a te quello di Decio Livio, per una ragione che poi ti spiegherò.” – T- Ed allora scambiamoci la maschera, per acquistare le nostre nuove permutate identità e dare senz’altro indugio inizio alla recita. D- Tieni, dunque! T- Ah, ecco, prendi la mia. Così, perfetto.” – Mi sai commentare brevemente queste prime battute del mimo, che abbiamo letto? – Direi, l’occasione dell’incontro, il fatto accidentale, che viene in certo modo accettato. È come dire l’accettazione del ruolo della propria vita, l’amor fati di Nietzsche, vivere consapevolmente la propria vita, in cui ci si è trovati a vivere, la vita avuta in sorte. E la sorte dei due protagonisti è quella di recitare una certa loro parte di buffoni, il nascondere il tragico della vita dietro la maschera di tutti i giorni. – “Il faut savoir cacher ses larmes sous le masque de tous les jours.” – Sono le parole della canzone di Charles Aznavour, “Il faut savoir”, che hanno ispirato una poesia del nostro autore: “La maschera e i giorni”, tradotta in francese: “Le masque et les jours.” – Bravo! Hai colto un punto centrale del pensiero del nostro autore. Sai dirmene altri? – Un altro nodo cruciale è l’explicit del mimo in commento. – Vogliamo recitare le battute finali del copione che abbiamo davanti? – Certo. “T- Decio Livio, da quando ti sei messo la mia maschera di Traseo Nera, mi sembri imbambolato. Forse stanotte non hai dormito bene? Stai rispondendo soltanto: “Ah!”, “Eh!”, “Come?” D- Ehi! E non spingere! T- Decio Livio, ti sto dando soltanto qualche spintone per svegliarti. D- Io sono Traseo Nera. T- Ah! Ti sei svegliato, Decio, restando nella parte dell’attore. Bravo! Traseo Nera, mia identità, restituiscimi la maschera, così riprendo le mie fattezze, perché nello scambiarci i ruoli, mi sembra come se ognuno di noi due parlasse soltanto a sé stesso, il vaniloquio di un pazzo, sotto maschere differenti.” – Qual è dunque la spiegazione di questo espediente, ovvero lo scambio delle maschere? – Tralasciando la distinzione tra personaggio e attore, il fine è quello recitato nella battuta finale: “Il vaniloquio di un pazzo sotto maschere differenti.” – La vanità della vita e del tutto? – "Vanitas vanitatum, et omnia vanitas", "vanità delle vanità, tutto è vanità", “l’Ecclesiaste”, in ebraico Qoèlet. –Bravo! Meriti la promozione a pieni voti, trenta. – Grazie. – Il prossimo. – Professore, sono il collaboratore scolastico alias il bidello, dobbiamo interrompere, pausa ricreazione. – E spuntino, vedo che hai il panino pronto, buon appetito. – Grazie professore, vuole favorire? – No, grazie, esco per prendere un caffè. – Un dovere.
SECONDO VERBALE
Buon giorno professore – Buongiorno, signor bidello, ha visto che cosa è successo ieri? – Abbiamo perso con la Norvegia al calcio, ma abbiamo vinto al tennis con Sinner. – No, dicevo quello che è successo nella nostra cronaca, non nella cronaca nazionale. – Che cosa è successo? – La rivista letteraria on-line “Il Raccoglitore” ha pubblicato il nostro primo verbale d’esame. – Ah! – Mi chiama per favore il segretario della commissione. – Subito, professore. – Eccomi, presidente. – Segretario, ha passato lei il verbale dell’esame alla rivista on-line “Il Raccoglitore”? – È venuto a raccoglierlo un fattorino. – A raccogliere che cosa? – Il verbale d’esame. – Hanno messo pure la goliardata dei giovani, e in copertina Catherine Spaak. – Presidente, io ho verbalizzato lo svolgimento dell’esame. – Va bene, segretario, ora telefono alla Rivista, sperando che oggi siano meno disinvolti, come dire meno allegri, nella pubblicazione. – Ecco il numero di telefono, presidente. – Ah! Aveva pure il contatto telefonico. – Il numero, soltanto il numero, presidente. – Va bene, ora chiamo. – Pronto, qui la segreteria della rivista “Il Raccoglitore”, chi parla? – Sono il presidente della commissione d’esame dei candidati all’ammissione al Blog. – Sì, prego. – Mi fa parlare con il direttore. – Il dottore è fuori stanza. – È andato al Ministero? – Non lo so, quando torna, la faccio richiamare. – No, gli dica che almeno nella copertina di oggi metta Mizushima. – Chi? –Il sergente giapponese dell’arpa birmana. –Il giapponese? – Sì, quello del pappagallo, il direttore capirà. – Va bene, il pappagallo giapponese, riferirò. – Grazie. – Et voilà! – Che cosa ha detto, presidente? – Il pappagallo giapponese, poi et voilà! e ha chiuso. – Ma non era meglio Catherine Spaak? –È defunta. –Non per noi, l’eterna adolescente. – Segretario, cominciamo l’esame. – Chi è il candidato? – Eccomi, sono Gordiano Gordiani. – Ah, il candidato per entrambe le materie: scientifica e umanistica. – Sì, sono io. – Cominciamo con l’aritmetica mnemonica: il quadrato di 737^. – Allora, 532.900 + 10.269 = 543.169. – Complimenti! Hai individuato il segreto del calcolo mnemonico: la divisione in due dell’espressione aritmetica. – Grazie. – Ora, spieghiamo la sequenza delle operazioni aritmetiche. – Scriviamo: 737^ = 70 x 70 + (140 x 3) + 9 x 100 = 4.900 + 429 x 100 = 532.900; 146 x 7 + 49 = 10.269 + 532.900 = 543.169. – Perché moltiplichiamo 140 x 3? – Il calcolo mnemonico segue una stringa orizzontale, in quanto risulta difficile compiere l’operazione mentalmente, seguendo l’ordine scritto in colonna della moltiplicazione di numeri a tre cifre. L’elemento principale del calcolo mentale è dato dalle due serie di numeri, quelli naturali e i quadrati, i cui termini sono in corrispondenza biunivoca tra loro, e facilmente ricordabili. 1,2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10; 1, 4, 9, 16, 25, 36, 49, 64, 81, 100. Per calcolare il quadrato di un numero a tre cifre, bisogna prima calcolare il quadrato delle prime due cifre del numero, nel nostro caso 73^ = 73 x 73. La moltiplicazione si semplifica calcolando prima il quadrato di 70^ = 70 x 70 = 4.900.
– Non è più veloce calcolare direttamente 73 x 73? – Facciamo la prova, immaginando l’operazione con le cifre in colonna: 73 x 73 = 219 + 511 = 5329. Notiamo che il calcolo con le cifre in colonna presenta un grado di difficoltà maggiore rispetto al calcolo sequenziale. – Proviamo con 73 x 70 + (73 x 3) = 5110 + 219 = 5329. – Seguendo le regole dell’aritmetica mnemonica, la cifra 0 semplifica il calcolo delle operazioni in sequenza 70 x 70 + (140 x 3) + 9 = 5329. – Spieghiamo, allora, (140 x 3). – La regola stabilisce il raddoppio della prima cifra del numero, di cui si deve calcolare il quadrato, come si rileva dalla tabella di calcolo, nella corrispondenza biunivoca tra la serie dei numeri naturali e quella dei numeri dispari.
1^ 2^ 3^ 4^ 5^ 6^ 7^ 8^ 9^ 10^
1. 4. 9. 16. 25 36 49 64 81 100
1. 3. 5. 7. 9. 11.13.15. 17.19.
11^ 12^ 13^ 14^ 15^ 16^ 17^ 18^ 19^ 20^
121 144 169 196 225 256 289 324 361 400
21. 23. 25. 27. 29. 31. 33. 35. 37. 39
21^ 22^ 23^ 24^ 25^ 26^ 27^ 28^ 29^ 30^
441 484 529 576 625 676 729 784 841 900
41. 43. 45. 47. 49. 51. 53. 55. 57. 59
31^ 32^ 33^ 34^ 35^ 36^ 37^ 38^ 39^ 40^
961 024 079 156 225 296 369 444 521 4000
61. 63. 65. 67. 69. 71. 73. 75. 77. 79
La prima cifra del primo termine della serie dei dispari è il doppio della cifra del primo termine della serie dei numeri naturali. – Va bene, non approfondiamo il criterio di costruzione delle tavole di calcolo dell’aritmetica mnemonica; ma vediamo perché il numero doppio, ricavato dal confronto tabellare, nel nostro caso il 14, che genera il 140, raddoppio del 70, si moltiplica per 3 e si somma poi con 9. – Nella corrispondenza biunivoca della serie dei numeri naturali con quella dei quadrati, il 3, seconda cifra di 737, indica il terzo termine delle due serie, ossia 3 e 9. La stringa 140, generata dal raddoppio di 70, si sviluppa secondo la progressione dei numeri dispari: 141, 143, 145, 147, 149, 151, 153, 155, 157, 159. La somma dei primi 3 numeri, 141 + 142 + 143 = 429, spiega il (140 x 3) + 9 = 429, dove il 9 è il terzo termine della serie dei quadrati. Nell’economia delle operazioni il (140 x 3) + 9 indica il 429 da sommare al semplice 70 x 70 = 4900, risultato 5329. Infatti, al 70 x 70 mancano tre 70 e settantatré 3, ovvero (3 x 70) + (73 x 3) = (3 x 70) + (70 x 3) + (3 x 3) = 2 (70 x 3) + 9 = (140 x 3) + 9 = 429. – Ottima la tua spiegazione, Gordiano, ed esauriente per mostrare le tue conoscenze di
aritmetica mnemonica e delle sue tavole di calcolo. Ora passiamo dalla materia scientifica a quella umanistica, ovvero dalle scienze della natura a quelle dell’uomo.
IL TEMPO VUOTO
Allora, per lo scritto, Gordiano, che hai portato? – Exaiphnes. – Bravo! Kierkegaard. – L’istante, il tempo vuoto. …
Avendo il candidato mostrato una notevole capacità e bravura nello svolgimento del tema filosofico scelto, tale da meritargli la lode, oltre il trenta nella materia scientifica, il “Raccoglitore” ha ritenuto di premiarlo, pubblicando l’elaborato scritto della sua dissertazione, non appena ne perverrà copia. – Quando? – Uffa, zitto! – Eh, già!
Posta un commento