SECONDO GIORNO DEL SECONDO GIORNO Oggi, cominciamo proprio con il piede storto. – Perché? – Che significa: “Secondo giorno del secondo giorno”? – Che questo tal giorno, vale a dire oggi, non è il terzo giorno, come auspichi tu. – In che senso “come auspichi tu”? – Sai bene che il terzo giorno dopo l’arrivo della nave di Delo, io avrò raggiunto Ftia ricca di zolle. – E allora facciamo una cosa. – Che cosa? – Citiamo, ancora una volta, il brano del dialogo platonico, dove si parla di questo fatale “terzo giorno”. – Direi esiziale, più che fatale. – Dobbiamo pubblicarlo ancora, anche se lo abbiamo già fatto in passato. – Va bene, allora parti con il copia incolla. – Subito. SOCRATE Ma perché, dunque, sei venuto così presto? CRITONE Per portarti, o Socrate, una notizia cattiva non per te, come mi sembra, ma sia cattiva sia dolorosa per me e per tutti i tuoi amici, (notizia) che io, a quanto mi pare, potrei sopportare in modo quanto mai doloroso. SOCRATE Quale notizia? Forse è giunta da Delo la nave, al cui arrivo bisogna che io muoia? CRITONE In realtà non è proprio arrivata, ma almeno a quanto mi pare arriverà oggi da quanto riferiscono alcuni che sono giunti da Sunio e che l'hanno lasciata là. È chiaro, dunque, da questo che arriverà oggi, e allora sarà inevitabile per domani, o Socrate, che tu muoia. (“Critone”, 43c) CRITONE Ma, dunque, qual è stato il sogno? SOCRATE Mi sembrava che una donna bella di aspetto elegante, che indossava abiti bianchi, accostatasi a me, mi chiamasse e dicesse: "O Socrate, al terzo giorno potresti giungere a Ftia dalle fertili zolle." CRITONE Strano il sogno, o Socrate! SOCRATE Eppure, chiaro, come almeno mi sembra, o Critone. CRITONE Anche troppo, a quanto pare. Ma, o carissimo Socrate, ancora una volta dammi retta e salvati. (“Critone”, 44a) Questa è la nave, come dicono gli Ateniesi, nella quale Teseo una volta partì verso Creta conducendo quei famosi "due volte sette" e li salvò e lui stesso si salvò. Ad Apollo dunque fecero voto allora, come si dice, che se si fossero salvati, ciascun anno avrebbero inviato una processione a Delo, spedizione che appunto sempre anche adesso da quel tempo ogni anno ancora mandano al dio. Quando dunque iniziano la processione è norma per loro in questo tempo mantenere pura la città e non uccidere nessuno per pubblico decreto, prima che la nave sia giunta a Delo e di nuovo qui; e questo talvolta accade in molto tempo, quando capita che i venti li trattengano. E inizio della processione è quando il sacerdote di Apollo incorona la poppa della nave, e questo capitò, come dico, che fosse accaduto nel giorno precedente al processo. Per questi motivi fu anche molto per Socrate il tempo (trascorso) nel carcere tra il processo e la morte. (“Fedone”, 58ac) Chiarito, dunque, che quando arriverà questa nave da Delo, tu devi bere la cicuta e andartene fuori dalle scene. – Di che scene parli? – Le scene di questa nostra vita. – Ah, ecco! – Chiarito il quando, domandiamoci quando arriverà questo quando. – Io conosco un metodo per saperlo. – E quale? – Vatti a fare una nuotatina nelle acque dell’Egeo, e quando arriverai a Delo, spia se hanno inalberato le vele della nave, poi calcola la velocità del vento e la distanza da qui a Delo, e saprai quando giungerà qui il veliero. – Ridi, ridi, che prima o dopo, arriva. – Io non rido, ma mi fido. – Di che cosa? – Di tutte le cose. – Passano. – Passerai anche tu. – E perché mi guardi male con l’occhio? – Quale occhio? – Il malocchio. – Pausa caffè. – Va bene.
L’ARTISTA DELL’ARITMETICA Allora, ricominciamo dal 645^, il calcolo errato, cioè non errato, ma creduto errato. – Spiega perché hai errato. – Perché mentre mi alzavo e scendevo in salotto, cercando di memorizzare il risultato acquisito, ero condizionato da un ricordo della notte, che non volevo smarrire nella memoria. – E quindi i ricordi cozzavano contro il calcolo numerico e lo ammaccavano. – Non potevi spiegarti meglio per descrivere l’incidente. – Parliamo delle ammaccature. – Per non perdere il risultato acquisito, ho rifatto male il calcolo della prima parte dell’espressione aritmetica, secondo la nostra regola. – La tua regola. – Ecco, i numeri sono impalliditi, ho cercato di rianimarli e li ho colorati un po' troppo vivacemente. – Una pittura più intensa del 416.025, diventato 516.025. – E quindi l’errore della radice quadrata. –Un nulla, di fronte alla tua ultima sbruffonata. – Quale? – √1.000.000 = 1. – Non ci crederai, ma è un calcolo con applicazioni pratiche sorprendenti. – Tipo, i 102 anni di Gadamer, con la nascita retrodatata. – Tu non sei fatto per la matematica, tu non sei un artista dell’aritmetica, tu sei un povero, piccolo, internettista. – Senti, artista, dimostra √1.000.000 = 1. – Subito. – Siamo tutto orecchi. – Allora, stabiliamo i simboli: 1 milione = a. D’accordo? – Sì, d’accordo. – Ora scriviamo la tesi da dimostrare: √a = 1. – Poi? – Poi scriviamo due espressioni aritmetiche uguali, e se riusciamo a dimostrare l’eguaglianza dei due diversi risultati, avremo √a = 1. – Bene, scrivi. – Ecco: √a x 0 + 1 – 0/0 = 1; √a x 0 + 1 – 0/0 = √a; quindi √a = 1. – Sono curioso di conoscere la spiegazione, soprattutto della seconda espressione. – Ti accontento subito. Ecco la prima: radice quadrata di a per zero, uguale zero, più uno, uguale uno, meno la frazione 0/0, uguale uno. Infatti, la divisione 0:0 è impossibile, perché qualsiasi numero diviso zero, diciamo, dà un risultato che si perde all’infinito, e quindi il quoziente non è misurabile. – Fin qui, ci siamo, adesso spiega la seconda. – Certo, però, ti prego di non interrompermi, ci confrontiamo alla fine. – Va bene. – Allora: radice quadrata di a per zero 0, uguale radice quadrata di a. – Come? – Ti prego di non interrompere. – Va bene. – Più uno, uguale radice quadrata di a più uno, meno zero fratto zero, uguale radice di a. – Allora. – Un attimo, scrivo in simboli e poi rispondo puntualmente ad ogni tua obiezione. – D’accordo. – √a x 0 = √a; √a + 1 = √a + 1; √a + 1 - 0/0 = √a – 1 = √a. Ora comincia tu con la prima obiezione, ossia un numero moltiplicato per zero, non rimane inalterato, ma il suo prodotto è zero. Non è così? – Sì, è così. – Infatti, n x 0 = 0, e 0 x n = 0, perché invertendo l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia.
Proseguo io: la moltiplicazione tra il moltiplicando zero e il moltiplicatore n consiste in una serie di addizioni, tante quante sono quelle del numero del moltiplicatore. Es.: 4 x 3 = 12 = 4 + 4 + 4 = 12. Poi interviene la regola, per cui invertendo l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia. Infatti, nell’esempio dato, 3 x 4 = 12, come dire 3 + 3 + 3 + 3 = 12. – Ottimo. – Ed ora sostituiamo 3 con 0. – Procedo io, questa volta: 0 x 4 = 0 + 0 + 0 + 0 = 0; 4 x 0 = 0, infatti 4, 0 volte 0, uguale 0. – Quindi, non rimane inalterato, come dici tu? – No, un numero moltiplicato per zero non rimane inalterato, ma il risultato è sempre zero. Questo perché lo zero è l'elemento assorbente della moltiplicazione; la sua presenza in un prodotto lo annulla sempre. – Come? – Ipse dixit. – Chi? – La IA, l’Intelligenza Artificiale. – E quindi? – Spiegazione: La regola matematica stabilisce che qualsiasi numero moltiplicato per zero dà come risultato zero. Questo avviene perché la moltiplicazione per zero annulla il numero originale. – Scusa, amico, ovviamente amico delle ciliegie, ma non sei tu stesso a ricordarmi la regola matematica? E poi, quando fai il calcolo, non la applichi, ma la violi, e non mi hai dato ancora la spiegazione. – Ti do due spiegazioni. – Discutiamo la prima. – Alcuni utenti, 4, si recano in biblioteca, per ritirare ognuno 3 libri. Il bibliotecario prende dallo scaffale i libri e ne consegna ad ognuno 3. Qual è il risultato della distribuzione, intesa come operazione aritmetica? – Quattro per tre dodici, in cifre: 4 x 3 =12. – E si può anche considerare l’inverso. – Certo, considerando come moltiplicando dell’operazione aritmetica non più il numero dei libri, ma quello degli utenti, e come moltiplicatore il numero dei libri in distribuzione. – In simboli matematici: 3 x 4 =12. – Adesso, seguimi, rappresentiamo l’operazione: 4 x 0 = 0. Vi sono 4 libri e 0 utenti, siamo d’accordo? – Sì. – Bene, lascio a te la spiegazione. – I quattro (4) libri non vengono distribuiti, perché non vi sono (0) utenti. – Quindi, la distribuzione non avviene? È come dire che non si fa la moltiplicazione, ossia il quattro non si moltiplica per lo zero. – No, il moltiplicando 4 (libri) per il moltiplicatore 0 (utenti) dà 0 come risultato dell’operazione (distribuzione libri). – Se intendiamo la distribuzione come l’operazione aritmetica della moltiplicazione, nel nostro caso (4 x 0 = 0), la distribuzione è avvenuta o non è avvenuta? – È avvenuta invano, come dire il niente distribuito ha assorbito il quattro da distribuire. – Sì, ma i quattro libri sono rimasti là. – Dove? – Nello scaffale. – Io non li vedo. – No, li vedi nell’immaginazione. – Neppure immaginando i quattro libri nello scaffale, li vedo. – Ma come? – Vedo i libri, ma non vedo il numero 4 di quei libri. – Non sai contare. – I numeri sono astratti dalla quantità che rappresentano, ecco perché non li vedo. – Stiamo scivolando pericolosamente. – Dove? – Fin dentro una caverna. – Parliamone domani. – È meglio.
‘Kde domov muj’? ‘Dov’è la mia patria?’ Non è un inno di guerra, non auspica la rovina di nessuno, canta senza retorica il paesaggio della Boemia con i suoi colli e pendii, le pianure e le betulle, i pascoli e i tigli ombrosi, i piccoli ruscelli. Canta il paese dove siamo a casa nostra, è stato bello difendere questa terra, bello amare la nostra patria (Milena Jesenskà)
Copenaghen
Bruxelles Louiza
“Dobbiamo pensare che ciascuno di noi, esseri viventi, è come una prodigiosa marionetta realizzata dalla divinità, per gioco o per uno scopo serio, questo non lo sappiamo." (Platone, Leggi, 1, 644e)
3 commenti:
SECONDO GIORNO DEL SECONDO GIORNO
Oggi, cominciamo proprio con il piede storto. – Perché? – Che significa: “Secondo giorno del secondo giorno”? – Che questo tal giorno, vale a dire oggi, non è il terzo giorno, come auspichi tu. – In che senso “come auspichi tu”? – Sai bene che il terzo giorno dopo l’arrivo della nave di Delo, io avrò raggiunto Ftia ricca di zolle. – E allora facciamo una cosa. – Che cosa? – Citiamo, ancora una volta, il brano del dialogo platonico, dove si parla di questo fatale “terzo giorno”. – Direi esiziale, più che fatale. – Dobbiamo pubblicarlo ancora, anche se lo abbiamo già fatto in passato. – Va bene, allora parti con il copia incolla. – Subito.
SOCRATE Ma perché, dunque, sei venuto così presto? CRITONE Per portarti, o Socrate, una notizia cattiva non per te, come mi sembra, ma sia cattiva sia dolorosa per me e per tutti i tuoi amici, (notizia) che io, a quanto mi pare, potrei sopportare in modo quanto mai doloroso. SOCRATE Quale notizia? Forse è giunta da Delo la nave, al cui arrivo bisogna che io muoia? CRITONE In realtà non è proprio arrivata, ma almeno a quanto mi pare arriverà oggi da quanto riferiscono alcuni che sono giunti da Sunio e che l'hanno lasciata là. È chiaro, dunque, da questo che arriverà oggi, e allora sarà inevitabile per domani, o Socrate, che tu muoia. (“Critone”, 43c)
CRITONE Ma, dunque, qual è stato il sogno? SOCRATE Mi sembrava che una donna bella di aspetto elegante, che indossava abiti bianchi, accostatasi a me, mi chiamasse e dicesse: "O Socrate, al terzo giorno potresti giungere a Ftia dalle fertili zolle." CRITONE Strano il sogno, o Socrate! SOCRATE Eppure, chiaro, come almeno mi sembra, o Critone. CRITONE Anche troppo, a quanto pare. Ma, o carissimo Socrate, ancora una volta dammi retta e salvati. (“Critone”, 44a)
Questa è la nave, come dicono gli Ateniesi, nella quale Teseo una volta partì verso Creta conducendo quei famosi "due volte sette" e li salvò e lui stesso si salvò. Ad Apollo dunque fecero voto allora, come si dice, che se si fossero salvati, ciascun anno avrebbero inviato una processione a Delo, spedizione che appunto sempre anche adesso da quel tempo ogni anno ancora mandano al dio. Quando dunque iniziano la processione è norma per loro in questo tempo mantenere pura la città e non uccidere nessuno per pubblico decreto, prima che la nave sia giunta a Delo e di nuovo qui; e questo talvolta accade in molto tempo, quando capita che i venti li trattengano. E inizio della processione è quando il sacerdote di Apollo incorona la poppa della nave, e questo capitò, come dico, che fosse accaduto nel giorno precedente al processo. Per questi motivi fu anche molto per Socrate il tempo (trascorso) nel carcere tra il processo e la morte. (“Fedone”, 58ac)
Chiarito, dunque, che quando arriverà questa nave da Delo, tu devi bere la cicuta e andartene fuori dalle scene. – Di che scene parli? – Le scene di questa nostra vita. – Ah, ecco! – Chiarito il quando, domandiamoci quando arriverà questo quando. – Io conosco un metodo per saperlo. – E quale? – Vatti a fare una nuotatina nelle acque dell’Egeo, e quando arriverai a Delo, spia se hanno inalberato le vele della nave, poi calcola la velocità del vento e la distanza da qui a Delo, e saprai quando giungerà qui il veliero. – Ridi, ridi, che prima o dopo, arriva. – Io non rido, ma mi fido. – Di che cosa? – Di tutte le cose. – Passano. – Passerai anche tu. – E perché mi guardi male con l’occhio? – Quale occhio? – Il malocchio. – Pausa caffè. – Va bene.
L’ARTISTA DELL’ARITMETICA
Allora, ricominciamo dal 645^, il calcolo errato, cioè non errato, ma creduto errato. – Spiega perché hai errato. – Perché mentre mi alzavo e scendevo in salotto, cercando di memorizzare il risultato acquisito, ero condizionato da un ricordo della notte, che non volevo smarrire nella memoria. – E quindi i ricordi cozzavano contro il calcolo numerico e lo ammaccavano. – Non potevi spiegarti meglio per descrivere l’incidente. – Parliamo delle ammaccature. – Per non perdere il risultato acquisito, ho rifatto male il calcolo della prima parte dell’espressione aritmetica, secondo la nostra regola. – La tua regola. – Ecco, i numeri sono impalliditi, ho cercato di rianimarli e li ho colorati un po' troppo vivacemente. – Una pittura più intensa del 416.025, diventato 516.025. – E quindi l’errore della radice quadrata. –Un nulla, di fronte alla tua ultima sbruffonata. – Quale? – √1.000.000 = 1. – Non ci crederai, ma è un calcolo con applicazioni pratiche sorprendenti. – Tipo, i 102 anni di Gadamer, con la nascita retrodatata. – Tu non sei fatto per la matematica, tu non sei un artista dell’aritmetica, tu sei un povero, piccolo, internettista. – Senti, artista, dimostra √1.000.000 = 1. – Subito. – Siamo tutto orecchi. – Allora, stabiliamo i simboli: 1 milione = a. D’accordo? – Sì, d’accordo. – Ora scriviamo la tesi da dimostrare: √a = 1. – Poi? – Poi scriviamo due espressioni aritmetiche uguali, e se riusciamo a dimostrare l’eguaglianza dei due diversi risultati, avremo √a = 1. – Bene, scrivi. – Ecco: √a x 0 + 1 – 0/0 = 1; √a x 0 + 1 – 0/0 = √a; quindi √a = 1. – Sono curioso di conoscere la spiegazione, soprattutto della seconda espressione. – Ti accontento subito. Ecco la prima: radice quadrata di a per zero, uguale zero, più uno, uguale uno, meno la frazione 0/0, uguale uno. Infatti, la divisione 0:0 è impossibile, perché qualsiasi numero diviso zero, diciamo, dà un risultato che si perde all’infinito, e quindi il quoziente non è misurabile. – Fin qui, ci siamo, adesso spiega la seconda. – Certo, però, ti prego di non interrompermi, ci confrontiamo alla fine. – Va bene. – Allora: radice quadrata di a per zero 0, uguale radice quadrata di a. – Come? – Ti prego di non interrompere. – Va bene. – Più uno, uguale radice quadrata di a più uno, meno zero fratto zero, uguale radice di a. – Allora. – Un attimo, scrivo in simboli e poi rispondo puntualmente ad ogni tua obiezione. – D’accordo. – √a x 0 = √a; √a + 1 = √a + 1; √a + 1 - 0/0 = √a – 1 = √a. Ora comincia tu con la prima obiezione, ossia un numero moltiplicato per zero, non rimane inalterato, ma il suo prodotto è zero. Non è così? – Sì, è così. – Infatti, n x 0 = 0, e 0 x n = 0, perché invertendo l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia.
Proseguo io: la moltiplicazione tra il moltiplicando zero e il moltiplicatore n consiste in una serie di addizioni, tante quante sono quelle del numero del moltiplicatore. Es.: 4 x 3 = 12 = 4 + 4 + 4 = 12. Poi interviene la regola, per cui invertendo l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia. Infatti, nell’esempio dato, 3 x 4 = 12, come dire 3 + 3 + 3 + 3 = 12. – Ottimo. – Ed ora sostituiamo 3 con 0. – Procedo io, questa volta: 0 x 4 = 0 + 0 + 0 + 0 = 0; 4 x 0 = 0, infatti 4, 0 volte 0, uguale 0. – Quindi, non rimane inalterato, come dici tu? – No, un numero moltiplicato per zero non rimane inalterato, ma il risultato è sempre zero. Questo perché lo zero è l'elemento assorbente della moltiplicazione; la sua presenza in un prodotto lo annulla sempre. – Come? – Ipse dixit. – Chi? – La IA, l’Intelligenza Artificiale. – E quindi? – Spiegazione: La regola matematica stabilisce che qualsiasi numero moltiplicato per zero dà come risultato zero. Questo avviene perché la moltiplicazione per zero annulla il numero originale. – Scusa, amico, ovviamente amico delle ciliegie, ma non sei tu stesso a ricordarmi la regola matematica? E poi, quando fai il calcolo, non la applichi, ma la violi, e non mi hai dato ancora la spiegazione. – Ti do due spiegazioni. – Discutiamo la prima. – Alcuni utenti, 4, si recano in biblioteca, per ritirare ognuno 3 libri. Il bibliotecario prende dallo scaffale i libri e ne consegna ad ognuno 3. Qual è il risultato della distribuzione, intesa come operazione aritmetica? – Quattro per tre dodici, in cifre: 4 x 3 =12. – E si può anche considerare l’inverso. – Certo, considerando come moltiplicando dell’operazione aritmetica non più il numero dei libri, ma quello degli utenti, e come moltiplicatore il numero dei libri in distribuzione. – In simboli matematici: 3 x 4 =12. – Adesso, seguimi, rappresentiamo l’operazione: 4 x 0 = 0. Vi sono 4 libri e 0 utenti, siamo d’accordo? – Sì. – Bene, lascio a te la spiegazione. – I quattro (4) libri non vengono distribuiti, perché non vi sono (0) utenti. – Quindi, la distribuzione non avviene? È come dire che non si fa la moltiplicazione, ossia il quattro non si moltiplica per lo zero. – No, il moltiplicando 4 (libri) per il moltiplicatore 0 (utenti) dà 0 come risultato dell’operazione (distribuzione libri). – Se intendiamo la distribuzione come l’operazione aritmetica della moltiplicazione, nel nostro caso (4 x 0 = 0), la distribuzione è avvenuta o non è avvenuta? – È avvenuta invano, come dire il niente distribuito ha assorbito il quattro da distribuire. – Sì, ma i quattro libri sono rimasti là. – Dove? – Nello scaffale. – Io non li vedo. – No, li vedi nell’immaginazione. – Neppure immaginando i quattro libri nello scaffale, li vedo. – Ma come? – Vedo i libri, ma non vedo il numero 4 di quei libri. – Non sai contare. – I numeri sono astratti dalla quantità che rappresentano, ecco perché non li vedo. – Stiamo scivolando pericolosamente. – Dove? – Fin dentro una caverna. – Parliamone domani. – È meglio.
Posta un commento