lunedì 29 dicembre 2025

Commento

         

            I personiti



5 commenti:

Silvio Minieri ha detto...

I PERSONITI
Sembra una barzelletta, e invece non lo è. Che cosa? Il problema morale legato ai personiti. E come può un problema morale essere una barzelletta? Con te anche la morale diventa una burla. E come? Che cosa è la morale? È il costume, il buon costume di una certa comunità sociale e civile. E quindi? Se tu vai in giro senza il costume, come dire senza il tuo vestito, gli abiti per intenderci, sei uno che ha un comportamento contrario alla morale, uno scostumato. Te l’avevo detto che come la giri, sei sempre un “Gonella”, il buffone di corte, ricordiamo, a cui assomigli anche fisicamente. Tu, psichicamente. Ecco, vedi, credi che vi sia una differenza tra lo psichico e il fisico. Tu, no? No. Ho capito ti sei convertito al “fisicalismo”, la dottrina per cui tutte le cose sono uguali, riducibili a quanti di spazio-tempo. “Il senso in cui la fisica è fondamentale è semplice. Tutti i fenomeni che osserviamo sono anche fenomeni fisici. Non abbiamo oggi alcun indizio che ci possa essere qualche fenomeno che violi le leggi fisiche. Anzi abbiamo larga evidenza che siano sempre rispettate. Questo è l’universalismo specifico della fisica. Questo universalismo implica che non ci siano situazioni che sono diverse tra loro, ma che hanno identica descrizione a livello fisico. Il nome tecnico di questa ipotesi è fisicalismo.” (Angelo Rovelli) [1] Discuteremo altrove questa e altre teorie del fisico menzionato, adesso andiamo avanti sui personiti, sempre secondo il nostro stile tra il serio e il faceto, più spesso, quasi sempre preponderante il faceto, e pertanto anche l’espressione detta da noi, giullari del web, “tra il serio e il faceto” è una facezia. Non ho capito. Nemmeno io. [2] Andiamo avanti. Dove? Come? I personiti, parti temporali di tempo della persona, che non sopravvivono alla persona, ma si estinguono con il loro tempo, per esempio tu quand’eri giovane o quando, se vi sarà quel quando, quando sarai vecchio, come me. Le varie età della vita? Sì il variare dei quanti spazio-tempo. E allora? Se il tuo personita ha commesso un crimine vent’anni fa, non può essere giudicato oggi che non esiste più. La morte estingue il reato. La morte del reo, non l’estinzione del personita. E chi è il reo? Sei tu. Io direi di darci un taglio, non si può andare avanti in questo modo. Allora concludiamo in altro modo. La teoria dell’esistenza dei personiti, parti temporali della persona, che quindi prevedono l’esistenza della persona, e che estinguendosi non estinguono la persona che continua ad esistere, non è accettata da tutti. Io direi che i sistemi giudiziari non ne tengono conto. Io direi di no. Non parlo di quello di altri paesi, tipo quello americano, per cui capita che la condanna a morte venga eseguita anche a distanza di tempo – ecco il problema morale (non giuridico) del personita. Nel sistema giuridico italiano, il problema del personita viene trattato in maniera diversa, stante le norme della prescrizione, la successione delle leggi e altri aspetti penali e processuali, che richiedono un discorso più approfondito e tecnico, e che non compete a noi giullari, anche se il compito dei giullari è proprio quello di alleggerire la gravità degli eventi. Quando l’acrobata cade, i clowns entrano in pista. Senti? Eh? Ma quando l’acrobata… Basta, ça suffit. Niente, volevo dire che ormai se n’è andato in compagnia del suo personita. No, l’ha preso sulle spalle e l’ha portato via. Chi? Zarathustra. Ah!

Silvio Minieri ha detto...

[1] Carlo Rovelli è uno dei padri della Gravità Quantistica a Loop (LQG), una teoria che tenta di unificare meccanica quantistica e relatività generale, proponendo che spazio-tempo non siano continui, ma granulari, composti da "quanti" di spazio-tempo. Il suo lavoro si concentra sulla descrizione della gravità in termini di relazioni e interazioni tra questi "atomi" di spazio, offrendo una visione radicale della realtà dove non esistono osservazioni assolute, ma solo punti di vista, e suggerendo concetti come il Big Bounce cosmologico.

[2] Se il mio viso diventa rosso d’ira oppure di vergogna è lo stesso fenomeno fisico che si osserva, aumento del flusso sanguigno al volto, sebbene il fenomeno fisico sia stato provocato da emozioni differenti: rabbia e frustrazione nell’ira; timidezza o umiliazione per la vergogna.

[3] Se i giullari “enuncianti” dicono che il loro “enunciato”, “enunciare tra il serio e il faceto”, è una facezia, dicono il vero o il falso? È uno dei problemini che pone la filosofia analitica, che non dà un giudizio di vero o falso in base a una presunta verità “assoluta”, inconoscibile o inesistente, ma soltanto in relazione all’enunciato stesso. Non sappiamo se in confronto a una sfera ideale, quindi fuori dalla realtà, tanto per intenderci l’Iperuranio di Platone, la realtà del linguaggio sia vera o falasa, e quindi se le nostre azioni siano giuste o ingiuste. L’obiezione di Gorgia – nulla esiste, se qualcosa esiste è in conoscibile, se qualcosa è conoscibile non è comunicabile – viene confutata da Aristotele, per il quale l’essere è sempre l’essere di qualcosa. Quindi dire che “nulla esiste”, l’essere non è, la verità assoluta non esiste, è soltanto una affermazione, che sul piano dell’essere non relativo a qualcosa, campato in aria, è la “enunciazione” ante litteram della filosofia analitica, la filosofia del linguaggio. In definitiva il “qualcosa” dell’essere dei giullari, la loro serietà o facezia, è vero o falso? Ah, io non lo so! E nemmeno io. E qui entriamo nei “volubili cerchi” di cui parliamo un’altra volta.

POSTILLA
Gorgia di Leontini era un retore siciliota, e per Aristotele la retorica non persegue la verità, ma la persuasione. Infatti l’oratoria delle arringhe di accusa o difesa nei tribunali serve per convincere, persuadere i giudici, argomentando su una stessa situazione, per indicarla come vera o falsa. In tal senso, sorge il problema giuridico se la giustizia, come organo inquirente, debba arrestarsi alla verità processuale, il giudicato, o debba in ogni caso andare avanti nelle indagini e cercare una verità assoluta. Anche qui si cade nei volubili cerchi, perché se si arriva ad un altro giudicato, non è detto che sia quello vero, e nel contrasto dei giudicati deve sempre intervenire un ulteriore giudicato. Nel sistema giuridico italiano, nel caso in cui vi sia contrasto fra giudicati, al fine di stabilire quale debba prevalere, si applica un criterio temporale: laddove sulla medesima questione si siano formati due giudicati contrastanti, il secondo giudicato prevale in ogni caso sul primo, se la seconda sentenza contraria ad altra precedente non sia stata sottoposta a revocazione (Cass. 26/02/1998, n. 2082).

Silvio Minieri ha detto...

IMMAGINE
Mark Johnston, filosofo australiano, accademico dell’Università di Princeton, New Jersey. "Personites" (Personiti) è un concetto filosofico introdotto da Mark Johnston, che definisce simili alle persone (“personites”) delle entità che sono parti temporali di vita più breve della vita della persona, affermando che posseggono uno status morale simile alle persone, ponendo quindi il problema etico se siano giudicabili o meno per il loro comportamento una volta estinte. Per esempio, è giudicabile chi ha commesso un crimine vent’anni prima? Quelli che negano l’esistenza dei personiti dicono di sì. E se non l’avesse commesso? È giusto sottoporlo a giudizio?

Silvio Minieri ha detto...

IL SALTIMBANCO
Ma allora accadde qualcosa, che fece ammutolire ogni bocca, irrigidire ogni sguardo. Nel frattempo il saltimbanco aveva infatti cominciato il suo lavoro: era uscito da una porticina e camminava su la corda tesa fra le due torri, così che rimaneva sospeso sopra il mercato e la folla. Quando fu appunto a metà del suo cammino, la piccola porta si aperse ancora una volta, e saltò fuori un garzone screziato, somigliante a un pagliaccio, che seguì con passi rapidi il primo. «Avanti, zoppo, gridò la sua terribile voce, avanti poltrone, paltoniere, faccia smunta! Bada ch'io non ti carezzi con le mie calcagna! Che fai tu qui fra le torri? Bisognerebbe appunto chiuderti nella torre; tu sbarri la via a uno migliore di te». E ad ogni parola gli si avvicinava sempre più: ma quando egli fu soltanto a un passo da lui, allora avvenne questa cosa terribile che fece ammutolire ogni bocca ed irrigidì ogni sguardo – egli gettò un grido indemoniato e saltò oltre colui che gli impediva il cammino. Ma questi, allorché vide vincer così il proprio rivale, perdette la testa e la fune; gettò via la pertica e più svelto di questa, come un turbine di braccia e di gambe, precipitò nell'abisso. Il mercato e il popolo somigliavano al mare quando si solleva la tempesta: tutti fuggivano l'un dall'altro e l'uno sopra l'altro, e principalmente in quel punto ove doveva precipitare il corpo. Zarathustra però non si mosse, e proprio accanto a lui cadde il corpo straziato, sfracellato, ma non morto ancora. Dopo un poco quell'infranto rinvenne e vide Zarathustra inginocchiato presso di lui. «Che fai tu qui?, disse infine; sapevo da gran tempo che il diavolo m'avrebbe giocato di sgambetto. Ora mi trascina all'inferno: vuoi tu impedirglielo?» «Sul mio onore, o amico, rispose Zarathustra, non esiste affatto quanto tu dici: non vi è nessun diavolo e nessun inferno. L'anima tua morirà prima ancora del tuo corpo. Non temere più nulla». L'uomo guardò su, diffidente. «Se tu dici la verità, diss'egli poi, allora io non perdo nulla perdendo la vita. Io non sono molto più di una bestia alla quale insegnarono a ballare a furia di busse e di scarso alimento». «Non è punto così, disse Zarathustra; tu hai fatto del pericolo il tuo mestiere; in ciò nulla vi è di spregevole. Ora tu perisci per il tuo mestiere: voglio quindi seppellirti con le mie mani». Quando Zarathustra ebbe detto questo, il moribondo non rispose più, ma scosse la mano, come se cercasse la mano di Zarathustra per ringraziarlo. “E giunse alla fine la notte, e soffiò un vento freddo sul solitario. Allora Zarathustra si alzò e disse al suo cuore: «Davvero una bella pesca ha fatto oggi Zarathustra! Non trovo alcun uomo, bensì un cadavere. Inquietante è l'esistenza umana, e sempre priva di senso: un buffone può divenirle fatale. Io voglio insegnare agli uomini il senso della loro vita: chi è il superuomo, il lampo di quella oscura nube che è l'uomo.”

Silvio Minieri ha detto...

[N. d. B.]
"Il saltimbanco" introduce il disrcorso su "L'inquietante dell'esistenza", che avrà come protagonisti, oltre a Nietzsche, Hölderlin, Heidegger, Severino,