[N. d. B.] Per chi si fosse messo in collegamento con questo Blog in questo momento, ricordo che il post di ieri relativo al mimo "Il pedone e la regina" è stato spostato in coda a "La porta d'avorio", post attualmente sottostante a quello presente oggi in vetta alla colonna dei post.
PROLOGO Conservo il titolo “Fresco d’inchiostro”, sebbene da tempo l’inchiostro sia stato assorbito dalla carta del passato, anche la carta è un oggetto temporale, e quindi composta di parti di tempo. Il titolo fu, come dire passato remoto, pensato al momento, quella mattina in cui mi svegliai libero dal giogo dei numeri, una libertà provvisoria, e nel formulare i primi pensieri immediati pensai di alzarmi subito e andare a scrivere e pubblicare sulla pagina del giorno del “Raccoglitore”. In questo senso l’immediato rispondeva bene al titolo, poi ho cominciato a dilungarmi nello scrivere il testo, e il tempo ha esaurito, interrompendola, l’elaborazione della prima stesura del testo e quindi l’immediatezza della pubblicazione. Ma che cosa è il tempo? Ultimamente, ho appreso che il fenomeno fisico della dissipazione sembra svelarne l’enigma, ma è una vecchia storia legata al secondo principio della termodinamica. “Il secondo principio della termodinamica stabilisce la direzione dei processi naturali, affermando che è impossibile convertire totalmente il calore in lavoro (Kelvin-Planck), o che il calore non fluisce spontaneamente da un corpo freddo a uno caldo senza lavoro esterno (Clausius). Questo principio introduce il concetto di entropia, una misura del disordine, che in un sistema isolato tende sempre ad aumentare (o al massimo a rimanere costante) durante le trasformazioni spontanee, indicando l'irreversibilità dei processi e la freccia del tempo.” IA. [1]
[1] “L'analisi grammaticale classifica ogni singola parola (nome, verbo, aggettivo, ecc.) con le sue caratteristiche morfologiche, mentre l'analisi logica identifica la funzione che parole o gruppi di parole (sintagmi) svolgono all'interno della frase (soggetto, predicato, complementi) per capire la struttura e il significato complessivo, analizzando le relazioni tra i vari elementi. In breve, la prima guarda alle parti del discorso, la seconda alle funzioni sintattiche. Analisi Grammaticale (Morfologia) Si analizza ogni parola singolarmente. Esempio: Nella frase "Il gatto gioca con la palla", si analizzano: Il: Articolo determinativo, maschile, singolare. gatto: Nome comune di animale, maschile, singolare. gioca: Voce del verbo giocare, 3ª persona singolare, presente indicativo, ecc. con: Preposizione semplice. la: Articolo determinativo, femminile, singolare. palla: Nome comune di cosa, femminile, singolare. Analisi Logica (Sintassi) Si analizzano gruppi di parole (sintagmi) per la loro funzione nella frase. Esempio: Nella frase "Il gatto gioca con la palla": Il gatto: Soggetto (chi compie l'azione). gioca: Predicato verbale (l'azione). con la palla: Complemento di mezzo o strumento (con cosa). Differenze chiave Focus: Grammaticale = singola parola; Logica = funzione nella frase. Concetti: Grammaticale = nome, verbo, ecc.; Logica = soggetto, predicato, complementi. Strumento: Grammaticale = categorie morfologiche; Logica = relazioni sintattiche.
PRIMA PARTE L’io oggettivandosi si è fatto sé, per diventare poi altro da sé, ovvero da soggetto enunciante a soggetto enunciato, nel senso di soggetto persona che enuncia un discorso, nell’analisi logica della frase il soggetto, che diviene l’argomento, il soggetto del discorso, come dire nella sintassi, analisi logica della frase, complemento oggetto. Io uguale soggetto, sé uguale complemento oggetto. Tutto chiaro? Sì, chiaro, anzi chiarissimo, e tanto per scoprire le carte, rivelo di avere dato un’occhiata alla grammatica, in tempo reale – non sono andato a prendere la grammatica della lingua italiana nello scaffale della libreria, per consultare l’argomento (il soggetto) in questione, sfogliando le pagine. Quindi rendo partecipe il lettore con il copia e incolla dal web del relativo prospetto in sintesi fornito dalla IA, riportandolo in nota. [1] Dico “occhio al gatto” perché lo ritroveremo, intanto arriviamo al “dunque”. Dunque, stamattina mi sono svegliato alle sette, ieri mi ero addormentato alle undici, quindi ho dormito quattro ore. Come? Undici meno sette uguale quattro, la matematica non è un’opinione. Tu sei un’opinione. Io? Sì. C’è qualcosa che non va? Sì. Che cosa? Tutte e due le cose. Quali? Il soggetto enunciante e il soggetto enunciato. Ah! Immaginavo. Poi, dopo la sveglia? Ho enunciato la frase: “L’io oggettivandosi si è fatto sé”. E questo appena svegli? Sì. Tanto per cominciare bene la giornata, vero? Certo, è stata la prova di una liberazione. Quale? Non ero più schiavo dei numeri, ero diventato il padrone. In che senso? Ero ancora legato ad essi, ma ormai ero il dominus. Ah, ecco! Bravo! Non era più il primo pensiero appena sveglio il calcolo della moltiplicazione di numeri a tre cifre. E qual è stato l’ultimo pensiero prima di addormentarti? Devo confessare? Sì. Va bene: 987 x 121, un calcolo facile, c’è chi conta le pecore. Diciamo che sei in via di guarigione, quel CMOAS che da settimane ti ha fatto impazzire, soggiogando la tua mente, da “psichiatrico” è diventato “matematico”. Non potevi dare una migliore risposta. Ricordiamo le due versioni dell’acronimo: 1) Centro Medico Ospedaliero Assistenza Sanitaria (malati mentali); 2) Calcolo Mentale Operazioni Aritmetiche in Sequenza. Bene, adesso passiamo alla seconda parte del discorso. D’accordo.
SECONDA PARTE Appena sveglio, dunque, il primo pensiero è stato: “L’io oggettivandosi si è fatto sé, per diventare poi altro da sé”. Era un riferimento alla mia principale preoccupazione di questi tempi. Quale? Andare a scrivere subito il post sul blog, per soddisfare l’attesa dei miei lettori. Quali? Non tu. Non io? No. E dunque? Il discorso della prima parte l’ho formulato scrivendo, ma non è stato dispiegato, neppure in linee generali, nel primo flusso di pensieri appena sveglio. Avevo la consapevolezza della liberazione, ma poi dovevo spiegarla, e allora il pensiero è volato ad autòmaton, il ricordo del tema lasciato in sospeso, di cui mi ha raggiunto l’eco dell’interrogativo: “Severino dove sei?” Come dire la necessità di dover concludere quello che avevo lasciato inconcluso, e ormai i miei inconclusi si vanno accumulando, ma dovrò pure porvi mano, prima del terzo giorno, sempre più vicino. In che senso? Nel senso che mi accompagna fedele come un’ombra, così come accompagna te. Me? Sì, perché? Il perché dimmelo tu. Perché anche tu non puoi scavalcare con un salto l’ombra che accompagna la tua vita. Quando volo, stacco l’ombra da terra e mi allontano dalla mia ombra. No, l’aeroplano in volo stacca la sua ombra, lasciandola a terra, non tu. Sottigliezze, il mio destino è quello stesso dell’aeroplano, con tutto il suo carico di dolorante umanità, in caso di disastro. Bene, fatti gli opportuni scongiuri, fammi continuare. Continua. L’eco dell’interrogativo: “Severino, dove sei?”, rievocava l’eco più drammatico di un diverso pezzetto spazio-temporale, proveniente dal nord ovest della Francia: Bordeaux. Premesso che Bordeaux si trova a sud ovest della Francia, spiegami che cosa significa: “pezzetto spazio-temporale”, perché proprio non lo capisco. Si vede che ti mancano nozioni di fisica quantistica. A te invece mancano pezzettini di spazio-tempo nel cervello. Tu sei il personita di una persona inesistente, un vero paradosso. Che cosa? I personiti, in inglese personites, sono parti temporali di una persona, come dire che io di fronte a me non ho te, ma una parte temporale di una tua persona purtroppo inesistente, e questo è un paradosso, perché i personiti sono sempre gli innumerevoli personiti di una persona. Ah! adesso ho capito. Non ti mancano pezzetti di spazio-tempo nel cervello, ma il cervello stesso. In un certo senso ti potrei dare ragione, se il tuo argomento fosse rivolto non nei miei confronti, ma in quello di un personaggio narrante di una mia narrazione che lancia un grido, un appello, di cui ci raggiunge l’eco: “Bellarmino, dove sei?” Tu sei pazzo. È vero, sono Hölderlin. Io devo andare, Hölderlin. Vai, vai, cretino! Ohé! Che c’è? Devo chiamare il PIP? Che cosa? Il Pronto Intervento Psichiatrico. È certo: sei da ricovero. Tu aspetta che adesso torno. Vai, vai. Di nuovo? Vai, non ti voltare indietro. Ci vediamo. Al manicomio, verrò a trovarti. Certo. Davvero, credeva che fossi Hölderlin. Tu, no? E tu chi sei? Il personita. Abbiamo imparato presto. Comunque, ne parliamo nei giorni a venire. Ciao. Ciao, personita.
‘Kde domov muj’? ‘Dov’è la mia patria?’ Non è un inno di guerra, non auspica la rovina di nessuno, canta senza retorica il paesaggio della Boemia con i suoi colli e pendii, le pianure e le betulle, i pascoli e i tigli ombrosi, i piccoli ruscelli. Canta il paese dove siamo a casa nostra, è stato bello difendere questa terra, bello amare la nostra patria (Milena Jesenskà)
Copenaghen
Bruxelles Louiza
“Dobbiamo pensare che ciascuno di noi, esseri viventi, è come una prodigiosa marionetta realizzata dalla divinità, per gioco o per uno scopo serio, questo non lo sappiamo." (Platone, Leggi, 1, 644e)
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[N. d. B.]
Per chi si fosse messo in collegamento con questo Blog in questo momento, ricordo che il post di ieri relativo al mimo "Il pedone e la regina" è stato spostato in coda a "La porta d'avorio", post attualmente sottostante a quello presente oggi in vetta alla colonna dei post.
FRESCO D’INCHIOSTRO
PROLOGO
Conservo il titolo “Fresco d’inchiostro”, sebbene da tempo l’inchiostro sia stato assorbito dalla carta del passato, anche la carta è un oggetto temporale, e quindi composta di parti di tempo. Il titolo fu, come dire passato remoto, pensato al momento, quella mattina in cui mi svegliai libero dal giogo dei numeri, una libertà provvisoria, e nel formulare i primi pensieri immediati pensai di alzarmi subito e andare a scrivere e pubblicare sulla pagina del giorno del “Raccoglitore”. In questo senso l’immediato rispondeva bene al titolo, poi ho cominciato a dilungarmi nello scrivere il testo, e il tempo ha esaurito, interrompendola, l’elaborazione della prima stesura del testo e quindi l’immediatezza della pubblicazione. Ma che cosa è il tempo? Ultimamente, ho appreso che il fenomeno fisico della dissipazione sembra svelarne l’enigma, ma è una vecchia storia legata al secondo principio della termodinamica. “Il secondo principio della termodinamica stabilisce la direzione dei processi naturali, affermando che è impossibile convertire totalmente il calore in lavoro (Kelvin-Planck), o che il calore non fluisce spontaneamente da un corpo freddo a uno caldo senza lavoro esterno (Clausius). Questo principio introduce il concetto di entropia, una misura del disordine, che in un sistema isolato tende sempre ad aumentare (o al massimo a rimanere costante) durante le trasformazioni spontanee, indicando l'irreversibilità dei processi e la freccia del tempo.” IA. [1]
[1] “L'analisi grammaticale classifica ogni singola parola (nome, verbo, aggettivo, ecc.) con le sue caratteristiche morfologiche, mentre l'analisi logica identifica la funzione che parole o gruppi di parole (sintagmi) svolgono all'interno della frase (soggetto, predicato, complementi) per capire la struttura e il significato complessivo, analizzando le relazioni tra i vari elementi. In breve, la prima guarda alle parti del discorso, la seconda alle funzioni sintattiche.
Analisi Grammaticale (Morfologia)
Si analizza ogni parola singolarmente.
Esempio: Nella frase "Il gatto gioca con la palla", si analizzano:
Il: Articolo determinativo, maschile, singolare.
gatto: Nome comune di animale, maschile, singolare.
gioca: Voce del verbo giocare, 3ª persona singolare, presente indicativo, ecc.
con: Preposizione semplice.
la: Articolo determinativo, femminile, singolare.
palla: Nome comune di cosa, femminile, singolare.
Analisi Logica (Sintassi)
Si analizzano gruppi di parole (sintagmi) per la loro funzione nella frase.
Esempio: Nella frase "Il gatto gioca con la palla":
Il gatto: Soggetto (chi compie l'azione).
gioca: Predicato verbale (l'azione).
con la palla: Complemento di mezzo o strumento (con cosa).
Differenze chiave
Focus: Grammaticale = singola parola; Logica = funzione nella frase.
Concetti: Grammaticale = nome, verbo, ecc.; Logica = soggetto, predicato,
complementi.
Strumento: Grammaticale = categorie morfologiche; Logica = relazioni sintattiche.
PRIMA PARTE
L’io oggettivandosi si è fatto sé, per diventare poi altro da sé, ovvero da soggetto enunciante a soggetto enunciato, nel senso di soggetto persona che enuncia un discorso, nell’analisi logica della frase il soggetto, che diviene l’argomento, il soggetto del discorso, come dire nella sintassi, analisi logica della frase, complemento oggetto.
Io uguale soggetto, sé uguale complemento oggetto. Tutto chiaro? Sì, chiaro, anzi chiarissimo, e tanto per scoprire le carte, rivelo di avere dato un’occhiata alla grammatica, in tempo reale – non sono andato a prendere la grammatica della lingua italiana nello scaffale della libreria, per consultare l’argomento (il soggetto) in questione, sfogliando le pagine. Quindi rendo partecipe il lettore con il copia e incolla dal web del relativo prospetto in sintesi fornito dalla IA, riportandolo in nota. [1]
Dico “occhio al gatto” perché lo ritroveremo, intanto arriviamo al “dunque”. Dunque, stamattina mi sono svegliato alle sette, ieri mi ero addormentato alle undici, quindi ho dormito quattro ore. Come? Undici meno sette uguale quattro, la matematica non è un’opinione. Tu sei un’opinione. Io? Sì. C’è qualcosa che non va? Sì. Che cosa? Tutte e due le cose. Quali? Il soggetto enunciante e il soggetto enunciato. Ah! Immaginavo. Poi, dopo la sveglia? Ho enunciato la frase: “L’io oggettivandosi si è fatto sé”. E questo appena svegli? Sì. Tanto per cominciare bene la giornata, vero? Certo, è stata la prova di una liberazione. Quale? Non ero più schiavo dei numeri, ero diventato il padrone. In che senso? Ero ancora legato ad essi, ma ormai ero il dominus. Ah, ecco! Bravo! Non era più il primo pensiero appena sveglio il calcolo della moltiplicazione di numeri a tre cifre. E qual è stato l’ultimo pensiero prima di addormentarti? Devo confessare? Sì. Va bene: 987 x 121, un calcolo facile, c’è chi conta le pecore. Diciamo che sei in via di guarigione, quel CMOAS che da settimane ti ha fatto impazzire, soggiogando la tua mente, da “psichiatrico” è diventato “matematico”. Non potevi dare una migliore risposta. Ricordiamo le due versioni dell’acronimo: 1) Centro Medico Ospedaliero Assistenza Sanitaria (malati mentali); 2) Calcolo Mentale Operazioni Aritmetiche in Sequenza. Bene, adesso passiamo alla seconda parte del discorso. D’accordo.
SECONDA PARTE
Appena sveglio, dunque, il primo pensiero è stato: “L’io oggettivandosi si è fatto sé, per diventare poi altro da sé”. Era un riferimento alla mia principale preoccupazione di questi tempi. Quale? Andare a scrivere subito il post sul blog, per soddisfare l’attesa dei miei lettori. Quali? Non tu. Non io? No. E dunque? Il discorso della prima parte l’ho formulato scrivendo, ma non è stato dispiegato, neppure in linee generali, nel primo flusso di pensieri appena sveglio. Avevo la consapevolezza della liberazione, ma poi dovevo spiegarla, e allora il pensiero è volato ad autòmaton, il ricordo del tema lasciato in sospeso, di cui mi ha raggiunto l’eco dell’interrogativo: “Severino dove sei?” Come dire la necessità di dover concludere quello che avevo lasciato inconcluso, e ormai i miei inconclusi si vanno accumulando, ma dovrò pure porvi mano, prima del terzo giorno, sempre più vicino. In che senso? Nel senso che mi accompagna fedele come un’ombra, così come accompagna te. Me? Sì, perché? Il perché dimmelo tu. Perché anche tu non puoi scavalcare con un salto l’ombra che accompagna la tua vita. Quando volo, stacco l’ombra da terra e mi allontano dalla mia ombra. No, l’aeroplano in volo stacca la sua ombra, lasciandola a terra, non tu. Sottigliezze, il mio destino è quello stesso dell’aeroplano, con tutto il suo carico di dolorante umanità, in caso di disastro. Bene, fatti gli opportuni scongiuri, fammi continuare. Continua. L’eco dell’interrogativo: “Severino, dove sei?”, rievocava l’eco più drammatico di un diverso pezzetto spazio-temporale, proveniente dal nord ovest della Francia: Bordeaux. Premesso che Bordeaux si trova a sud ovest della Francia, spiegami che cosa significa: “pezzetto spazio-temporale”, perché proprio non lo capisco. Si vede che ti mancano nozioni di fisica quantistica. A te invece mancano pezzettini di spazio-tempo nel cervello. Tu sei il personita di una persona inesistente, un vero paradosso. Che cosa? I personiti, in inglese personites, sono parti temporali di una persona, come dire che io di fronte a me non ho te, ma una parte temporale di una tua persona purtroppo inesistente, e questo è un paradosso, perché i personiti sono sempre gli innumerevoli personiti di una persona. Ah! adesso ho capito. Non ti mancano pezzetti di spazio-tempo nel cervello, ma il cervello stesso. In un certo senso ti potrei dare ragione, se il tuo argomento fosse rivolto non nei miei confronti, ma in quello di un personaggio narrante di una mia narrazione che lancia un grido, un appello, di cui ci raggiunge l’eco: “Bellarmino, dove sei?” Tu sei pazzo. È vero, sono Hölderlin. Io devo andare, Hölderlin. Vai, vai, cretino! Ohé! Che c’è? Devo chiamare il PIP? Che cosa? Il Pronto Intervento Psichiatrico. È certo: sei da ricovero. Tu aspetta che adesso torno. Vai, vai. Di nuovo? Vai, non ti voltare indietro. Ci vediamo. Al manicomio, verrò a trovarti. Certo. Davvero, credeva che fossi Hölderlin. Tu, no? E tu chi sei? Il personita. Abbiamo imparato presto. Comunque, ne parliamo nei giorni a venire. Ciao. Ciao, personita.
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