giovedì 29 agosto 2024

Critica letteraria

 

         Altre connessioni



2 commenti:

Silvio Minieri ha detto...

[N. d. B.]
Pubblico questo breve testo, che risultava assente rispetto alla copertina di un post pubblicato non molto tempo fa, relativo a Whitman: “Altre connessioni”. Il seguito doveva illustrare il personaggio e la sua opera, iniziando dalla “significanza del nome”, ma questo avrebbe implicato conoscenze non ancora da me acquisite. Quindi si rinvia l’ulteriore seguito al “terzo giorno”, per i non iniziati a data di là da venire.

Silvio Minieri ha detto...

ALTRE CONNESSIONI

PROLOGO
“Altre connessioni” è una raccolta di racconti, il cui titolo richiama un libro di Borges: “Altre inquisizioni”, una raccolta di racconti, con cui ha in comune però soltanto l’assonanza verbale del titolo, mancando ogni altro riferimento qualitativo. Rimane l’ambizione dichiarata di trovare ispirazione dallo stile narrativo, discorsivo e poetico dello scrittore argentino. Per farmi capire, come esempio, dico di nominare Borges nei miei scritti, per emulazione, così come Borges nomina Whitman, fuori dal parallelo di conoscenze delle lingue: Borges conosce la lingua inglese del poeta americano, io non conosco il castigliano del poeta argentino, ma vi è anche di più come conoscenze del vero da parte del poeta rispetto al paredro dei paredri della mia condizione.
Il senso delle “altre connessioni” trova il riflesso nella novità del web, dove la rete influisce sulla scrittura digitale, la videoscrittura, che si avvale di dati e informazioni, nella loro caduta a cascata su testi in elaborazione. In tal modo, la narrazione creativa viene ad essere contaminata da sedimenti letterari o di altro genere, sto parlando del mio caso con cui sono in complicità, e questi frammenti estranei all’ispirazione del mio genio o al suo carattere difettivo appartengono quindi alla connessione con il web. Queste connessioni, algebre creative di immagini scardinate dalla trama del sogno ispirativo, sono le une a fronte delle “altre”, quelle della memoria e del ricordo, il progetto di speranze e confusi desideri, rive di luci poetiche lontane, riflesse nell’acqua. Sono le ombre di trasparenza sul segmento di eikasia (immaginazione) della riga platonica, le mie illusioni, nostalgie e rêverie, i fantasmi dell’esilio.
Ma vorrei tornare a Whitman, quel nome ricorrente nelle mie letture di testi di Borges, di cui mi avvalgo nella comprensività della sua opera omnia, in due volumi.
“Poeta, nato il 31 maggio 1819 a West Hills (Long Island), morto il 26 marzo 1892 a Camden (New Jersey). Autodidatta, fece lavori, soprattutto quello giornalistico. Non privo di letture filosofiche, predilesse Hegel. Ma furono soprattutto le sue conoscenze letterarie (Walter Scott, Shakespeare, Goethe, Omero e Dante, la Bibbia e i testi sacri indiani) che assai contribuirono ad approfondire il suo carattere spontaneamente sentimentale e la sua religiosità entusiasta, ereditata dalla madre quacchera. Nel 1855 (Brooklyn) esce la prima edizione della principale raccolta di versi, Leaves of Grass.”
Questo è l’incipit della voce “Whitman Walt” dell’Enciclopedia Filosofica Bompiani (2010), diciottesimo volume. E per adesso abbiamo detto quanto basta di Whitman, poeta nordamericano dell’800. Parleremo meglio in seguito del personaggio, per ora ci bastava questo tratto, per trarre un’immagine da un nome in sé anodino.