lunedì 10 novembre 2025


 

         L'anfratto demenziale



2 commenti:

Silvio Minieri ha detto...

UN ANFRATTO DEMENZIALE

25 x 25 x 100 = 20 x 20 + 225 x 100
35 x 35 x 100 = 30 x 30 + 325 x 100
45 x 45 x 100 = 40 x 40 + 425 x 100

Allora, li hai guardati? – Sì. – E che ti dicono? – Niente, i testimoni tacciono. – Non li sai interrogare. – Sono come quelle statue di sale, che quando le interroghi, neppure ti rispondono. – Sono omertosi. – Tu, invece sei curioso. – In che senso, impiccione, forse? – No. – Desideroso di rendersi conto di qualcosa, per amore di conoscenza o per il gusto del pettegolezzo? – No. – Che suscita curiosità, perché esce dall’ordinario; insolito, singolare, bizzarro, strano? – Ecco, sì. – E tu? – Tutturuttuttù! – Non credevo che nella nostra escursione sugli alti picchi delle montagne, seminascosti tra le nubi di alta quota dell’aritmetica psichiatrica, saremmo caduti in un anfratto demenziale, al suono della tua voce di trombetta tutturuttuttù! – E tu che ti compiaci di descrivere con eloquio presuntuosamente affettato e immaginoso tali situazioni, in cui lo spirito di alta quota precipita giù per i dirupi delle valli, su cui si era arrampicato con orgogliosa sicurezza? – Ma non ho capito? Siamo in tema di Prima guerra mondiale? – Sì, il bollettino della vittoria: “I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.” – Non si capisce chi erano quelli che avevano disceso le valli, che poi si erano affrettati a risalire in disordine e senza speranza. – I resti. – Ah, già! – Elementare, Watson! – Ma tu hai imparato a fare la guerra sui banchi della scuola elementare? – Adesso ti taglio la testa. – Non ho capito. – Non fa niente, andiamo avanti. – No, torniamo indietro. – Per andare dove? – Uscire fuori dal nostro anfratto demenziale, e arrampicarci di nuovo fin lassù, a "seimila piedi al di sopra degli uomini e del tempo." – Eccolo là? – Chi? – Lui. – Non capisco. – E allora fai il copia e incolla con la IA. – Va bene. – L'espressione "Engadina, seimila piedi, eterno ritorno" si riferisce al luogo e al momento in cui il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche ebbe l'intuizione dell'eterno ritorno. L'idea gli si presentò nell'agosto 1881, durante una passeggiata vicino al lago di Silvaplana, a 6000 piedi di altitudine, a contatto con il paesaggio dell'Engadina. Questa intuizione è centrale nella sua filosofia, in particolare nella sua opera "Così parlò Zarathustra". Luogo: La scena si svolge in Engadina, Svizzera, vicino al lago di Silvaplana. Nietzsche era solito trascorrere i mesi estivi in questa zona. Altitudine: L'altitudine, descritta come "seimila piedi al di sopra degli uomini e del tempo," sottolinea l'isolamento e la prospettiva elevata da cui il pensiero è emerso. Momento: Il 1881 è l'anno dell'intuizione, che Nietzsche annotò su un foglio. Contesto filosofico: L'idea centrale dell'eterno ritorno dell'uguale è che ogni evento della vita si ripeterà infinite volte, esattamente nello stesso modo. Questo pensiero è visto come la suprema formula di affermazione della vita. Opera: La "Pietra di Nietzsche", un sito vicino a Surlej dove il filosofo si fermò, ricorda ancora oggi questo importante momento della sua opera. – E poi? – Altro copia e incolla. – Friedrich Nietzsche non fu internato in un manicomio nel senso tradizionale, ma ebbe un crollo mentale a Torino il 3 gennaio 1889 e venne ricoverato in strutture psichiatriche a Jena e Basilea. L'episodio scatenante fu quando, vedendo un cavallo fustigato, corse ad abbracciarlo per poi crollare a terra. Da quel momento, il suo stato mentale peggiorò drasticamente, portandolo a vivere in modo disturbato, parlando in terza persona e soffrendo di allucinazioni. – Torniamo ai nostri numeri. – È meglio.

Silvio Minieri ha detto...

IL TAGLIO DELLA TESTA
La battuta non si capisce, e allora la spiego. Ultimamente, ho visto un film, “Il principe del deserto”, in cui dopo cruente battaglie nel deserto, l’intellettuale Auda, un leader capace di unire le tribù nomadi, diventa il nuovo emiro, pronto a guidare un'Arabia degli anni Venti prospera e aperta al mondo, senza dimenticare le proprie radici. Nella scena di una battaglia, per vendicare un torto subito, uno sceicco si avventa con la sciabola sull’emiro, gridando ironico: “Dove hai imparato a combattere? In biblioteca? Ora ti taglio la testa.” Ma non fa in tempo, perché viene pugnalato da una donna fedele all’emiro, si trattava di una schiava da lui liberata. La scenetta è indicativa del primato dell’intelligenza sulla forza bruta. Quale intelligenza? Quella artificiale? No, quella degli “eruditi ambulanti”, come apprenderemo in “Il piolo dell’esistenza”.


IL PIOLO DELL’ESISTENZA

15 x 15 x 100 = 10 x 10 + 125 x 100
25 x 25 x 100 = 20 x 20 + 225 x 100
35 x 35 x 100 = 30 x 30 + 325 x 100
45 x 45 x 100 = 40 x 40 + 425 x 100
55 x 55 x 100 = 50 x 50 + 525 x 100

Allora, li hai guardati, sì o no, questi testimoni? – Sì. – E quindi? – Ho trovato una variazione. – Quale? – L’aggiunta di una prima e di un’ultima riga. – E questa variazione che cosa ti suggerisce? – Dimmelo tu. – Επιμαρτυραί δερκευ. Guarda i testimoni. Così Empedocle, nel primo verso del frammento 21. – E questo che cosa vuol dire? – Nel δερκoμαί, nel significato di questo verbo cioè, come in Omero, così in Empedocle, lo sguardo s’impadronisce del veduto e non se lo lascia sfuggire. – E quindi, grecista insigne, che cosa vuoi dire? – “Non lasciatevi sfuggire dallo sguardo i testimoni”, dice Empedocle. – Quindi non tu. – Io ripeto. – E da chi sei andato a ripetizione, ripetente? – Da Severino. – Ah, ecco!
(Segue)