mercoledì 26 novembre 2025

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         Lo studio dei numeri



2 commenti:

Silvio Minieri ha detto...

LO STUDIO DEI NUMERI
Allora, riprendiamo il discorso aritmetico su √1.000.000 = 1. Prima, stabiliamo i simboli: 1 milione = a; poi scriviamo la tesi da dimostrare: √a = 1; quindi, due espressioni aritmetiche uguali √a x 0 + 1 – 0/0 = 1; √a x 0 + 1 – 0/0 = √a. Se dimostriamo l’eguaglianza dei due diversi risultati, avremo √a = 1.
Prima dimostrazione: radice quadrata di a per zero, uguale zero, più uno, uguale uno, meno la frazione 0/0, uguale uno. Infatti, la divisione 0:0 è impossibile, perché qualsiasi numero diviso zero, diciamo, dà un risultato che si perde all’infinito, e quindi il quoziente non è misurabile.
Seconda dimostrazione: radice quadrata di a per zero 0, uguale radice quadrata di a;
un numero moltiplicato per zero non dà zero, ma rimane inalterato. È un chiaro errore per la matematica moderna, non per quella indiana del VII secolo, che scoprì lo zero come numero, introducendolo nell’aritmetica. In proposito rimando ai post del 2, 5, 7 giugno 2024: “Aritmetica dello zero”, “Le regole oscure”, “Un’eresia matematica”. In particolare, riprendo le regole della divisione e moltiplicazione per zero, enunciate da Bhaskar (XI sec.) nel suo trattato LÌLÀVATÌ.
“Una quantità definita divisa per zero è il sottomultiplo di zero.” [n ÷ 0 = n/0].
Il prodotto di [una quantità moltiplicata per] zero è zero [n x 0 = 0], ma deve essere mantenuto come un multiplo di zero [n x 0 = n], se impiegato come termine per una successiva operazione. [es. 14 x 0 = 0; 14 x 0 + 7 = 21]
Essendo zero divenuto un moltiplicatore, se zero diventasse un divisore, la quantità intera deve intendersi immutata.” [n x 0 = n ≅ n ÷ 0 = n]
Si deve aggiungere perché 0: 0 = 1. Se n = 1, 1 x 0 = 0, e quindi 0: 0 = 1
La traduzione degli enunciati in simboli matematici serve a chiarire gli enunciati stessi.
Obiezioni: “Una quantità definita divisa per zero è il sottomultiplo di zero.” L'affermazione è falsa. La divisione per zero è un'operazione impossibile in matematica e non ha senso. Non è possibile definire un sottomultiplo o un risultato per la divisione di un numero finito per zero, né per zero diviso zero.
Perché è impossibile: La divisione è l'operazione inversa della moltiplicazione. Per definizione, per ogni divisione a ÷ b = c deve essere vero che b x c = a. Se provassimo a dividere un numero finito n per zero (n ÷ 0 = q) dovremmo avere 0 x q = n. Poiché nessun numero moltiplicato per zero può dare un risultato diverso da zero, l'operazione è impossibile.
Il caso di 0 ÷ 0: Anche la divisione di zero per zero è impossibile. In questo caso, qualsiasi numero moltiplicato per zero darebbe zero, quindi non esisterebbe un'unica soluzione, mentre un'operazione matematica deve avere una risposta unica.

Silvio Minieri ha detto...

Perché allora, nell’XI secolo, Bhaskar dice il contrario o quasi? Perché la matematica ha fatto progressi? Soprattutto che significato ha lo zero in matematica, tranne il voto 0 che sì dà a scuola ai negati per la matematica, ossia ai poeti?
Ogni discorso sulla divisione, come operazione aritmetica, nasce dall’osservazione che la divisione è l’operazione inversa della moltiplicazione, e viceversa. E tutto fila liscio, fino a quando Brahmagupta, nel VII secolo, non introduce lo 0 nel calcolo delle operazioni aritmetiche. Come considerare lo zero? Un niente numerico, un numero vuoto? Se zero è niente, non aggiunge o sottrae nulla a un numero: 4 + 0 = 4; - 4 + 0 = - 4; 4 -0 = 4; - 4 - 0 = - 4. Qual errore, se lo vogliamo ritenere tale, si annida in questo ragionamento? Lo 0 come numero nasce proprio dal risultato di quantità sottratte a zero, che si colorano di rosso nei conti correnti bancari: 0 - n = - n. La variazione dello zero, allora, dipende dalla sua posizione nella sequenza delle operazioni aritmetiche. È questo il motivo per cui Bhaskar dice “Il prodotto di [una quantità moltiplicata per] zero è zero [n x 0 = 0], ma deve essere mantenuto come un multiplo di zero [n x 0 = n], se impiegato come termine per una successiva operazione. [es. 14 x 0 = 0; 14 x 0 + 7 = 21]. In sostanza, il numero iniziale della sequenza delle operazioni aritmetiche, seguito dallo zero nelle moltiplicazioni e divisioni, non scompare o rende impossibile il prosieguo, ma prosegue inalterato. Ecco perché nella sequenza √a x 0 + 1 – 0/0 = √a
il √a x 0 rimane inalterato. E adesso concludiamo con 0/0= 1.
La divisione zero diviso zero [0÷ 0] è impossibile, perché qualsiasi numero moltiplicato per zero darebbe zero [n x 0 = 0], quindi non esisterebbe un'unica soluzione, mentre una operazione matematica deve avere una risposta unica.
Il primo a fare la divisione dello zero è stato Brahmagupta: zero diviso zero è zero. Questo viene considerato come l’errore di Brahmagupta. Eppure, se scriviamo la sequenza: 0 + 0 = 0; 0 - 0 = 0; 0 x 0 = 0; ..., nel proporla come un quiz, chi è che non scrive il quarto termine 0 ÷ 0 = 0? Si obietta se n x 0 = 0, allora 0 ÷ 0 = n, come dire infiniti risultati. Quest’ultima obiezione, se rimossa, conduce alla scelta del risultato, che nelle operazioni aritmetiche non si scopre, ma si presuppone. Perché 1 + 1 = 2, e non 1+1 = 1+1? È un capriccio poetico che merita 0 in matematica? Infatti, durante il compito in classe, il maestro grida: “Quando finirete di fare il pagliaccio!”
Due e due quattro
quattro e quattro otto
otto e otto fanno sedici...
Ripetete! Dice il maestro
Due e due quattro
quattro e quattro otto
otto e otto fanno sedici.
Ma ecco l'uccello-lira
che passa nel cielo
il bambino lo vede
il bambino l'ascolta
il bambino lo chiama:
Salvami
gioca con me
uccello!
Allora l'uccello discende
e gioca con il bambino
Due e due quattro...
Ripetete! Dice il maestro
e gioca il bambino
e l'uccello gioca con lui...
Quattro e quattro otto
otto e otto fan sedici
e sedici e sedici che fanno?
Niente fanno sedici e sedici
e soprattutto non fanno trentadue
in ogni modo se ne vanno.
E il bambino ha nascosto l'uccello
nel suo banco
e tutti i bambini
ascoltano la sua canzone
e tutti i bambini
ascoltano la musica
e otto e otto a loro volta se ne vanno
e quattro e quattro e due e due
a loro volta abbandonano il campo
e uno e uno non fanno né uno né due
uno a uno egualmente se ne vanno.
E gioca l'uccello-lira
e il bambino canta
e il professore grida:
Quando finirete di fare il pagliaccio!
Ma tutti gli altri bambini
ascoltano la musica
e i muri della classe
tranquillamente crollano.
E i vetri diventano sabbia
l'inchiostro ritorna acqua
i banchi ritornano alberi
il gesso ridiventa scoglio
la penna ridiventa uccello.