L’intento è quello di dimostrare come si accumula nella coscienza il materiale psichico, che poi attraverso l’elaborazione della scrittura viene esteriorizzato, nella forma narrativa di un racconto. E approfittando dell’interruzione del racconto “Un giorno luce”, peraltro nel mezzo di una stesura, in cui si cominciava ad apprezzare il gusto (estetico) della narrazione, vale a dire nel momento in cui si intesseva la trama della storia di finzione, essendo intervenuta questa volontà di dare ragione di quanto fino allora raccontato, ho elaborato il progetto di procedere ad una lezione di scrittura creativa, per mostrare la genesi e la formazione di un racconto, attraverso l’arte del narrare. Il metodo è quello di raccogliere le varie scansioni di formazione di materiale psichico nella coscienza, nei momenti successivi all’interruzione del racconto, in cui avrei dovuto procedere alla creazione narrativa. Intanto vado avanti, spiegando poi il perché dell’interruzione, dovuto all’intervento di vari fattori, principalmente quelli che contribuiscono alla genesi creativa. Diciamo che era intervenuta una certa stanchezza intellettuale, non una spossatezza artistica, ma la necessità di coniugare le attività intellettive con le pratiche del quotidiano, e quindi ottenere la liberazione dell’energia psicofisica, un po' troppo condizionata e penalizzata dal disquilibrio con un’attività riflessiva in certo modo eccedente la misura. Ora, posso quindi cominciare ad esaminare, nella funzione di raccolta e sintesi, le varie scansioni successive all’interruzione del racconto, peraltro pubblicate e quindi già a nostra conoscenza. Il riferimento è ai soliloqui sui risvegli notturni, di cui ora iniziamo lo studio e lo svolgimento nella rete di una composizione ad anelli (loop). Il fatto di dovermi riferire ai miei risvegli notturni mi ha fatto riflettere e capire che anche il mezzo di espressione non in forma narrativa, ma discorsiva e nell’occasione relativa ad argomenti di carattere letterario, e potevano anche essere filosofici, come ad esempio in Nietzsche, poteva ricondursi a quel principio, di cui appresi negli anni di scuola del liceo, secondo cui ogni racconto è sempre autobiografico. Quindi, il primo risveglio, come i due seguenti, rivelava nei volumi di tempo ultimi una mia concentrata applicazione tesa ad elaborare un metodo per semplificare il calcolo mnemonico dell’operazione aritmetica della moltiplicazione di numeri a tre cifre, senza l’ausilio di strumenti di scrittura, tipo calcolatrici o semplice carta e penna. Una tale vera e propria idea fissa, indirizzata ai limiti della sfera paranoide, derivava da una precedente applicazione alla risoluzione mnemonica dei quadrati di numeri a tre cifre, secondo la formula di un’equazione numerica letterale di primo grado: x + y = z. La mia equazione descrive una relazione fra tre variabili incognite x, y, z, parametrate sulla somma (z) di due segmenti (x, y) di numeri interi a tre cifre, come descritti dalla formula: n^ = x + y = z; x = (a^ x100 + 2a x b x10 + b^)100; y = 2d x c x10 + c^. (Segue)
‘Kde domov muj’? ‘Dov’è la mia patria?’ Non è un inno di guerra, non auspica la rovina di nessuno, canta senza retorica il paesaggio della Boemia con i suoi colli e pendii, le pianure e le betulle, i pascoli e i tigli ombrosi, i piccoli ruscelli. Canta il paese dove siamo a casa nostra, è stato bello difendere questa terra, bello amare la nostra patria (Milena Jesenskà)
Copenaghen
Bruxelles Louiza
“Dobbiamo pensare che ciascuno di noi, esseri viventi, è come una prodigiosa marionetta realizzata dalla divinità, per gioco o per uno scopo serio, questo non lo sappiamo." (Platone, Leggi, 1, 644e)
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LEZIONE DI SCRITTURA CREATIVA
L’intento è quello di dimostrare come si accumula nella coscienza il materiale psichico, che poi attraverso l’elaborazione della scrittura viene esteriorizzato, nella forma narrativa di un racconto. E approfittando dell’interruzione del racconto “Un giorno luce”, peraltro nel mezzo di una stesura, in cui si cominciava ad apprezzare il gusto (estetico) della narrazione, vale a dire nel momento in cui si intesseva la trama della storia di finzione, essendo intervenuta questa volontà di dare ragione di quanto fino allora raccontato, ho elaborato il progetto di procedere ad una lezione di scrittura creativa, per mostrare la genesi e la formazione di un racconto, attraverso l’arte del narrare. Il metodo è quello di raccogliere le varie scansioni di formazione di materiale
psichico nella coscienza, nei momenti successivi all’interruzione del racconto, in cui avrei dovuto procedere alla creazione narrativa. Intanto vado avanti, spiegando poi il perché dell’interruzione, dovuto all’intervento di vari fattori, principalmente quelli che contribuiscono alla genesi creativa. Diciamo che era intervenuta una certa stanchezza intellettuale, non una spossatezza artistica, ma la necessità di coniugare le attività intellettive con le pratiche del quotidiano, e quindi ottenere la liberazione dell’energia psicofisica, un po' troppo condizionata e penalizzata dal disquilibrio con un’attività riflessiva in certo modo eccedente la misura.
Ora, posso quindi cominciare ad esaminare, nella funzione di raccolta e sintesi, le varie scansioni successive all’interruzione del racconto, peraltro pubblicate e quindi già a nostra conoscenza. Il riferimento è ai soliloqui sui risvegli notturni, di cui ora iniziamo lo studio e lo svolgimento nella rete di una composizione ad anelli (loop).
Il fatto di dovermi riferire ai miei risvegli notturni mi ha fatto riflettere e capire che anche il mezzo di espressione non in forma narrativa, ma discorsiva e nell’occasione relativa ad argomenti di carattere letterario, e potevano anche essere filosofici, come ad esempio in Nietzsche, poteva ricondursi a quel principio, di cui appresi negli anni di scuola del liceo, secondo cui ogni racconto è sempre autobiografico.
Quindi, il primo risveglio, come i due seguenti, rivelava nei volumi di tempo ultimi una mia concentrata applicazione tesa ad elaborare un metodo per semplificare il calcolo mnemonico dell’operazione aritmetica della moltiplicazione di numeri a tre cifre, senza l’ausilio di strumenti di scrittura, tipo calcolatrici o semplice carta e penna. Una tale vera e propria idea fissa, indirizzata ai limiti della sfera paranoide, derivava da una precedente applicazione alla risoluzione mnemonica dei quadrati di numeri a tre cifre, secondo la formula di un’equazione numerica letterale di primo grado: x + y = z.
La mia equazione descrive una relazione fra tre variabili incognite x, y, z, parametrate sulla somma (z) di due segmenti (x, y) di numeri interi a tre cifre, come descritti dalla formula: n^ = x + y = z; x = (a^ x100 + 2a x b x10 + b^)100; y = 2d x c x10 + c^.
(Segue)
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