– La fisica quantistica a loop (o Gravità Quantistica a Loop - LQG) è una teoria che unifica meccanica quantistica e relatività generale, proponendo che spazio e tempo non siano continui ma composti da "quanti", minuscole unità indivisibili, formando una sorta di rete o schiuma a livello fondamentale (scala di Planck). Questa struttura discreta, descritta da "reti di spin" (spin networks), significa che esistono volumi e aree minime, risolvendo problemi come le singolarità dei buchi neri e del Big Bang, che si trasformerebbero in densità finite, potenzialmente portando a "buchi bianchi". – Ho capito, vai a cena, ne parliamo dopo. – Nello spaziotempo discreto, ora evaporo dalla regione passata della stesura del testo a quella contigua futura della cena, per poi ricomporre nella rete o schiuma a livello fondamentale il passaggio dalla regione futura a quella passata. – Vai a cena, vai. – Vado, poi ti dico quello che ho mangiato. – E bevuto. – Certo, tutto il menu. – Spiriti compresi. – Come? – Ciao, buon appetito.
LÀ E QUA Da dove ricominciamo? – Daccapo. – Va bene. – Questo, allora, è il primo risveglio, non il quarto. – Esatto, se la giornata di 24 ore è la metafora della vita dell’Universo, per intanto, diamo una breve nozione, ripresa dalla IA, della teoria del Big Bounce, Grande Rimbalzo. – Va bene. – “È una teoria cosmologica che propone un universo ciclico, in cui il nostro Big Bang non è stato l'inizio assoluto, ma il risultato del collasso (Big Crunch) di un universo precedente che è "rimbalzato" a causa di effetti di gravità quantistica, evitando la singolarità infinita, dando vita a una nuova fase di espansione, in un ciclo eterno di espansioni e contrazioni.” – Ottimo, basta così. – Quindi, il primo risveglio ha avuto inizio alle 04.30. – Sempre un’ora antelucana. – Cinque ore e mezzo di sonno. – Ma come? Questo universo metaforico non inizia alle 00.00? – Certo, allora devi contare necessariamente quattro e mezzo. – La tua è un’obiezione logica alla teoria del Grande Rimbalzo. – Come? – Che cosa resta di quella singolarità non infinita, non evaporata, diciamo da 1 a 0? – Che cosa resta? – Non un 1 – 1 = 0, ma 1 x 0 x 1^n = 1^n. – Non ho capito. – Non fa niente. – Non glissare, spiega. – E come faccio a spiegarti l’infinito nulla, il Nirvana, conosciuto dalla filosofia e matematica indiana, che dicono 1 x 0 = 1, nelle operazioni in sequenza? Come faccio? – Come fai? – Ti farò seguire un apposito corso in proposito, con le sinossi, espunte da quanto da me, ripeto da me, il blogger tuo in persona, scritto e pubblicato, oltre che ulteriori lezioni orali. – E questo corso si paga? – Non c’è oro sulla terra che valga la sapienza del tuo blogger. – Andremo a prenderla sugli asteroidi della fascia di Kuiper ed eventualmente dai ghiacci della nube di Oort. – E non dai pianeti nani? – Sì, anche dai pianeti nani, e da tutti gli altri frammenti cosmici, che vagano nello spazio infinito, se rimaniamo ancorati al modello di Universo di Newton, che presume lo spazio assoluto.
– Come? – La formula obsoleta F = m x a, forza di gravitazione è data dal prodotto della massa per l’accelerazione. – E noi a quale modello dobbiamo fare riferimento? – A quello di Einstein: E = mc^. – E il modello quantistico? – È compatibile con quello di Einstein. – Se lo dici tu. – No, professori di fisica. – Va bene. – E così, mi hai fatto perdere il filo del discorso. – Riprendiamolo subito, raggomitolando il filo, dalla giornata universo evaporata nella singolarità della mezzanotte, come dire 24 – 24: 0. – No, 0/0 = 1. – Ma come è possibile 0/0 = 1? – È possibile matematicamente, perché ogni numero diviso per sé stesso, è uguale a uno. – Non per la matematica moderna, perché nessun numero è divisibile per zero. – Ne parliamo quando frequenterai il mio corso, intanto studia le sinossi pubblicate sul “Raccoglitore”. – È una rivista letteraria, non di scienza. – Io ho fatto il liceo classico, non lo scientifico, e chi fa il classico deve studiare anche matematica, fisica e scienza. – Adesso capisco molte cose. – Quali cose? – Il tuo profitto negli studi. – Per non parlare dei tuoi. – Per le mie conoscenze non c’è oro sulla terra… – Ma stai zitto, spirito negativo. – Parla tu, allora. – Il risveglio, risolvendo la metafora con la mia formula 0/0 =1. – Sei proprio unico. – Unico è l’Infinito Nulla, infatti 0/0 non dà solo 1, ma infiniti numeri, zero compreso, e per chiudere il circolo anche il mio zero negativo, corrispondente al quanto negativo non calcolabile. – E lo zero positivo, quello conosciuto, che cosa rappresenta? – Il quantum positum, quel che viene posto, onde positivo, il niente visibile e calcolabile, che peraltro mette in crisi certi assiomi della moderna aritmetica, come lo zero impossibile divisore (a: 0 = Errore). – E il tuo zero negativo, perché non è calcolabile? – Per il valore della costante quantica, che sono riuscito a calcolare, al di sotto di cui nulla è calcolabile. – Hai scimmiottato la costante di Plank. – Stai zitto, brutto scimmione! – Te la sei presa, vero? – Con te, non si può fare un discorso serio. – Ma neppure uno leggero, a quanto pare. – Ma va là! – Va bene vado là. – Certo, e non tornare più qua.
QUA Vieni qua. – Posso? – Ti ho perdonato. – Eccomi. – Comunque, per punizione, dovrai ascoltare tutto il mio discorso sulla costante quantica, che poi sarà molto breve. – Espierò molto volentieri la mia colpa, che non ho commesso. – Hai ragione, la tua è una colpa atavica, ti è stata trasmessa geneticamente. – È vero. – No, è falso. – Come? – Poi ti farò un discorso sulla logica del vero e del falso. – Insomma, la mia colpa è vera o falsa? – È vera e falsa. – Ho capito. – Come? – È la stessa storia dell’elettrone che passa contemporaneamente per due fenditure. – Ne riparliamo, ora urge il primo risveglio della nuova giornata, dopo aver archiviato il quarto della giornata. – Il grande rimbalzo. – Risveglio notturno alle ore 4.30, dopo cinque ore e mezzo. – E ci eravamo arenati a questo punto. – Sappiamo però dello 0/0 = 1, ed ora bisogna tradurre il dato matematico nel dato fisico. – Come dire continuare in questa parodia della scienza. – Nonché della matematica. – Sei tu a dirlo. – E se non io, chi altrimenti? – Tu il ministro psicopompo del dio del blog, spergiuro e blasfemo. – Non usiamo questi termini, e poi se fosse lui il dio degli inganni? – Hermes, in latino Mercurio, il sovrano alchemico. – Infatti, lo ritroviamo all’inizio di questa saga ultraventennale del suo dominio. – E quindi? – Andiamo avanti. – Ritornando indietro. – Certo, ripartiamo dal nuovo inizio, che ha qualcosa in comune con la precedente fine. – Un’ora di sonno. – Eccolo là! – Che cosa è successo al risveglio? – Finalmente una domanda sensata. – E che richiede una risposta sensata, quindi vediamo di tenerci lontano dalle insensatezze, soprattutto quelle pseudo-scientifiche. – Va bene, andiamo ad esplorare l’irrazionale. – Come dire il sogno. – Se devo dargli un titolo, allora scelgo questo: “La donna che non poteva essere incriminata”. – In che senso? – Non vi erano prove per incriminarla, ma neppure per discolparla. – Come dire: 0 ± 0 = 0. – Sì. – Meno male che non era 0/0 =1. – Sarebbe stato, anzi era 0/0=0. – A capriccio dei giudici, insomma. – No, era una donna che non poteva essere condannata né poteva essere assolta. – Ma chi era? – Eri tu. – Cretino! io sono uno spirito maschile. – Non essere aggressivo, lo so che l’anima è maschile e l’animus femminile, come dire che nella donna l’animus è l’attesa di completamento con l’uomo, l’archetipo, diciamo con Jung, e così nell’uomo, l’anima è l’archetipo femminile. – E allora, perché provochi? – Perché ti turbi? – Io non mi turbo, tu chissà che cosa vuoi insinuare, magari un archetipo equivoco o biunivoco, come dire l’androgino. – Io ho letto il “Simposio” di Platone. – E allora vuol dire che hai sognato l’androgino. – No, era chiaramente una donna, verosimilmente una giovane donna, anche se nel sogno la figura era sfumata. – Era una bionda con i capelli lunghi? – Sì. – Allora era la moglie di Cesare, senza macchie. – Non era la signora Cesaretti. – Sì, è vero, quella ha le efelidi. – Stiamo perdendo tempo. – Era il simbolo della donna inattingibile. – Sì, ma il simbolo aveva tratti concreti. – Vuoi sapere chi era in realtà? – Ah, ecco sì. – Diciamo una sconosciuta, di cui ho avuto visione solo in immagine. – Un dipinto? – Forse. – Non sai dire altro? – No. – E poi, svanito il sogno, che cosa hai elucubrato in quell’ora da sveglio fino alle cinque e mezzo? – Adesso, a distanza tutto si scolorisce e sfuma. – E ti sei riaddormentato. – E dopo un’ora di sonno, ti sei di nuovo svegliato. – Sì. – E che cosa hai sognato? – Estranei in casa. – E poi ti sei alzato? – Sì, e con i soliloqui finisce qui. – Perché? - Perché ci sono altre occorrenze a cui far fronte. – Quali? – Quelle di tutti i giorni. – E le note? – Sono finite nell’oblio. – Allora, addio, amico. – Ci vediamo.
IMMAGINE Il secondo principio della dinamica La risultante delle forze applicate ad un corpo è uguale al prodotto della massa (inerziale) del corpo per la sua accelerazione. F⃗ =m⋅a⃗
[N. d. B.] In seguito sarà pubblicato un sommario degli argomenti trattati come "Appendice" a "Un giorno luce", dando ragione di quanto rimasto in sospeso, compresa la costante quantica.
‘Kde domov muj’? ‘Dov’è la mia patria?’ Non è un inno di guerra, non auspica la rovina di nessuno, canta senza retorica il paesaggio della Boemia con i suoi colli e pendii, le pianure e le betulle, i pascoli e i tigli ombrosi, i piccoli ruscelli. Canta il paese dove siamo a casa nostra, è stato bello difendere questa terra, bello amare la nostra patria (Milena Jesenskà)
Copenaghen
Bruxelles Louiza
“Dobbiamo pensare che ciascuno di noi, esseri viventi, è come una prodigiosa marionetta realizzata dalla divinità, per gioco o per uno scopo serio, questo non lo sappiamo." (Platone, Leggi, 1, 644e)
6 commenti:
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– La fisica quantistica a loop (o Gravità Quantistica a Loop - LQG) è una teoria che unifica meccanica quantistica e relatività generale, proponendo che spazio e tempo non siano continui ma composti da "quanti", minuscole unità indivisibili, formando una sorta di rete o schiuma a livello fondamentale (scala di Planck). Questa struttura discreta, descritta da "reti di spin" (spin networks), significa che esistono volumi e aree minime, risolvendo problemi come le singolarità dei buchi neri e del Big Bang, che si trasformerebbero in densità finite, potenzialmente portando a "buchi bianchi".
– Ho capito, vai a cena, ne parliamo dopo. – Nello spaziotempo discreto, ora evaporo dalla regione passata della stesura del testo a quella contigua futura della cena, per poi ricomporre nella rete o schiuma a livello fondamentale il passaggio dalla regione futura a quella passata. – Vai a cena, vai. – Vado, poi ti dico quello che ho mangiato. – E bevuto. – Certo, tutto il menu. – Spiriti compresi. – Come? – Ciao, buon appetito.
IL GRANDE RIMBALZO
LÀ E QUA
Da dove ricominciamo? – Daccapo. – Va bene. – Questo, allora, è il primo risveglio, non il quarto. – Esatto, se la giornata di 24 ore è la metafora della vita dell’Universo, per intanto, diamo una breve nozione, ripresa dalla IA, della teoria del Big Bounce, Grande Rimbalzo. – Va bene. – “È una teoria cosmologica che propone un universo ciclico, in cui il nostro Big Bang non è stato l'inizio assoluto, ma il risultato del collasso (Big Crunch) di un universo precedente che è "rimbalzato" a causa di effetti di gravità quantistica, evitando la singolarità infinita, dando vita a una nuova fase di espansione, in un ciclo eterno di espansioni e contrazioni.” – Ottimo, basta così. – Quindi, il primo risveglio ha avuto inizio alle 04.30. – Sempre un’ora antelucana. – Cinque ore e mezzo di sonno. – Ma come? Questo universo metaforico non inizia alle 00.00? – Certo, allora devi contare necessariamente quattro e mezzo. – La tua è un’obiezione logica alla teoria del Grande Rimbalzo. – Come? – Che cosa resta di quella singolarità non infinita, non evaporata, diciamo da 1 a 0? – Che cosa resta? – Non un 1 – 1 = 0, ma 1 x 0 x 1^n = 1^n. – Non ho capito. – Non fa niente. – Non glissare, spiega. – E come faccio a spiegarti l’infinito nulla, il Nirvana, conosciuto dalla filosofia e matematica indiana, che dicono 1 x 0 = 1, nelle operazioni in sequenza? Come faccio? – Come fai? – Ti farò seguire un apposito corso in proposito, con le sinossi, espunte da quanto da me, ripeto da me, il blogger tuo in persona, scritto e pubblicato, oltre che ulteriori lezioni orali. – E questo corso si paga? – Non c’è oro sulla terra che valga la sapienza del tuo blogger. – Andremo a prenderla sugli asteroidi della fascia di Kuiper ed eventualmente dai ghiacci della nube di Oort. – E non dai pianeti nani? – Sì, anche dai pianeti nani, e da tutti gli altri frammenti cosmici, che vagano nello spazio infinito, se rimaniamo ancorati al modello di Universo di Newton, che presume lo spazio assoluto.
– Come? – La formula obsoleta F = m x a, forza di gravitazione è data dal prodotto della massa per l’accelerazione. – E noi a quale modello dobbiamo fare riferimento? – A quello di Einstein: E = mc^. – E il modello quantistico? – È compatibile con quello di Einstein. – Se lo dici tu. – No, professori di fisica. – Va bene. – E così, mi hai fatto perdere il filo del discorso. – Riprendiamolo subito, raggomitolando il filo, dalla giornata universo evaporata nella singolarità della mezzanotte, come dire 24 – 24: 0. – No, 0/0 = 1. – Ma come è possibile 0/0 = 1? – È possibile matematicamente, perché ogni numero diviso per sé stesso, è uguale a uno. – Non per la matematica moderna, perché nessun numero è divisibile per zero. – Ne parliamo quando frequenterai il mio corso, intanto studia le sinossi pubblicate sul “Raccoglitore”. – È una rivista letteraria, non di scienza. – Io ho fatto il liceo classico, non lo scientifico, e chi fa il classico deve studiare anche matematica, fisica e scienza. – Adesso capisco molte cose. – Quali cose? – Il tuo profitto negli studi. – Per non parlare dei tuoi. – Per le mie conoscenze non c’è oro sulla terra… – Ma stai zitto, spirito negativo. – Parla tu, allora. – Il risveglio, risolvendo la metafora con la mia formula 0/0 =1. – Sei proprio unico. – Unico è l’Infinito Nulla, infatti 0/0 non dà solo 1, ma infiniti numeri, zero compreso, e per chiudere il circolo anche il mio zero negativo, corrispondente al quanto negativo non calcolabile. – E lo zero positivo, quello conosciuto, che cosa rappresenta? – Il quantum positum, quel che viene posto, onde positivo, il niente visibile e calcolabile, che peraltro mette in crisi certi assiomi della moderna aritmetica, come lo zero impossibile divisore (a: 0 = Errore). – E il tuo zero negativo, perché non è calcolabile? – Per il valore della costante quantica, che sono riuscito a calcolare, al di sotto di cui nulla è calcolabile. – Hai scimmiottato la costante di Plank. – Stai zitto, brutto scimmione! – Te la sei presa, vero? – Con te, non si può fare un discorso serio. – Ma neppure uno leggero, a quanto pare. – Ma va là! – Va bene vado là. – Certo, e non tornare più qua.
QUA
Vieni qua. – Posso? – Ti ho perdonato. – Eccomi. – Comunque, per punizione, dovrai ascoltare tutto il mio discorso sulla costante quantica, che poi sarà molto breve. – Espierò molto volentieri la mia colpa, che non ho commesso. – Hai ragione, la tua è una colpa atavica, ti è stata trasmessa geneticamente. – È vero. – No, è falso. – Come? – Poi ti farò un discorso sulla logica del vero e del falso. – Insomma, la mia colpa è vera o falsa? – È vera e falsa. – Ho capito. – Come? – È la stessa storia dell’elettrone che passa contemporaneamente per due fenditure. – Ne riparliamo, ora urge il primo risveglio della nuova giornata, dopo aver archiviato il quarto della giornata. – Il grande rimbalzo. – Risveglio notturno alle ore 4.30, dopo cinque ore e mezzo. – E ci eravamo arenati a questo punto. – Sappiamo però dello 0/0 = 1, ed ora bisogna tradurre il dato matematico nel dato fisico. – Come dire continuare in questa parodia della scienza. – Nonché della matematica. – Sei tu a dirlo. – E se non io, chi altrimenti? – Tu il ministro psicopompo del dio del blog, spergiuro e blasfemo. – Non usiamo questi termini, e poi se fosse lui il dio degli inganni? – Hermes, in latino Mercurio, il sovrano alchemico. – Infatti, lo ritroviamo all’inizio di questa saga ultraventennale del suo dominio. – E quindi? – Andiamo avanti. – Ritornando indietro. – Certo, ripartiamo dal nuovo inizio, che ha qualcosa in comune con la precedente fine. – Un’ora di sonno. – Eccolo là! – Che cosa è successo al risveglio? – Finalmente una domanda sensata. – E che richiede una risposta sensata, quindi vediamo di tenerci lontano dalle insensatezze, soprattutto quelle pseudo-scientifiche. – Va bene, andiamo ad esplorare l’irrazionale. – Come dire il sogno. – Se devo dargli un titolo, allora scelgo questo: “La donna che non poteva essere incriminata”. – In che senso? – Non vi erano prove per incriminarla, ma neppure per discolparla. – Come dire: 0 ± 0 = 0. – Sì. – Meno male che non era 0/0 =1. – Sarebbe stato, anzi era 0/0=0. – A capriccio dei giudici, insomma. – No, era una donna che non poteva essere condannata né poteva essere assolta. – Ma chi era? – Eri tu. – Cretino! io sono uno spirito maschile. – Non essere aggressivo, lo so che l’anima è maschile e l’animus femminile, come dire che nella donna l’animus è l’attesa di completamento con l’uomo, l’archetipo, diciamo con Jung, e così nell’uomo, l’anima è l’archetipo femminile. – E allora, perché provochi? – Perché ti turbi? – Io non mi turbo, tu chissà che cosa vuoi insinuare, magari un archetipo equivoco o biunivoco, come dire l’androgino. – Io ho letto il “Simposio” di Platone. – E allora vuol dire che hai sognato l’androgino. – No, era chiaramente una donna, verosimilmente una giovane donna, anche se nel sogno la figura era sfumata. – Era una bionda con i capelli lunghi? – Sì. – Allora era la moglie di Cesare, senza macchie. – Non era la signora Cesaretti. – Sì, è vero, quella ha le efelidi. – Stiamo perdendo tempo. – Era il simbolo della donna inattingibile. – Sì, ma il simbolo aveva tratti concreti. – Vuoi sapere chi era in realtà? – Ah, ecco sì. – Diciamo una sconosciuta, di cui ho avuto visione solo in immagine. – Un dipinto? – Forse. – Non sai dire altro? – No. – E poi, svanito il sogno, che cosa hai elucubrato in quell’ora da sveglio fino alle cinque e mezzo? – Adesso, a distanza tutto si scolorisce e sfuma. – E ti sei riaddormentato. – E dopo un’ora di sonno, ti sei di nuovo svegliato. – Sì. – E che cosa hai sognato? – Estranei in casa. – E poi ti sei alzato? – Sì, e con i soliloqui finisce qui. – Perché? - Perché ci sono altre occorrenze a cui far fronte. – Quali? – Quelle di tutti i giorni. – E le note? – Sono finite nell’oblio. – Allora, addio, amico. – Ci vediamo.
IMMAGINE
Il secondo principio della dinamica
La risultante delle forze applicate ad un corpo è uguale al prodotto della massa (inerziale) del corpo per la sua accelerazione. F⃗ =m⋅a⃗
[N. d. B.]
In seguito sarà pubblicato un sommario degli argomenti trattati come "Appendice" a "Un giorno luce", dando ragione di quanto rimasto in sospeso, compresa la costante quantica.
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