sabato 15 giugno 2024

 

              L'alterno



3 commenti:

Silvio Minieri ha detto...

L’ALTERNO
Indovina indovinello … sì, lo so, il post avrebbe dovuto essere un altro (l’uso dell’ausiliare essere – sarebbe – sarebbe stato scorretto), ma oggi è il secondo giorno del post “Il dolce presente”, e quindi io “l’alterno” con quello del terzo giorno. Quindi, indovina indovinello… alt! Chi è? Cominciamo male co’ ‘sto “indovina indovinello”. Come sarebbe? Di nuovo sarebbe? … Mi sono perso… Ritrovati! Va bene. Indovina indovinello… e quindi? Nessuno ti ha interrotto. No? Vai avanti, Narr. Ahi! Poi spieghiamo questo inizio singhiozzante. Va bene. Allora? Indovina indovinello… posso andare avanti? Sì, vai avanti, prima che io ti raggiunga e ti scavalchi con un salto. Aiuto! Rallento, ho un’andatura troppo rollante, rischio di cadere, tenete presente che sono il funambolo di Basilea. Chi? Dopo spieghiamo. Indovina indovinello… allora? Indovina indovinello se l’alterno del tranello è anagramma o telegramma. Finalmente! Anagramma o telegramma? Anagramma: “l’alterno” è l’anagramma di “tranello”. Come? Ricorro a IA (per me, anche se impropriamente, IA è il web). Ricorri, dunque! “Permutazione totale di lettere o sillabe di una parola o di una frase, in modo da ottenere altre parole o frasi di significato diverso: ramo - mora, bibliotecario - beato coi libri.” Ora arriva il bello: perché non è un telegramma? Perché questo non è un ufficio postale, tu non sei il mittente di nessun telegramma, e questo è un post ancora in elaborazione, peraltro improponibile per i suoi singhiozzi e intermittenze, indice di squilibrio psichico. Tu sai che il blogger ama giocare tra ragione e follia. Sì, direi, forse un po' troppo. Per quali gusti? Non per i miei gusti, ma per tutti i gusti. Ah, bene! Segnalo il pericolo di una digressione sul “gusto”. Sorpassa con un salto! Olé! Non sei caduto? No. Ma non sei il funambolo di Basilea? No. Un cangiamento del fantasma psichico? Sì. Toh! Che dicevamo? Ragione e follia. Andiamo di corsa. Va bene. La biga alata di Platone, l’anima, il cavallo bianco che vola in alto verso il cielo, quello nero, che preme verso il basso, le passioni terrene. Il “Fedro”. La pazzia come divina mania. Siamo andati proprio di corsa. Più veloci del vento. Dobbiamo parlare delle turbe e degli spiriti, dell’esistenza di questi ultimi. Facciamo un copia e incolla. Va bene.

Silvio Minieri ha detto...

“Marsilio Ficino, il celebre filosofo dell’Accademia Platonica, fiorita durante il Rinascimento fiorentino sotto la protezione ed il mecenatismo di Lorenzo il Magnifico, e seguace delle dottrine riferite a Ermete Trismegisto, è protagonista di questo aneddoto di sapore sovrannaturale. Marsilio Ficino e il suo carissimo amico Michele Mercati discutevano spesso di filosofia; un giorno, trovandosi a discettare sull’esistenza dell’anima e sulla sua sopravvivenza dopo la morte, terminarono una lunga discussione sull’argomento con una promessa reciproca: e cioè che il primo dei due che fosse morto, sarebbe venuto a dare all’altro notizie sullo stato della vita nell’Aldilà. Separatisi con questa promessa, si narra che Michele Mercati, qualche tempo dopo, mentre un giorno studiava di buon mattino come suo solito, ed era benissimo sveglio, sentì all’improvviso uno strepito, come di uomo a cavallo che correva verso la sua porta e, allo stesso tempo, la voce del suo amico Marsilio Ficino che gridava: “Michele, Michele, tutto quello che si dice dell’altra vita è vero“. Michele aprì la finestra e vide il Ficino correre su un cavallo bianco. Nonostante gli gridasse di fermarsi, Marsilio continuava a galoppare fino a scomparirgli alla vista. Marsilio Ficino, che soggiornava allora a Firenze (mentre il Mercati, protonotaro della Santa Sede, stava a Roma) era morto proprio in quel momento in cui era apparso. Di questa eventualità si sincerò immediatamente il Mercati mandando una missiva a Firenze, e ricevendo in risposta la conferma che la morte del Ficino era appunto avvenuta nello stesso momento in cui si ricordava di aver assistito alla spettrale apparizione del filosofo platonico. Questa celebre leggenda della vita del Ficino è talmente nota che, oltre ad avere ampio corso e diffusione a livello di tradizione orale è riportata pari pari addirittura nelle “Dissertazioni sopra le apparizioni degli spiriti e sopra i vampiri o risurgenti”, vera e propria “Bibbia” del sovrannaturale in Europa, scritta dall’abate domenicano Augustin Calmet nel Settecento. E non è l’unica concernente la vita del Ficino: la sua convinta adesione alla concezione magica dell’Universo e del cristianesimo, derivazione delle dottrine ermetiche, hanno fatto di lui, nei secoli, un personaggio percepito come particolarmente contiguo al sovrannaturale e al magico. È dunque il protagonista ideale per le fantasiose evasioni scaturite dall’immaginario popolare. Tanto per dirne una, nonostante morisse il 1° ottobre 1499 a 66 anni, si narra che il Ficino morisse alla veneranda età di 108 anni, come riporta il celebre medico-alchimista Paracelso nei suoi Scholia. È interessante notare come la stessa leggenda applicata a Marsilio Ficino, relativa alla premonizione della morte data all’amico, non sia certo una creazione originale: si tratta invece di uno dei più diffusi tòpoi della narrativa del sovrannaturale e risale quanto meno all’epoca imperiale romana (ma probabilmente è molto più antica). A mero titolo di esempio, basti ricordare episodi praticamente identici che si trovano in Plinio e Seneca. Si tratta di un tema talmente radicato nella cultura popolare, che ha continuato a presentarsi con regolarità anche nell’aneddotica successiva al Ficino: l’episodio, identico a quello raccontato con riferimento al filosofo, è infatti riportato con riguardo alla vita di San Giovanni Bosco. Come accennato, questo aneddoto è applicato sempre, nella storia, a personaggi che, a vario titolo, hanno avuto a che fare con il tema che è protagonista dell’episodio; questo espediente serve naturalmente ad inserire un elemento di verosimiglianza in una narrazione di per sé basata sul favoloso e sul sovrannaturale. Non è dunque un caso se proprio al Ficino, pensatore nella cui filosofia la speculazione sull’anima e sulla sua sopravvivenza dopo la morte ricopre un ruolo di rilievo, viene applicato questo aneddoto ricorrente.”
https://curiositasufirenze.wordpress.com/2012/11/10/marsilio-ficino-torna-dallaldila

Silvio Minieri ha detto...

E tutte le altre castronerie che il Blogger aveva immaginato di postare? Le rêverie, mentre la notte impallidiva? Sì. Dico, sono impostabili. E allora pubblichiamole, dopo averle impostate. Ho detto che sono impostabili. Questa è una castroneria. Quale? Il giochetto sull’ambiguità del termine “impostabile”, termine inteso come “non-postabile, dal verbo “postare”, secondo un certo linguaggio informatico. – Adesso, giudice, facciamo una pausa, riprendiamo dopo. D’accordo!

TITOLI DI CODA E MUSICA
Segue l’incipit del post del “terzo giorno”, anche se non abbiamo esaurito il secondo, ma provvederemo in seguito. Attenzione! Arriverà la nave di Delo! La stiamo aspettando. Lo so, l’attesa diventa sempre più breve. Ci siamo. Ecco! Via! [I fantasmi psichici si sono dissolti] E chi è quel mortale sulla riva del mare? Non lo vedo. Metti gli occhiali. Come sarebbe? “Come sarebbe bello potersi dire che noi ci amiamo tanto, ma tanto da morire e che qualunque cosa accada noi ci vediamo a casa.” Eh?
La chiamano realtà
Questa confusione
DI dubbie opportunità,
Questa specie di libertà
Grande cattedrale
Ma che non vale un monolocale,
Un monolocale
Come sarebbe bello potersi dire
Che noi ci amiamo tanto …
Spegni quella radio! E perché? La cantante è Dolcenera. Non ti piace? “Tanto, ma tanto da morire e qualunque cosa accada noi ci vediamo a casa.” Eh? Dove andiamo? Sempre a casa. Hermann Hesse? Sì, cita Novalis. Pubblichiamo più in là il relativo post e dobbiamo tornare anche su Marsilio Ficino. Quanti ricordi! Una folla di spiriti. Una turba. Stanno arrivando, scappiamo. Il cavallo nero della biga alata. Ecco!


LA PRESENZA

“Dii saepe praesentes vim suam declarant” (Cicerone, De natura Deorum, II, 6), “Spesso gli dèi manifestano la propria forza con la loro presenza”.

Adesso, giudice, possiamo riprendere, e quindi dobbiamo riassumere e commentare brevemente quanto detto l’altra volta A questo proposito abbiamo ricevuto un audiomessaggio dal nostro Blogger, che ora leggiamo. – Un momento, attuario, a chi è diretto l’audiomessaggio? – A “me” e “te”, i protagonisti del nostro show. – Ah! – Bene, adesso procediamo alla lettura. – D’accordo. – “Cari me e te, l’altra volta, uno di voi due aveva iniziato il mio soliloquio, con la seguente domanda: “Dove sei stato?” Un messaggio subliminale del lettore fedele (d’ora in poi, il “fedele”). E dico così perché considero il blog, questo Blog, la mia chiesa, ma sarebbe meglio chiamarlo il mio “confessionale”, ed in quest’ultimo senso, il “fedele” diventa il “prete”, ma sembra più opportuno, definirlo: “il giudice”. Ecco, il nostro fedele lettore è anche e soprattutto il nostro giudice. Ecco perché voi due dovete giustificare le vostre battute colorite di buffonismo (neologismo, scopro adesso preesistente alla mia presente enunciazione). Intanto, riassumo il post precedente. La domanda iniziale era un messaggio subliminale al lettore, il fedele, il giudice, in quanto io ero rimasto assente qualche giorno ed il blog perdeva forza con la mia assenza, mentre ora la riacquista con la mia presenza, come si evince dall’epigrafe. … La metafora …
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