mercoledì 12 giugno 2024

Miscellanea

 

          L'isola del destino


6 commenti:

Silvio Minieri ha detto...

UN COLPO DA MAESTRO
In certe visioni filosofiche dottrinarie o in alcune immagini di pensatori per illustrare il loro pensiero, non possiamo non ritrovare le suggestioni di certi spettacoli figurativi accesi nella nostra fantasia da video e filmati scientifici. E così dobbiamo dire di visioni cosmiche di pietre e pianeti in fuga nella profondità scura dello spazio. Come non fare riferimento alle dottrine degli atomisti, lo scenario della pioggia degli atomi? E così il gioco del biliardo, quando con un colpo secco si colpisce e scompagina l’insieme di biglie raccolte, che rotolano velocemente e vanno a sbattere in tutte le direzioni, non ci ricorda la dottrina scientifica del Bing Bang, la grande esplosione che diede inizio alla formazione dell’Universo attuale? E quali altri pensieri suscitano queste visioni?
“Quando vedo, ad esempio, una palla di bigliardo che si muove in direzione di un’altra, secondo una linea retta (e supponete pure che il movimento della seconda palla mi venga accidentalmente suggerito come il risultato del loro contatto o impulso), non sono forse in grado di concepire che un centinaio di fatti differenti potrebbero seguire altrettanto bene a quella causa? Non potrebbero, queste palle, rimanere entrambe in quiete assoluta? Non potrebbe la prima palla tornare indietro in linea retta, o rimbalzare dalla seconda, seguendo ogni linea e direzione? Tutte queste supposizioni sono coerenti e concepibili. Perché allora dovremmo concedere la nostra preferenza ad una supposizione che non è più coerente o concepibile delle altre? Nessun ragionamento a priori potrà mai mostrarci un fondamento qualsiasi per questa inferenza.” (David Hume, “Ricerche sull’intelletto umano”, Londra, 1748)
Siamo arrivati al punto: Legge o Caso? Vediamo le biglie sbattere tra loro e rotolare sul tappeto verde, ma non sappiamo (non abbiamo visto, se sapere è avere visto) del colpo iniziale. Quindi non possiamo giudicare se le biglie si muovono a caso o seguono traiettorie previste (conosciute), non riusciamo a stabilire una legge per quel loro movimento, ci limitiamo a contemplare meravigliati lo spettacolo (theoria). La meraviglia suscita i nostri pensieri, i movimenti e le traiettorie degli astri nello spazio seguono un disegno ideato da un’intelligenza divina o sono effetto del caso? Il Big Bang è stato un colpo da maestro del migliore giocatore campione del mondo o un colpo sortito a caso dalla mano del destino? E siamo arrivati al destino: che cosa intendiamo con il termine “destino”? In genere si pensa l’immutabilità della sorte, quello che è sortito dal caso, l’accadere atomistico al di fuori di ogni legge. Che cosa possiamo dire del destino? Descrive l’accadere dell’accaduto, ponendosi oltre il limite dell’accadere, vede l’accaduto e lo descrive. Che cosa dice di noi la descrizione del destino. Noi accadiamo sulla Terra, in questo senso, siamo il figli della Terra. la Terra è un astro che orbita intorno al sole nel cielo, un’isola nello spazio, e in quanto isola, la Terra è l’isola del nostro destino.

L’ISOLA DEL DESTINO
Che cosa siamo venuti a fare sulla Terra? Quale mandato abbiamo ricevuto dalla nostra specie? Quali sono i comportamenti che dobbiamo (ethos) tenere nella nostra vita? Era l’antica domanda di Manrico.

[N. d. B.]
Nel ripubblicare questo breve testo, e leggendo dell’antica domanda di Manrico (personaggio di un ciclo narrativo condensabile nel titolo “Il Manrico”), la risposta si è fatta innanzi “naturale”: “Dobbiamo tenere i nostri comportamenti naturali, seguendo l’istinto di conservazione individuale e quello di conservazione della specie. In ogni caso è bene conoscere la dottrina del maestro antico, Aristotele, in particolare la sua opera in tema: “Etica Nicomachea”. Sic!

Silvio Minieri ha detto...

“GLI ORFANI DELLO SPAZIO” – POSTILLA

OSIRIS-REx (Origins, Spectral Interpretation, Resource Identification, Security, Regolith Explorer) è una missione spaziale sviluppata dalla NASA per l'esplorazione degli asteroidi nell'ambito del Programma New Frontiers. L'8 settembre 2016, venne lanciata nello spazio la sonda OSIRIS-REx, che quattro anni dopo, il 21 ottobre 2020, è atterrata sull'asteroide Bennu, prelevando dal limbo (lembo) del pianetino 60 grammi di regolite. Il rientro sulla Terra è previsto per il 24 settembre 2023.
La regolite è l'insieme eterogeneo di sedimenti, polvere e frammenti di materiale che compongono lo strato più esterno della superficie della Terra o di corpi celesti come la Luna e Marte. L’impronta lasciata da Armstrong è l’immagine plastica dello strato di regolite lunare. Il senso della missione OSIRIS-REx della NASA consiste nell’esaminare il materiale raccolto dalla sonda sul lembo di superficie dell’asteroide Bennu, per accertare se nella regolite extra-terrestre si trovano elementi alieni, che possano dare qualche indicazione sull’origine dell’Universo.
Nel quadro storico delineato si svolge la storia di “Manrico”, narrata in “Gli orfani dell’Universo” e radicata nel racconto: “Il nodo ascendente del trampoliere”.
In primis, devo subito dire che l’anteprima di “I figli della Terra”, che costituisce la seconda parte del “Manrico”, si svolge nei primi giorni di ottobre del 2023, quando la sonda della NASA sarà rientrata a terra e si potrà sapere con certezza se la morte del presunto Manrico sia dovuta a un sassolino di regolite aliena, piovutogli sul capo dallo spazio profondo, può darsi perché deviato con un opportuno clinamen.
Pertanto bisogna aspettare quella data per sapere che cosa sia veramente successo. Ma questa opportunità lascerebbe il lettore abbastanza deluso, potrebbe imprecare contro l’autore che cerca di sottrarsi ai suoi doveri di narratore con un escamotage, peraltro abbastanza infantile, il balbettio dell’infante [1].

_____________________

[1] Dal latino infans-antis, derivato da fans-fantis, participio presente di fari ‘parlare’, col prefisso negativo “in”, quindi propriamente “che non sa o non può parlare”.

Silvio Minieri ha detto...

E allora non mi resta che invertire la freccia del tempo e ricordare quello che sembra il futuro, ma che in questa mia nuova posizione nel tempo costituisce un passato. Ecco, ricordo che in quei giorni di ottobre, l’estate mediterranea concedeva ancora calde ore di sole e le ragazze potevano giocare a palla sulla spiaggia, come ai tempi d’oro di Nausica “dalle bianche braccia” e le sue ancelle, quando Odisseo naufragò sulle coste dell'isola di Scheria e sbucò nudo dal cespuglio, implorando misericordia, mentre le ancelle fuggivano via impaurite.
Io, io-narratore, il mio io si sdoppia sfuggendo sempre di continuo lungo l’orlo della narrazione, il limbo del parlante, io non sono naufragato a Scheria, l’attuale Corcira. Io mi sono recato a Palinuro sulla scia del mitico nocchiero di Enea, eponimo di quel promontorio tirrenico, dove naufragò, tradito dal dio Sonno, mentre conduceva la flotta verso l'Italia. Sono andato in spiaggia e ho visto le calciatrici giocare a pallone, e la scena non mi è stata suggerita dalla Nausica omerica di trenta secoli fa, ma da un’immagine psichica, emersa nella mia coscienza dalle profondità dell’Inconscio collettivo, un archetipo a cui si rifà anche il cantore dell’Odissea. Per comprendere il simbolo di questa immagine primordiale (archetipo), secondo la dottrina junghiana, rinvio al post del mio Blog: “La palla d’oro”.
In spiaggia, ho guardato sulle dune di sabbia e ho visto arrivare il capitano Blanchet (si pronuncia Blanchet “Bl-anche-t”, non Blanscé), presto al suo fianco apparirà Iris Palmer. È questo il patronimico della ragazza di origine gallese, come il suo interloquire, “Signore”, lascia intravedere. In lingua inglese, “Sir” viene usato come un formale e rispettoso modo di parlare a un uomo, specialmente una persona con cui si collabora in posizione subalterna. Quella di Blanchet e Iris è una nuova storia, che in retrospettiva servirà a illuminare tutte le zone lasciate in ombra nel racconto precedente, e ripresa a distanza di circa tre anni, rileverà quello che nel frattempo è accaduto. Angius è andato in pensione ed è morto, Blanchet ha ereditato l’inchiesta, ormai quasi del tutto conclusa, l’associazione criminale “Le dame di Eloisa” è stata sgominata. Resta solo il particolare del sassolino di regolite cosmica, che viene a costituirsi come il trait d’union tra il vecchio e il nuovo “Manrico”.

Silvio Minieri ha detto...

[N. d. B.]
In verità la storia ha poi preso un’altra piega – ed è questa la distinzione tra il Manrico 1 e il Manrico 2 – non insistendo più sulla vicenda particolare del crimine organizzato, ruotante sul “Manrico”, e quindi lasciando finire in ombra le figure di Blanchet e Iris. E con il loro scomparire, il racconto finirà per concentrarsi sulla vicenda di due altri personaggi, Stefan e Morena, e sul loro destino.

Silvio Minieri ha detto...

CHIARA MEDICI
Aveva i capelli biondi lunghi, le guance rosate, lo sguardo malizioso, il sorriso disinvolto. Al telefono aveva domandato: Stefan? Sì, aveva risposto Stefan. Un rendez-vous? Certo. Punta del Este, 120 chilometri a est di Montevideo, località balneare, la spiaggia “Brava”, le onde alte e mosse dell’Atlantico meridionale. Seduti al tavolino dello chalet, la pedana sulla sabbia, Chiara Medici, inviata del “Corriere del Mezzogiorno”, un leggero vestito estivo, le bretelline che lasciano nude le spalle e le braccia, e di fronte a lei, Stefan, calzoncini grigi e camicia bianca. “Una settimana fa, lei ha incontrato a Montevideo Morena Di Lella, in uno dei condomini sulla Rambla de Pocitos? – Sì. – Un incontro d’amore? – Forse. – Forse sì o forse no? – Forse sì. – Eravate venuti insieme? – No, non sapevo che fosse in Uruguay. – Le ha telefonato? – No, Ariane mi ha condotto da lei. – Un’amica di Morena? – Forse soltanto una conoscente. – Un incontro non programmato? – Certo. – Presagito?” Stefan tacque, la sorpresa di un aggettivo, un participio passato. Chiara Medici sorrideva, una malizia femminile in quel sorriso: “Teseo segue il filo di Arianna. – Seduzione femminile, un condurre a sé l’uomo. – Perché è venuto in Uruguay, a Montevideo, signor Stefan? Per incontrare te, combinatore dell’incontro il destino, ogni incontro tra un uomo e una donna, anche se negato, è un incontro d’amore. La giornalista gli leggeva il pensiero negli occhi. – Aveva ragione, signora Medici, forse avevo presagito. – Due giorni fa, Morena ed Ariane sono state trovate morte in una masseria vicino alla Hacienda “José Joaquín de Viana”. Lei è l’ultimo ad averle viste vive, ed è stato interrogato dalla polizia. – È stata l’ultima volta che io le ho viste vive. – Quando? – Due ore prima della morte, forse tre. – Le ha uccise lei? – No.”
Si erano alzati in piedi, Stefan pagò il conto, lei disse che quella spesa rientrava nel suo rimborso spese, ma lasciò fare all’uomo. “In una diversa occasione, l’avrei invitata a cena” disse Stefan. “Io sarei venuta” rispose lei. Si guardavano in silenzio. “Stasera sono in Avenida Gorlero,” disse Chiara Medici. La strada dello shopping, vetrine scintillanti, negozi di vestiti, borse e scarpe femminili di lusso, gioielli. Morena era morta, Chiara Medici era viva, stava lì di fronte a lui. Ed ora faceva cenno a un giovane, con una macchina fotografica, che avanzava verso di loro. Si strinsero la mano, mentre si congedavano. Stefan guardò verso le onde burrascose del mare. Il fotografo scattò alcune istantanee, uno scoop. I due si allontanarono.

Silvio Minieri ha detto...

MIRA
Sull’aereo che lo riportava in Italia, Stefan aprì il tablet e lesse il titolo in prima pagina del “Corriere del Mezzogiorno”: “La morte di Morena Di Lella.” La cronista raccontava del conflitto a fuoco tra i guerriglieri e la polizia nella masseria della campagna vicino a Punta del Este, dipartimento Maldonado, Uruguay. All’interno del casolare erano stati ritrovati i corpi delle due donne italiane, i guerriglieri presenti erano riusciti a fuggire. Forse le donne erano cadute in una trappola, il testimone italiano, l’ultimo che le aveva viste vive, era risultato estraneo all’inchiesta. C’erano le tre foto di Morena, Ariane e Stefan. Non si escludeva l’infiltrazione della criminalità organizzata. Il comune di Camporota nel Cilento aveva dichiarato il lutto cittadino. La Procura della Repubblica di Roma aveva aperto un’inchiesta. Le salme sarebbero state rimpatriate in Italia, dopo gli esami autoptici nell’obitorio locale.
Stefan chiuse il tablet, sentì l’eco della risacca delle onde del mar della Plata. La sera, dopo l’intervista, era andato in Avenida Gorlero, ma non aveva visto Chiara Medici, un incontro mancato. Forse l’avrebbe ritrovata in Italia, o altrove, un volto televisivo, quindi virtuale e familiare. Riaprì il tablet ritornando sulla pagina delle News internazionali dei giorni precedenti e fermò la sua attenzione su un titolo di una testata giornalistica: “SPAZIO – Rientro della sonda spaziale Osiris Rex della Nasa dall'asteroide Bennu. – 23 settembre 2023.”
“Arrivano a terra i campioni dell'asteroide Bennu che rientrano con la sonda Osiris Rex. I preziosissimi campioni sono stati raccolti quasi tre anni fa dalla missione della Nasa, partita nel 2016, ed oggi l'ente spaziale statunitense ha attivato una diretta per mostrare l'atterraggio previsto nel deserto occidentale dello Utah, negli Usa. A bordo della sonda ci sono 8,8 once - circa 250 grammi - di preziosissima roccia dell'asteroide Bennu, 'sassi' spaziali pronti a raccontare i misteri della vita sulla Terra e dell'origine del nostro sistema solare.”
Sbarcato a Fiumicino, rientrò a casa nel primo pomeriggio, si stese sul letto e si addormentò. Quando si svegliò, era buio, si alzò ed uscì. Mosse alcuni passi nel prato sotto l’abitazione, illuminato dai lampioni della strada e dalla luce lunare. Alzò in alto lo sguardo, c’era una luna piena splendente, ma da lassù non sarebbe stato visibile il pianeta azzurro, in ombra. Si era avvicinato un cane bianco ad annusargli le gambe, “Mira”, chiamò una voce femminile. Si voltò e vide avanzare una figura di donna di cui non si distingueva il volto. Doveva essere un’abitante delle case vicine, forse la conosceva di vista, si salutarono. Stefan si abbassò ad accarezzare la testa di Mira, la donna aveva alzato la testa e aveva guardato la luna. Ebbe l’impressione che avesse imitato il suo gesto. Si scambiarono alcune parole sulla (ma anche alla) luce della luna e il mite clima di quella sera di ottobre, poi la donna di cui si distinguevano solo i capelli biondi, seguita da Mira, andò verso la sua autovettura parcheggiata a bordo strada. Stefan l’accompagnò per un tratto, infine si congedarono.
Brillante nella notte per il dono della sua luce
si aggira intorno alla Terra
rivolgendo sempre il suo sguardo fisso
verso i raggi di Helio.
Popper dichiara che questi sono i versi più belli del poema, in cui Parmenide descrive l’amore di Selene per il raggiante Helio: “Fin dal giorno in cui lessi per la prima volta questi versi oltre settant’anni fa, non ho mai più guardato a Selene, senza osservare come il suo sguardo si rivolga sempre verso i raggi di Helio, sebbene egli sia spesso sotto l’orizzonte. Da allora ho sempre ricordato Parmenide con gratitudine.”