venerdì 12 aprile 2024

Studi danteschi

 

          

           Amor che nella mente



4 commenti:

Silvio Minieri ha detto...

AMOR CHE NELLA MENTE MI RAGIONA
Traduzione in lingua italiana moderna e commento del Capitolo dodicesimo del Trattato terzo del “Convivio” di Dante Alighieri.

TESTO
Nel primo capitolo di questo trattato si è compiutamente ragionata la cagione che mosse me a questa canzone, che non è più mestiere di ragionare; ché assai leggermente a quest’esposizione ch’è detta ella si può riducere. E però secondo le divisioni fatte la letterale sentenza trascorrerò, per questa volgendo lo senso della lettera là dove sarà mestiere.
Dico: Amor che nella mente mi ragiona. Per Amore intendo lo studio lo quale io mettea per acquistare l’amore di questa donna ove si vuole sapere che studio si può qui doppiamente considerare. E’ uno studio, lo quale mena l’uomo a l’abito de l’arte e de la scienza; e un altro studio, lo quale ne l’abito acquistato adopera, usando quello. E questo primo è quello ch’io qui chiamo Amore, lo quale ne la mia mente informava continue, nuove e altissime considerazioni di questa donna che di sopra è dimostrata: sì come suole fare lo studio che si mette in acquistare un’amistade, che di quella amistade grandi cose prima considera, desiderando quella. Questo è quello studio e quella affezione, che suole procedere ne li uomini la generazione de l’amistade, quando già da l’una parte è nato amore, e desiderasi e procurasi che sia da l’altra; ché, sì come sopra si dice, Filosofia è quando l’anima e la sapienza sono fatte amiche, sì che l’una sia tutta amata da l’altra, per lo modo che detto è di sopra. Né è più mestiere di ragionare per la presente esposizione questo primo verso, che proemio fu ne la letterale esposizione ragionato, però che per la sua prima ragione assai di leggiero a questa seconda si può volgere lo ‘ntendimento.

Silvio Minieri ha detto...

Onde al secondo verso, lo quale è cominciatore del trattato, è da procedere, là ove io dico: Non vede il sol, che tutto ‘l mondo gira. Qui è da sapere che sì come, trattando di sensibile cosa per cosa insensibile, si tratta sconvenevolmente, così di cosa intelligibile per cosa inintelligibile trattare si conviene. E però, sì come nella letterale si parlava cominciando dal sole corporale e sensibile, così ora è da ragionare, per lo sole spirituale e intelligibile, che è Iddio. Nullo sensibile in tutto lo mondo è più degno di farsi essemplo di Dio che ‘l sole. Lo quale di sensibile luce sé prima e poi tutte le corpora celestiali e le elementari allumina: così Dio prima sé con luce intellettuale allumina, e poi le celestiali e l’altre intelligibili. Lo sole tutte le cose col suo calore vivifica, e se alcuna ne corrompe, non è de la ‘ntenzione, ma è accidentale effetto: così Iddio tutte le cose vivifica in boutade, e se alcuna n’è rea non è de la divina intenzione, ma conviene pur qualche accidente essere ne lo processo de lo inteso effetto. Che se Iddio fece li angeli buoni e li rei, non fece l’uno e l’altro per intenzione, ma solamente li buoni. Seguitò poi fuori d’intenzione la malizia de’ rei , ma non sì fuori d’intenzione, che Dio non sapesse dinanzi in sé predire la loro malizia; ma tanta fu l’affezione a producete la creatura spirituale, che la prescienza d’alquanti che a malo fine doveano venire non dovea né potea Iddio da quella produzione rimuovere. Ché non sarebbe da laudare la Natura se, sappiendo prima che li fiori d’un’arbore in certa parte perdere si dovessero, non producesse in quella fiori, e per li vani abbandonasse la produzione de li fruttiferi. Dico adunque che Iddio, che tutto intende (ché suo “girare” è suo “intendere”), non vede tanto gentil cosa quanto elli vede quando mira là dove è questa Filosofia. Ché avvenga che Dio, esso medesimo mirando, veggia insiemamente tutto, in quanto la distinzione delle cose è in lui per modo che lo effetto è nella cagione, vede quelle distinte. Vede adunque questa nobilissima di tutte assolutamente, in quanto perfettissimamente in sé la vede e in sua essenza. Ché se a memoria si reduce ciò che detto è di sopra, filosofia è un amoroso uso di sapienza, lo quale massimamente è in Dio, però che in lui è somma sapienza e sommo amore e sommo atto; che non può essere altrove, se non in quanto da esso procede. E’ adunque la divina filosofia de la divina essenza, però che in esso non può essere cosa a la sua essenza aggiunta; ed è nobilissima, però che nobilissima è la essenza divina; ed è in lui per modo perfetto e vero, quasi per etterno matrimonio. Ne le altre intelligenze è per modo minore, quasi come druda della quale nullo amadore prende compiuta gioia, ma nel suo aspetto contentan la loro vaghezza. Per che dire si può che Dio non vede, cioè non intende, cosa alcuna tanto gentile quanto questa: dico cosa alcuna, in quanto l’altre cose vede e distingue, come detto è, veggendosi essere cagione di tutto. Oh nobilissimo ed eccellentissimo cuore, che ne la sposa de lo Imperatore del cielo s’intende, e non solamente sposa, ma suora e figlia direttissima!”

Silvio Minieri ha detto...

TRADUZIONE
Nel primo capitolo di questo trattato si è discusso in maniera esauriente della ragione che mi aveva spinto a comporre questa poesia e di cui non è più necessario discutere, perché facilmente essa si può far rientrare nella esposizione compiuta. Pertanto interpreterò il verso in maniera letterale, in accordo alla composizione di cui fa parte e soltanto allargandone il senso là dove bisognerà farlo.
Dico: Amor che nella mente mi ragiona. Per Amore intendo la passione da me espressa per ottenere l’amore di questa donna, tenendo conto che una tale passione presenta un duplice aspetto. È una passione che da una parte conduce l’uomo ad avere confidenza con l’arte e con la scienza, dall’altra una passione, che si esprime nella confidenza acquisita e proprio attraverso essa. Ed è il primo aspetto della passione che io qui chiamo Amore e che nella mia mente dava forma sempre nuova e continua alle alte considerazioni che avevo di questa donna a cui ho sopra accennato: così come accade per l’impegno profuso nel conquistare un’amicizia, di cui avendone desiderio si mettono in rilievo prima di tutto gli aspetti migliori. È questo l’impegno e la passione, che negli uomini di solito precede la nascita di un’amicizia, quando da una parte è già sbocciato l’amore e si vuole e si fa in modo che fiorisca anche dall’altra; perché, come sopra si è detto, si ha filosofia, quando l’anima e la sapienza sono divenute amiche, in maniera tale che l’una sia interamente amata dall’altra, nel modo di cui si è già detto. E non vi è più necessità di commentare nella presente esposizione questo primo verso, in quanto ne è già stata data spiegazione letterale e pertanto senza problemi si può passare da quella prima a questa seconda interpretazione.

Silvio Minieri ha detto...

Ed ora passiamo al secondo verso della composizione posta all’inizio del trattato, in cui dico: Non vede il sol, che tutto il mondo gira. Qui si deve riconoscere che come è possibile parlare in concreto di una realtà astratta, così è anche lecito parlare in astratto di una realtà concreta. E pertanto come nella enunciazione letterale del verso si parlava del sole inteso come un corpo materiale, così ora nel commento si può parlare di sole come ente spirituale ed intelligibile, cioè Dio. Nessun corpo sensibile più del sole in tutto l’universo è più degno di essere paragonato a Dio. Questi illumina di luce materiale prima sé e poi tutti i corpi celesti e gli elementi naturali: così Dio prima illumina sé di luce intellettuale e poi tutte le creature angeliche e le altre dotate d’intelletto. Il sole dà vita a tutte le cose dell’universo e se qualcuna ne disfa non è per una causa intenzionale, ma per un effetto accidentale: così Dio dà vita a tutte le cose buone e se ve n’è qualcuna malvagia non è certo per divina intenzione, ma si deve dire per un qualche accidente nel processo da causa ad effetto. Perché se Dio creò gli angeli buoni e cattivi, non creò gli uni e gli altri con questa intenzione, ma soltanto i buoni. Si manifestò in seguito, fuori dell’intenzione divina, la malvagità degli angeli cattivi, non però così fuori della sua intenzione tanto che Egli non sapesse rappresentarsene la malignità. Ma fu tale il desiderio di creare spiriti celesti che la previsione di una schiera di essi destinata a finire in malo modo non distolse Dio dalla creazione. Ed invero non sarebbe da apprezzare la Natura se, già sapendo in anticipo che i fiori di un albero in una certa parte si dovessero perdere, in quella parte non producesse fiori ed a causa di quelli che vanno perduti non producesse i fiori che si trasformano in frutti. Dico dunque che Dio, che tutto intende (ed in verità il suo “girare” è il suo “intendere”) non vede cosa migliore di quella che vede quando rivolge lo sguardo là dove è la Filosofia. E poi accade che Dio, guardando sé stesso, vede l’insieme del tutto e poiché la distinzione delle cose in lui è alla stessa stregua dell’effetto con la causa Egli le vede distinte. Vede dunque questa [scienza] che è la più nobile fra tutte le cose, in quanto la vede nella sua massima perfezione e nella sua essenza. E se si riassume tutto quello che si è detto finora [si vedrà che] la filosofia è un amoroso uso della sapienza, che si trova in sommo grado in Dio, dato che in lui è il massimo della sapienza, dell’amore e della vita; e non può esservene altrove, se non in quanto proveniente da lui. E dunque la filosofia divina fa parte della divina essenza, perché nulla vi è che si possa aggiungere alla sua essenza; ed è nobilissima, perché nobilissima è l’essenza divina; ed è in lui in maniera perfetta e vera, quasi come per un eterno matrimonio. Negli altri spiriti si trova in minor grado, quasi come l’amante da cui nessun innamorato ottiene completa soddisfazione, ma della cui immagine si accontenta di avere visione. Pertanto si può dire che Dio non vede, cioè non intende, una cosa migliore di questa [la Filosofia]: dico una cosa determinata, in quanto le altre cose vede e distingue, come si è detto, perché si vede come causa del tutto. Oh nobilissimo ed eccellentissimo cuore, che appartieni come sposa all’Imperatore del cielo e non soltanto come sposa, ma anche come sorella e figlia direttissima!